13.7.14

Democrazia americana (Concetto Marchesi)

L'articolo di Concetto Marchesi qui ripreso è degli anni Cinquanta del 900, quando negli USA vigeva il cosiddetto “maccartismo” ed era in corso contro i comunisti una sorta di “caccia alle streghe”. Esso trae occasione dai progetti statunitensi di una legislazione premiale verso il “pentitismo politico”, proposti dopo la condanna a morte dei coniugi Rosenberg, i due scienziati accusati di aver trasmesso all'Urss segreti nucleari. A me il testo pare esempio insigne del robusto argomentare e della grande dottrina che caratterizzarono il latinista siciliano. (S.L.L.)
L'emendamento quinto della Costituzione americana stabilisce che nessuno può essere obbligato «a testimoniare contro se stesso». L'adesione al Partito comunista in America è considerata un delitto, dei più gravi, da reprimere ad ogni costo; e questa furia repressiva raggiunge quanti siano considerati favoreggiatori o complici. A tal fine epurativo e punitivo sono istituite Commissioni del Congresso incaricate di indagare con procedure arbitrarie su quanti si presumano pericolosi allo Stato.
Alla garanzia costituzionale del quinto emendamento sono ricorsi non solo molti comunisti, ma anche uomini di sinistra, liberali e indipendenti, risoluti a non prestarsi al gioco insidioso di qualche avversario, a respingere come abusivo in un paese democratico ogni interrogatorio di carattere politico e principalmente a non essere costretti alla funzione di delatori. Giacché, una volta confessata l'appartenenza a un partito, non è più lecito rifiutarsi di indicare i compagni senza finire in prigione per oltraggio alla Commissione.
Malgrado la garanzia costituzionale numerosi funzionari dell'amministrazione pubblica che si sono rifiutati di rispondere alle domande della Commissione sono stati eliminati; e il quindici ottobre scorso il presidente Eisenhower firmava un decreto di destituzione contro un funzionario responsabile dello stesso rifiuto. Ormai, dunque, la violazione del privilegio costituzionale ha il sostegno di un decreto presidenziale. Ma l'emendamento quinto è ancora vigente e si procede a invalidarlo per legge. Nel luglio scorso il Senato approvò la proposta di legge del senatore Mac Carran la quale assicurava l'impunità a coloro che, rinunciando al privilegio costituzionale del quinto emendamento, denunciassero se stessi e conseguentemente i loro complici. Così si stabilisce il premio alla delazione, osserva il borghesissimo giornale “Le Monde” (sabato 17 ottobre). Cosi, aggiungiamo noi, si provvede a costituire una banda governativa di denunciatori professionali. A spiegare lo spirito del suo progetto il senatore Mac Carran dichiarava ai colleghi: «Ciò che importa è svelare la cospirazione; la punizione dei cospiratori, individualmente, è cosa secondaria». In questi giorni al Congresso si discute una proposta di legge che tende anch'essa a modificare il quinto emendamento: con la differenza che, pure lasciando intatto lo spirito della legge, si vorrebbe da qualcuno cambiare la procedura e conferire al ministro della Giustizia e non a una Commissione del Congresso il diritto di accordare l'immunità a un colpevole disposto a rivelazioni.
Scrive Le Monde: «Quali che siano le modalità definitive, il progetto tende a fare di ogni cittadino un denunciatore ». Parole di liberali scontenti e contrariati: ma soltanto parole; che nulla essi farebbero per scuotere la servitù americana dell'Europa capitalistica.
Anche nell'antica Roma repubblicana, durante lo stato di guerra proclamato al tempo dei moti catilinari, a chi avesse fatto rivelazioni sulla pretesa congiura di Catilina, un decreto del Senato assegnava in premio, se schiavo, la libertà e centomila sesterzi, se libero, la impunità e duecentomila sesterzi. E Salllustio, lo storico di quel memorando episodio, attribuiva alla decadenza morale della società romana il fatto che, malgrado il decreto senatorio, nessuno abbia tradito. Il che potrebbe significare che la congiura non esisteva o che i catilinari — descritti quali volgari malfattori — erano gente di onore. Nessuno allora si era presentato a ricevere il premio: nessuno. Spesso il peggiore individuo è migliore dei governi che si dicono civili; e ormai per lunga esperienza abbiamo visto che nessun delitto personale può superare la sorridente e spietata scelleratezza di una classe dominante ammantata di democrazia e di religiosa pietà. Tuttavia l'antico Senato romano non può essere messo a livello del Senato e del Congresso americano. In America non è dichiarato ancora lo stato di guerra e nessuno dei senatori romani avrebbe mai pensato di fare di quel decreto una legge della repubblica.

Riflettano bene i signori democratici italiani, ammiratori e servitori della democrazia americana. Quel che accade oggi in America è cosa senza precedenti, e ci parrebbe incredibile se quel Paese non ci avesse liberato da ogni stupore. Fino all'ultimo istante all'orecchio dei Rosenberg risuonò la voce infame « denunciate e sarete salvi »; e quelli si lasciarono uccidere. Qui si tratta di altra cosa: si tratta di organizzare per legge il tradimento e la calunnia. «Se questo progetto di legge è approvato — dice “Le Monde” — saranno abbandonati i principi fondamentali della democrazia americana». Ma è mai esistita una vera democrazia americana? O non è stata soltanto una abbagliante convivenza di avventurieri, di fanatici e di violenti?

L'Unità, 17 novembre 1953

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