Gianni Rodari durante un viaggio nella Russia sovietica |
Quando nel 1974 la
rivista del Centro Studi sulla Letteratura giovanile del Comune di
Genova, "Il Minuzzolo" (oggi si chiama "LG
Argomenti"), dedicò un numero monografico a Gianni Rodari fu
facile accorgersi che il nome dell'autore di Filastrocche in cielo
e in terra, Favole al telefono, Grammatica della
fantasia era noto soprattutto nell'ambito della sinistra (Rodari
era passato dalla direzione del "Pioniere" alla redazione
di "Paese sera") e veniva speso sull'onda di
quell'importante tensione al rinnovamento della scuola italiana che
vide protagonisti, fra gli altri, il Movimento di Cooperazione
educativa, Bruno Ciari, Mario Lodi, l'editore Luciano Manzuoli.
Nel '74 a Rodari non era
stato ancora dedicato uno studio organico e completo e si può dire
che la sua fortuna critica sia cominciata con la prematura scomparsa
(1980): a Rodari sono state intitolate scuole, dedicate mostre e
convegni, volumi di saggi autorevoli; sono stati ristampati testi del
passato e nuove raccolte di filastrocche, storie, saggi al punto che,
mentre per trent'anni di attività (1950-1980) Carlo Bonardi, attento
curatore su "Schedario" di una bibliografìa rodariana,
segnala cinquantasei titoli fra libri, opuscoli, ristampe e nuove
edizioni (ma i volumi qualificanti risultano poco più di una
ventina), negli ultimi cinque anni sono comparsi poco più di dieci
nuovi volumi con il suo nome. Paradossalmente, dunque, Rodari ha
cominciato ad essere autore noto e celebrato proprio in questi anni
ottanta poco propensi ad accettarne totalmente il messaggio, ad
assorbirne la tensione politica e la volontà di rinnovamento; Rodari
corre il serio rischio di diventare autore da antologia, di essere
estromesso dalla storia per finire in quella sorta di limbo che
ospita gli autori per bambini: dai testi scolastici alle poesie
d'occasione imparate a memoria.
In questo contesto le ultime operazioni editoriali di Einaudi condotte sul nome di Rodari suscitano ulteriori perplessità: già le Storie di re Mida (1983) erano uscite senza l'indicazione della provenienza e senza una nota che chiarisse l'origine del tema molto presente in Rodari. Oggi Il secondo libro delle filastrocche (Einaudi,1985) annuncia in quarta di copertina che si tratta di filastrocche "pubblicate su giornali e periodici, e per la prima volta raccolte in volume".
In questo contesto le ultime operazioni editoriali di Einaudi condotte sul nome di Rodari suscitano ulteriori perplessità: già le Storie di re Mida (1983) erano uscite senza l'indicazione della provenienza e senza una nota che chiarisse l'origine del tema molto presente in Rodari. Oggi Il secondo libro delle filastrocche (Einaudi,1985) annuncia in quarta di copertina che si tratta di filastrocche "pubblicate su giornali e periodici, e per la prima volta raccolte in volume".
Marcello Argilli
recentemente su "Paese sera" ha avuto buon gioco nel
trovare ad una prima indagine una quindicina di filastrocche già
uscite in volume: rispettivamente sei e cinque in Filastrocche
lunghe e corte e in Il libro dei perché editi nel 1981 e
nel 1984 dagli Editori Riuniti con belle illustrazioni di Emanuele
Luzzati e doverosa citazione da parte del curatore Argilli delle
fonti di reperimento dei testi ("Il Pioniere", "l'Unità"),
due in Parole per giocare (Biblioteca di Lavoro, n. 101-102,
1979), una in "Schedario" (1981) e una addirittura
nell'edizione einaudiana del 1972 di Filastrocche in cielo e in
terra (si tratta di Le storie nuove a pag. 143
ripubblicata con qualche variante e con il titolo Un tale che
sbagliava le storie alle pp. 61-62 del volume odierno). Insomma
siamo davanti ad un pasticcio editoriale che non fa onore a nessuno
anche se nel complesso la figura di Rodari poeta per bambini esce
viva e articolata.
Vicolo del Pallonetto
("Filastrocca del Pallonetto / vicolo storto vicolo
stretto..."), ad esempio, offre al lettore un saggio della
produzione del primo Rodari ancora decisamente legata ad
un'ispirazione sociale: la parte iniziale del testo citato prima di
essere ripubblicata, come si è detto, in Filastrocche lunghe e
corte era uscita nel volume Il treno delle filastrocche
(illustrazioni di Flora Capponi, Edizioni di Cultura Sociale, 1952)
come elemento della sezione "Il libro delle città"
dedicata ai mali e alle piaghe sociali delle città italiane:
"Signori, per piacere, / lasciatemi vedere / dietro le cartoline
chi ci sta, / cosa dice, cosa fa, / chi ride, chi ha pena, / chi va a
letto senza cena, / chi ha sonno e non ha letto, / chi ha freddo e
non ha tetto. / / Lasciatemi guardare / dietro le lucide facciate /
delle cartoline illustrate".
Autunno, poi, ci
consegna un Rodari attento al quadretto efficace, al gioco delle
immagini liriche: "Il gatto rincorre le foglie / secche sul
marciapiede...". I gatti, naturalmente, non mancano neppure in
questo libro: a loro, sornioni e liberi (si legga Ritratto del
gatto), il poeta è legato dall'ultima immagine del padre
conservata nella memoria fin dall'infanzia: "L'ultima immagine
che conservo di mio padre è quella di un uomo che tenta invano di
scaldarsi la schiena contro il suo forno. È fradicio e trema. E
uscito sotto il temporale per aiutare un gattino rimasto isolato tra
le pozzanghere. Morirà dopo sette giorni, di bronco-polmonite. A
quei tempi non c'era la penicillina" (Grammatica della
fantasia, pp. 68-69). Il gatto Carlomagno, che "suonava il
flauto, sputava le tagliatelle. / Viaggiava moltissimo in punta
di piedi, / tenendosi a distanza dalla vasca da bagno..." serve, poi, per introdurre il lettore in un altro
settore della produzione rodariana, quello dei testi ironici e
grotteschi: non è un caso, infatti, che Storia di un gatto,
poesia abbastanza simile a quella edita da Einaudi, sia uscita nel
'68 su "Il Caffé" di Vicari (è stata ripubblicata tre
anni fa dagli Editori Riuniti nel volume Il cane di Magonza
ottimamente curato da Carmine De Luca) e quindi sia stata destinata
ad un pubblico ben diverso da quello abituale.
D'altra parte la satira
amara che caratterizza certi testi per adulti di Gianni Rodari si
riscontra anche in parte della sua produzione per l'infanzia: da
alcuni brani di Novelle fatte a macchina (Einaudi, 1973)
all'odierna filastrocca Il gatto e il topo in cui un topo di
biblioteca abituato a mangiare topi di carta finisce per incoscienza
e presunzione preda di "un gatto in carne e ossa, / con artigli
lunghi un bel po'..." : — "Eccellenza, c'è un equivoco,
/ uno scambio di persona... / Sono un topo letterato, / la mia carne
non è buona...".
A Il secondo libro
delle filastrocche non mancano neppure esempi di nonsense (Un
geometra sfortunato) e riferimenti ad altri temi tipicamente
rodariani, dai viaggi di Giovannino Perdigiorno (Gli uomini di
paglia) alla necessità di capire il linguaggio "internazionale"
dei bambini vero elemento di sincerità e uguaglianza in un mondo di
violenza e ingiustizia...
Il secondo libro delle
filastrocche potrebbe dunque costituire un'antologia rodariana
abbastanza completa, se la casualità con cui è disposto il
materiale non rendesse difficile l'identificazione dei temi e delle
diverse fasi della produzione di Rodari. Di occasioni mancate (e di
inattesi successi) è piena la storia della letteratura per
l'infanzia, ma in questo caso alla confusa sistemazione del materiale
poetico si aggiunge il maldestro tentativo di legare il nome di
Gianni Rodari ad un'operazione di bassa cucina editoriale e questo
non può lasciare indifferenti coloro che nel "favoloso Gianni"
riconoscono non solo un classico della letteratura per l'infanzia, ma
anche uno degli intellettuali più lucidi di quella generazione
venuta fuori dalle macerie della guerra.
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