7.10.14

Per un moderno laicismo: la lezione di Gramsci (Eros Barone)

Antonio Gramsci a Cagliari commemora Giordano Bruno
Uno dei motivi di grande attualità del pensiero gramsciano va individuato nella battaglia condotta dal grande pensatore sardo per un moderno laicismo. Nei Quaderni del carcere (edizione a cura di Valentino Gerratana, pp. 1867-1872) Gramsci scrive: «I Concordati intaccano in modo essenziale il carattere di autonomia della sovranità dello Stato moderno… cosa significa praticamente la situazione creata in uno Stato dalle stipulazioni concordatarie? Significa il riconoscimento pubblico a una casta di cittadini dello stesso Stato di determinati privilegi politici. La forma non è più quella medioevale, ma la sostanza è la stessa… Occorre tenere conto che una delle forze dei cattolici consiste in ciò che essi si infischiano delle “confutazioni perentorie” dei loro avversari non cattolici: la tesi confutata essi la riprendono imperturbati e come se nulla fosse. Il “disinteresse” intellettuale, la lealtà e onestà scientifica essi non le capiscono o le capiscono come debolezza e dabbenaggine degli altri. Essi contano sulla potenza della loro organizzazione mondiale che si impone come fosse una prova di verità, e sul fatto che la grande maggioranza della popolazione non è ancora “moderna”, è ancora tolemaica come concezione del mondo e della scienza».
Benché fosse un critico impietoso della tradizione liberale, Gramsci aveva perfettamente compreso il carattere illiberale di qualunque Concordato con qualunque Chiesa e, a maggior ragione, quando questa Chiesa ritiene di rappresentare la maggioranza del popolo italiano. Naturalmente, Gramsci scriveva queste considerazioni a caldo, dopo la firma dei Patti Lateranensi conclusi dal Papato e dall’Italia fascista (1929), e definiva l’elemento intrinsecamente autoritario (e non solo il carattere storicamente contingente) di un Concordato. Sempre nel passo citato, laddove lamenta che «la grande maggioranza della popolazione non è ancora “moderna”», ma «è ancora tolemaica come concezione del mondo e della scienza», Gramsci dimostra di aver capito che la modernizzazione passa (e non può non passare) attraverso la scienza. Così, è sufficiente sostituire a “tolemaico” il termine “predarwiniano” e a “moderno” il termine “darwiniano”, affinché il discorso gramsciano corrisponda fedelmente alle vicende attuali.
D’altra parte, se è vero che una certa laicizzazione è prevalsa nella ricerca in fisica, in astronomia o in cosmologia, è altrettanto vero che appena si parla di biologia e di conseguenze biotecnologiche delle conquiste che da Darwin in poi ha compiuto questa scienza, che è ormai da considerare come la scienza trainante nell’àmbito del sapere, ci si rende conto che la maggioranza del nostro paese e molti politici, che la rappresentano, sono ancora predarwiniani (e sorvoliamo sui grotteschi tentativi di escludere dall’insegnamento scolastico l’evoluzionismo darwiniano sostituendolo con le favole creazionistiche).
Vale, dunque, la pena di riproporre queste considerazioni di Gramsci non solo per la concretezza che contraddistingueva questo grande ingegno, ma anche perché il pensatore sardo non pensava minimamente a rispolverare il vecchio anticlericalismo che aveva a lungo imperversato, insieme con un certo positivismo italico, prima dei Patti Lateranensi. Un anticlericalismo di stampo podrecchiano che aveva avuto fra i suoi seguaci lo stesso Mussolini, noto per la dimostrazione pratica della non esistenza di Dio, che egli forniva durante i suoi comizi togliendosi l’orologio e dicendo: “Se Dio esiste, entro cinque minuti mi deve fulminare”; naturalmente, i cinque minuti passavano e Mussolini, illeso e vittorioso, poteva concludere: “Dio non esiste”.
Gramsci ci insegna, invece, che un “moderno laicismo” si incardina su due assi: una netta separazione fra Chiesa e Stato (da cui consegue il rifiuto di qualsiasi politica concordataria) e una riforma intellettuale e morale della società che, negando ogni trascendenza, applichi (come si legge a pagina 1378 dei «Quaderni») il principio secondo cui la filosofia e la scienza costituiscono «la critica e il superamento della religione e del senso comune e in tal senso coincidono con il “buon senso”», ossia con una visione del mondo critica e concreta, perciò non più tolemaica ma copernicana e, dunque, autenticamente moderna.


dal sito “sotto le bandiere del marxismo”, 23 febbraio 2009

2 commenti:

  1. Il personaggio nella foto non è Antonio Gramsci ma Guido Podrecca.

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  2. Ringrazio l'Utente Gramsciano per l'attenzione e la segnalazione. La foto, con la didascalia, è tratta da una pubblicazione di "Rinascita" e de "l'Unità" per il 50° della morte di Gramsci, di cui posseggo una copia nella mia biblioteca di Sicilia. Mi è parsa somigliante l'immagine dell'oratore e credibile la didascalia; non ho avuto perciò motivo di dubitare, anche perché non ricordo fotografie di Podrecca. Farò un accurato e controllo e sostituirò subito, se sarà il caso, l'immagine. Se - al contrario - mi convincerò che si sbaglia Utente Gramsciano, indicherò con precisione la fonte dell'immagine e della didascalia non appena possibile.

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