25.8.14

1929. “Uomini che diversamente sentono”. Benedetto Croce e Franco Antonicelli (S.L.L.)

Una foto di Franco Antonicelli negli anni Cinquanta del 900
Così il 24 maggio del 1929 Benedetto Croce, in un suo discorso poco ricordato anche nell'Italia repubblicana, intervenne alla seduta del Regio Senato, che aveva all'Ordine del giorno la ratifica del Concordato con il Vaticano: “Come che sia, accanto o difronte agli uomini che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri pei quali l'ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente più di Parigi, perché è affare di coscienza. Guai alla società, alla storia umana, se uomini che così diversamente sentono, le fossero mancati, o le mancassero!”.
La stampa di regime non pubblicò brani del discorso, ma non tacque la notizia del voto contrario del Croce e pochissimi altri, anzi ne approfittò per scagliare insulti e contumelie contro il filosofo liberale e contro tutta la vecchia classe dirigente liberale, nostalgica del “vieto anticlericalismo”. Non è escluso che la campagna fosse legata alla richiesta di una più decisa fascistizzazione dell'Università e della stampa, attraverso quella che era chiamata “ripulitura degli angolini”, cioè l'allontanamento di figure legate alla tradizione liberale. A Torino, per iniziativa di Franco Antonicelli, fu inviata una lettera di solidarietà a Croce, assai polemica con il regime. A firmarla furono soprattutto giovani antifascisti di sentimenti liberali come lo stesso Antonicelli, Massimo Mila e Ludovico Geymonat, ma anche il professore Umberto Cosmo, cattolico e prestigioso dantista, per molti – incluso Gramsci - un maestro.

Antonicelli, che aveva appena 21 anni, fu arrestato subito, il 31 maggio, e condannato dal Tribunale speciale a un mese di carcere e tre anni di confino, poi condonati. La reazione sproporzionata a un episodio marginale di dissenso, che di certo non poteva avere seguito, si spiega con un attacco diretto a Mussolini presente nella lettera. Il Duce aveva partecipato in prima persona alla campagna contro Croce: con argomenti che ricordano quelli che i renzisti di oggi usano contro l'intellettualità lo aveva accusato di non volere la conciliazione tra gli italiani, di non desiderare il progresso della nazione (oggi si direbbe “gufare”), di opporsi per difendere i privilegi dei vecchi; lo aveva bollato come un “imboscato della storia”. 

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