Non ricordi la turbinante
fiera?
I pagliacci e la giostra
coi lumini?
Tutto fu bello, musica e
lustrini,
solo al ritorno nella
buia sera.
Tu pedalavi vaporosa
avanti,
ed io a volo dietro il
tuo cappello,
come in un delizioso
carosello
mosso da Dio sol per noi
amanti.
Sull'erba della darsena
intrecciammo
le nostre impolverate
biciclette
come in gelosa lotta due
caprette.
Sul loro esempio, muti,
ci avvinghiammo.
E quando entrammo a piedi
dalla porta
tra gli sguardi dei pochi
curiosi
composti e seri come
vecchi sposi,
la città non mi parve
cosi morta.
I baci nella sera
freddolina
riscaldato mi avevano
d'amore,
dandomi dei sussulti
dolci al cuore
come quei colpi, là, di
carabina.
E io ti vedevo in un
barbaglio
per effetto dei tuoi baci
brucianti,
sotto le stelle, strane e
dondolanti,
come le bianche pipe del
bersaglio.
Da Il flauto magico in
Poesia italiana del Novecento (a
cura di Edoardo Sanguineti), Einaudi, 1972
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