15.2.15

Scacchi e lanterne magiche. «Dissonanze» fra Leopardi e Tolstoj (Silvia Veroli)

Da una parte c’è Recanati, provincia di Macerata, natio borgo selvaggio tutto attorno a Casa Leopardi … Dall’altra Jasnaja Poljana, vicino Tula, nella Russia europea, letteralmente «radura serena», casa o di Tolstoj, culla e tomba... sintesi e giustapposizione di vita e opera d’arte.
I luoghi, le case, le città (e i parchi letterari) sono gli eloquenti protagonisti di Tolstoj e Leopardi – Il respiro dell’anima progetto espositivo realizzato in un 2011 non solo centocentocinquantenario dell’Unità di Italia, ma anche anno dedicato alla promozione della cultura e della lingua italiana in Russia, e viceversa.
...Per due mesi manoscritti, matite, diari e foto di Lev Nikolaevic Tolstoj sono stati ospitati ed esposti al pubblico a casa Leopardi (lungo un percorso tematico che tocca snodi cruciali, dall’immagine della donna alla natura, dal viaggio alla spiritualità); fino al 27 novembre, sarà poi simbolicamente Giacomo Taldegardo Francesco Salesio Saverio Pietro Leopardi a viaggiare in Russia per un soggiorno alla Tenuta Museo di Jasnaja Poljana, attraverso le opere e cimeli solitamente serbati a Recanati.
Le curatrici della mostra, Fabiana Cacciapuoti e Galina Alexeeva si sono impegnate nel consegnare ai visitatori un racconto esaustivo e sintetico dei due immensi della cultura mondiale, ed è un piacere leggere dell’uno e dell’altro in stereo, incrociando gli occhi nel passaggio tra l’alfabeto latino a quello cirillico, per scoprire che di fondo i due nulla avevano in comune, ma probabilmente si sarebbero piaciuti se solo avessero potuto incontrarsi in villeggiatura davvero e non solo a mezzo della volenterosa raccolta delle rispettive memorabilia. (La cosa peraltro sarebbe stata impossibile, perché Tolstoj ha dieci anni quando Leopardi muore, anche se poi riesce a conoscerlo, attraverso le opere e ad annoverarlo tra «gli uomini eccezionali della prima parte del’Ottocento»).
Intanto, seguendo le tavole della mostra si rammenta quanto le due famiglie, i discendenti della gens leoparda e gli ascendenti di Leone Tolstoj, pur nei momenti di felicità, non avrebbero potuto somigliarsi di meno: sopravvivono a Leopardi un padre amoroso e soverchiatore, una madre efficiente e distante, mentre Tolstoj, orfano a nove anni e affidato a zie e nonni, nutre per sempre il ricordo di un padre allegro e divertente e di una madre poliglotta e capace di inventare fiabe meravigliose.
Il confronto serrato del breve percorso espositivo esaspera le differenze: la steppa russa e la costa adriatica, sudate carte e il set di tozze matite faber, la figura gracile di Giacomo e i favolosi stivali da contadino con cui Tolstoj prendeva la via dei campi e dell’aratura. Dove uno è prudente e lieve, l’altro è smisurato e vigoroso. Le “pere moscadelle”, piccole e dolci, sono il primo ricordo olfattivo di Leopardi, Tolstoj impianta a casa sua un meleto di quasi diecimila esemplari. Leopardi sfidava il fratello a scacchi, Tolstoj faceva solitari di carte dopo grandi sforzi creativi; Giacomo bambino (discolo e agile) faceva la guerra ma sceglieva sempre il ruolo di Ettore. Durante l’infanzia Tolstoj e i suoi fratelli credevano nell’esistenza di un rametto verde con su scritto il segreto della felicità. Eterna pursuit of happiness che ha percorso, con strade, accenti, e destini diversi, la vita e l’opera di entrambi e si è riversata in non distanti raccolte di pensieri: Zibaldone e Diari.
Interessante anche l’aspetto della rappresentazione, dei supporti tecnici alle poderose fantasie: se a Leopardi, che da bambino gioca con ombre cinesi e lanterne magiche, basta una siepe, per fingere e figurare il mondo e l’infinito, Tolstoj che arriva con forza, curiosità e mezzi fino al 1910, ama l’homemovie e non perde occasione per farsi ritrarre da amici improvvisati videomaker.
Persino al suo funerale.


il manifesto 25 novembre 2011

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