Mi è venuta una specie di
illuminazione sull'infanzia, sui tempi della mia scuola elementare,
su una stravagante associazione, su un piccolo dubbio che mi
tormentò. Allora si usava, per rendere più chiaro il senso ai bimbi
che quando sentivano il verbo "fornicare" pensavano alle formiche,
compitare il sesto comandamento anche così: "Non commettere atti
impuri"..
Le bambine e i bambini capivano
agevolmente, visto che l'educazione cattolica proiettava sulla
sessualità, fin dalle sue prime incerte e vaghissime manifestazioni,
un senso di infezione, di sporcizia. S'apprendeva subito, nei cortili
dei primi giochi, cosa volesse dire più o meno "ficcari",
il termine che in dialetto indicava il coito, ma il galateo faceva
preferire l'eufemismo "fari cosi luordi" (fare cose
sporche). Così accadeva che i compagni di scuola poveri (i più),
costretti dall'esiguità degli spazi domestici a dormire nella stessa
stanza dei genitori, confidassero di aver sentito (o addirittura
intravisto) papà e mamma che facevano "cosi luordi". Il
prete, insomma, riusciva a rendere sudicio e impuro nella nostra immaginazione
di bambini perfino l'amore coniugale.
Quando capivano di entrare nella sfera
del "proibito" bambine e bambini non osavano percjò fare domande:
ai loro dubbi rispondevano ricorrendo alle fantasiose escogitazioni
dell'immaginazione, alle proprie o a quelle dell'amico o amica del
cuore che pareva saperne di più, ma sistematicamente inventava.
Fu così che per qualche tempo covai irrisolto il dubbio che la "S impura", quella seguita da consonante di cui il maestro ragionava a proposito dell'articolo "lo", avesse qualche arcano rapporto con gli atti impuri, con "li cosi luordi". A me venivano in mente la coda e l'arnese del maiale, curvilinei come la lettera S: il fatto che si considerasse il porco specializzato in "atti impuri" giustificava l'ipotesi di un legame. Ma non riuscivo a individuare quale fosse. Un'altra ipotesi era collegata ai vocaboli del sesso: "lu sticchiu" (nome dialettale dell'organo femminile) e "lu spacchiu" detto anche "spacchimi" (nomi dialettali del liquido seminale). Erano state quelle parolacce e le cosacce che indicavano ad impestare la S, a rubarle la purezza. Così mi accadde di pensare, seppure per poco tempo.
Fu così che per qualche tempo covai irrisolto il dubbio che la "S impura", quella seguita da consonante di cui il maestro ragionava a proposito dell'articolo "lo", avesse qualche arcano rapporto con gli atti impuri, con "li cosi luordi". A me venivano in mente la coda e l'arnese del maiale, curvilinei come la lettera S: il fatto che si considerasse il porco specializzato in "atti impuri" giustificava l'ipotesi di un legame. Ma non riuscivo a individuare quale fosse. Un'altra ipotesi era collegata ai vocaboli del sesso: "lu sticchiu" (nome dialettale dell'organo femminile) e "lu spacchiu" detto anche "spacchimi" (nomi dialettali del liquido seminale). Erano state quelle parolacce e le cosacce che indicavano ad impestare la S, a rubarle la purezza. Così mi accadde di pensare, seppure per poco tempo.
fb, 23 novembre 2014
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