8.5.14

Rossana Rossanda. 90 anni dalla parte del torto (Piergiorgio Paterlini)

Dal blog di Piergiorgio Paterlini ("Le Nuvole") nel sito de "L'Espresso" recupero questa lettera di auguri, breve, semplice e bella, alla nostra cara Rossana Rossanda. (S.L.L.)

Oggi Rossana Rossanda compie 90 anni.
Scusate se preferisco farle gli auguri invece di commentare Renzi o Grillo.
Conoscendola un poco, sono sicuro che lei sentirà di aver fallito tutti i propri obiettivi, di non aver visto realizzato nessuno dei propri sogni e forse nessuna delle proprie analisi e previsioni politiche, di essere una persona sconfitta, e di sentire tutto questo più di altri suoi compagni e compagne di strada (fra quelli che meglio conosco penso a Luciana Castellina, ad esempio, che fa un bilancio certamente diverso). Per lei, aver vissuto sempre “dalla parte del torto”, come recitava lo slogan del suo ex-giornale, il manifesto, non era solo il giusto orgoglio di una minoranza che non si è mai lasciata omologare, era anche un torto vero, in qualche modo un errore, una partita persa in modo almeno parzialmente colpevole. Rossana aveva e ha certamente molti difetti, ma non il gusto masochistico del perpetuo minoritarismo di “testimonianza”. (Inutile dire che ancor meno avrebbe inseguito un sondaggio pur di vincere).
Non voglio consolare nessuno. Di certo non potrei consolare lei – sempre ne sentisse il bisogno – neanche in mille anni. Ma posso testimoniare, per me stesso e per molti altri, che – pur sconfitta oggettivamente dalla storia – Rossana Rossanda ha cambiato il nostro Paese e molti destini più di quanto possa immaginare. E bisogna che lei lo sappia, che qualcuno glielo dica, pubblicamente, che la storia di questo disgraziato Paese sarebbe stata assai peggiore, anche se sembra impossibile, senza donne come lei, donne come Rossana, e come Luciana, e come Lidia Menapace, e uomini come Luigi Pintor, Lucio Magri, Valentino Parlato… (non voglio fare l’appello, la lista non è esaustiva, anzi non vuole proprio essere una lista).
Per me, sia chiaro, non si tratta di nostalgia. Non mi passa mai nemmeno per l’anticamera del cervello che fosse meglio “prima”. Prima quando? Meglio cosa? Non ragiono così. Non sento così. Mi attraversa invece il cervello l’idea che basti una donna come Rossana Rossanda per capire quanto adatte solo per gli allocchi siano le categorie “giovani” e “vecchi” per designare buono e cattivo, e giusto o sbagliato, persino nuovo e vecchio.
Auguri, Rossana.
Ma non cento di questi giorni, o cento di questi anni. Giorni e anni così non li augurerei al peggior nemico. Figuriamoci a te.

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