6.7.14

Gramsci e la crisi di regime – 1. Il problema della libertà

A partire da oggi posterò nelle settimane a venire, sotto il titolo Gramsci e la crisi di regime, brani e riflessioni del grande comunista novecentesco, utili non solo a mostrare alcune costanti del suo pensiero in tempi e contesti diversi, ma a fornire spunti e strumenti a chi voglia leggere la crisi in atto oggi. L'occasione del testo che segue, da “L'Ordine Nuovo”, è rappresentata dal sequestro-silenziamento del deputato comunista Misiano, operato a Montecitorio dai deputati fascisti (ancora pochi ma assai aggressivi) e avallato dalle autorità parlamentari. (S.L.L.)
Esiste un problema della libertà in Italia ed è, questo problema della libertà, il più importante di quanti si presentino all'attenzione e alla riflessione dei cittadini studiosi del bene del loro paese. Dappertutto, quando un regime politico che è servito a mantenere in equilibrio, per un certo tempo e in un certo modo, le forze esistenti in una società, tende a sfasciarsi, il problema della libertà diventa il problema centrale della vita politica. Distrutto l'equilibrio, ogni gruppo tende, per conto suo, a governare sopprimendo la libertà altrui. Le forme e le formole con le quali nei periodi di tranquillità si garantisce ad ogni cittadino l'esercizio delle facoltà concesse dalla legge si rivelano allora per una cosa vuota e priva di senso.
Oggi è la volta delle garanzie costituzionali, per l'esercizio del mandato parlamentare, ma ieri è stata la volta di tutte le altre garanzie della persona e dell'attività dei cittadini, e confessiamo che l'atto compiuto nei corridoi di Montecitorio il giorno della sua apertura non ci appare eccessivamente grave se non perché lo mettiamo nel quadro di tutti gli altri atti coi quali, praticamente, la costituzionalità è stata ormai tutta distrutta.
Vi è qualcuno che possa ancora sostenere che il regime nel quale si vive oggi in Italia sia un regime costituzionale? È scomparsa, è stata distrutta, la base prima del regime costituzionale, l'anima di esso. È scomparsa, è stata distrutta la fiducia dei cittadini nella legge, nella esistenza di una norma eguale per tutti, valida per tutti, fatta rispettare di fronte a tutti. In queste condizioni, quale valore possono conservare le forme parlamentari? le discussioni, i tornei di parole e di proposte, gli aggruppamenti, le battaglie e i voti?
Ogni regime di governo è valido in quanto esiste, è diffuso ed è rispettato un costume sociale conforme con esso, che ne costituisce quasi la premessa e l'origine prima. Il signore di Montesquieu, il quale per primo enunciò questa semplice verità dandole il valore di una scoperta, aggiungeva, come esempio, che i regni erano condannati a cadere quando si spegneva il sentimento dell'onore, fonte del rispetto e della devozione ai re, e che scomparendo la virtù, sono destinate a morire le repubbliche. Possiamo aggiungere che la scomparsa della libertà e della giustizia segnano la fine dei regimi rappresentativi...


da Discorsi funebri, in “L'Ordine Nuovo”, 15 giugno 1921, poi in Socialismo e fascismo, Einaudi, 1972

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