Ai primi d'agosto è morto a
sessantanove anni Valter Corelli, milanese di nascita, ma perugino ed
umbro d'elezione, amante appassionato della terra che lo aveva
accolto sul finire degli anni 50, al punto di farne proprio il
dialetto e usarlo con la disinvoltura dei nativi anche
in poesia.
Lo si
ricorda soprattutto come attore, ma fu in verità figura poliedrica,
in molti modi presente nella vita culturale dell'Umbria. Erano
i primi anni settanta, quando, sull’onda delle ventate innovative
che coinvolsero la scuola, nella sperimentazione che si fece alla
scuola media “Fiumi” di Assisi, preside Marcello Fruttini, il
giovane insegnante di matematica Valter Corelli svolse un ruolo di
notevole importanza per garantire il successo di quei nuovi sistemi
didattici. La sua fantasia, l’energia, la convinzione che lo
contraddistinguevano, marcarono fortemente quegli anni. La vicinanza
poi con Giampiero Frondini gli valse un approfondimento, una verifica
delle sue qualità teatrali che volse al servizio dell’insegnamento
con un’efficacia di cui resta memoria, portatore di un entusiasmo
purtroppo cancellato dalla restaurazione.
Ma Valter era uomo di teatro, ne
interpretò tutti i ruoli, visitando tempi e spazi e dando vita a
idee e personaggi che, grazie a lui, sono stati estratti dall’oblio.
Il volto impareggiabile, la voce sonora e versatile, la presenza
scenica erano sontuoso complemento della sua abilità di scrittore
sceneggiatore regista. Indimenticato lo spettacolo e libro, La
veridica e fantasiosa storia del brigante Cinicchia, un
fuorilegge che a fine ottocento che aveva terrorizzato ricchi e
poveri tra Assisi e l’Appennino retrostante. Corelli ne aveva
studiato le vicende e l’aveva reso un evento teatrale e letterario
che si aggiornava ad ogni rappresentazione. Il suo Missione
Annibale fu replicato per 11 anni ogni estate a Tuoro sul
Trasimeno, continuando ad attrarre spettatori. Aveva un tratto
gentile che cozzava con il suo aspetto rude, imponente, e il
contrasto rendeva la sua figura ancor più spendibile artisticamente.
Negli ultimi anni a Corelli aveva
dedicato tempo e fantasia ai “social network” e da questa
esperienza aveva tratto un libretto prezioso Chi è di sceMa?,
pubblicato da Era
Nuova all'inizio di quest'anno, raccolta di aforismi, poesiole,
dialoghetti, alla maniera di Achille Campanile, spesso geniali, con
surreali risonanze, ma solidamente impiantati nella materialità e
corporalità dell'esistenza. Aveva inventato il “minimonologo per
attori in cerca di ribalta”, una forma felicissima, basata sulla
posposizione del titolo, che ha continuato a utilizzare su fb anche
dopo l'uscita del libro. Ne offriamo un piccolo saggio nel riquadro.
Valter
era anche un compagno: atipico, non allineato, ma generoso, compagno
di cuore e di testa. Ce lo ricordiamo nelle lotte del lavoro e in
quelle per la pace, nelle battaglie civili, contro la mafia o per i
diritti di gay e lesbiche, presente e creativo, sempre disponibile a
un contributo di ideazione e di presenza. C'è traccia nel diario
dell'ultimo anno di una grande amarezza politica, il dubbio che stia
trionfando un ceto politico famelico e cinico in cui una finta destra
e una finta sinistra si spartiscono tutto quel che riescono ad
arraffare. Ma questo non gli impedisce di ritrovare entusiasmo e
combattività per sé e per gli altri tutte le volte che vede aprirsi
uno spiraglio, come per la presentazione alle europee della lista per
Tsipras. C'è una sua poesia alla notte, bella, a ricordarci la sua
irriducibilità: “E l canto va a volà sopra i palazzi. /
Tu fredda par che vòl èsse più nera. / Ce l so che nne l sopporti,
che te ncazzi, / ma canto: “Ha da venì la primavera!”.
“micropolis”,
settembre 2014
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