21.6.15

Il mestiere del prete. Un sistema capillare di esazioni

All'interno di una discussione sull'Enciclica che il gesuita Bergoglio sta preparando, nata tra i commentatori di un frequentato blog, ho recuperato la seguente lettera-intervento, con una citazione romanzesca che mi è sembrata appropriatissima. (S.L.L.)
Gentile Mario Miguel Moretta,
ben consapevole del mio grezzo campionario di luoghi comuni, per elevare il tono al suo livello do la parola a Sebastiano Vassalli ed in particolare ad un passo del suo romanzo “La chimera” Premio Strega 1990:

L’elemento interessante che viene fuori dagli atti del processo (di Antonia per stregoneria) è un sistema di esazioni capillare e intricatissimo che era l’altra faccia del mestiere del prete – per lo meno: del prete di campagna – in quel primo scorcio del secolo diciassettesimo. Un andare e venire ininterrotti; un trafficare a più non posso, tenendo d’occhio le anime ma soprattutto tenendo d’occhio i raccolti, ovunque si raccogliesse qualcosa o ci fosse un raccolto da spartire. Non si trattava soltanto di riscuotere le decime, quelle scritte negli atti notarili come ipoteca perpetua, per la chiesa, sul frutto dei terreni; c’erano anche le decime sul non decimato, cioè sul seminato fuori dei campi, o negli orti, o sui frutti degli alberi selvatici; c’erano le once d’acqua che la comunità e i privati dovevano dare gratuitamente per l’irrigazione dei terreni della chiesa, e la mano d’opera che i contadini, tutti, fossero essi proprietari, mezzadri, famigli o schiavandaj dovevano prestare, gratuitamente, in determinati periodi dell’anno; c’erano gli apenditij (cioè le aggiunte) di Natale, Pasqua, Epifania, Pentecoste e ricorrenza del Santo Patrono; c’erano i donativi e le regalie per le processioni e per le ricorrenze dei Santi; c’erano l’offerta dell’olio e quella del cero; c’erano, infine, il Sacco delle Rogazioni – che erano quelle particolari processioni con cui il prete faceva il bello e il cattivo tempo invocando il sole o la pioggia – e la Mina del Passio: due antichi balzelli – in frumento o in riso a seconda dei luoghi. Un sistema d’imposte e di balzelli ossessivo e addirittura micidiale per l’economia della bassa, di cui oggi – fortunatamente – s’è perduto il ricordo.

Il romanzo parla del processo di Antonia, ragazza bruciata per stregoneria nel 1600 nelle campagne di Novara. Da quei tempi bui, lei mi dirà con raffinatezza di pensiero a me preclusa, la Chiesa non brucia più povere ragazze innocenti e i preti si occupano delle anime anziché fare gli esattori delle tasse. Giustissimo! I preti non hanno più bisogno di fare gli esattori, provvede direttamente per loro il laico Stato Italiano concedendo esenzioni fiscali sia sugli immobili che sui redditi da attività alberghiere, di ristorazione, di scuole e cliniche private finanziate a danno di quelle pubbliche.
Steep Back

dal blog di Gilioli, Piovono rane, nel sito de “L'Espresso”

Nessun commento:

Posta un commento