Come diceva un imputato:
«Ho corrotto, sì, ma sono disposto a pagare». E la lotta alla
corruzione si impasta spesso con la corruzione della lotta. Il
conflitto è fra i denti e il giudizio. Il giudice segue la legge, ma
spesso si trova costretto ad aggirarsi in zone dove non avrebbe mai
pensato di arrivare. Un progetto per risparmiare sulle carceri,
mettere le inferriate sulle case di abitazione (meglio tutte), è
naufragato perché negava il diritto costituzionale di cambiare
domiciliari. E avrebbe abbassato in modo rilevante il valore degli
immobili. La riforma giudiziaria terrà certamente sconto di tutto
questo, e ci porrà di fronte a un Paese più giovane, più dinamico,
dove la lenta e pesante giustizia pubblica lascerà finalmente il
campo ai regolamenti di conti fra privati. Pagando, s'intende.
www.massimobucchi.com
– nella rubrica sottovuoto in
“Il Venerdì di Repubblica”, 28 giugno 2013
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