12.4.15

Piccolo valzer viennese (Federico Garçia Lorca)

Pierre-Auguste Renoir, Bal a Bougival (1883)
A Vienna ci sono dieci ragazze
una spalla dove singhiozza la morte
e un bosco di colombi disseccati.
C’è un frammento del mattino
nel museo della brina.
C’è una salone con mille finestre.
Ahi, ahi, ahi, ahi!
Prendi questo valzer con la bocca chiusa.

Questo valzer, questo valzer, questo valzer,
di sì, di morte e di cognac
che bagna la coda del mare.

T’amo, t’amo, t’amo
con la poltrona e col libro morto,
nel malinconico corridoio
nell’oscura soffitta del giglio,
nel nostro letto della luna
e nella danza che sogna la tartaruga.
Ahi, ahi, ahi, ahi!
Prendi questo valzer dalla cintura spezzata.

A Vienna ci sono quattro specchi
dove giocano la tua bocca e gli echi.
C’è una morte per piano
che tinge d’azzurro i ragazzi.
Ci sono mendicanti sui tetti.
Ci sono fresche ghirlande di pianto.
Ahi,ahi,ahi,ahi!
Prendi questo valzer che muore nelle mie braccia.

Perché t’amo, t’amo, amor mio,
nella soffitta dove giocano i bambini,
sognando vecchie luci d’Ungheria
nei rumori della tiepida sera,
vedendo pecore e gigli di neve
nel silenzio oscuro della tua fronte.
Ahi,ahi, ahi,ahi!
Prendi questo valzer del “T’amo sempre”.

A Vienna ballerò con te
con una maschera
a testa di fiume.
Guarda che rive di giacinti!
Lascerò la mia bocca tra le tue gambe,
l’anima in fotografie e gigli
e nelle onde oscure del tuo passo
voglio, amor mio, amor mio, lasciare
violino e sepolcro, i nastri del valzer.


Traduzione di Carlo Bo. Dal sito “La poesia e lo spirito”

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