1.6.15

Le parole della storia. Assassino (Andrea Frediani)

Il visir Nizam al-Mulk, prima vittima degli "assassini".
Foto di 
Juybari  (Iranian Edited Picture)
Una delle cause che favorì il consolidamento e la sopravvivenza del regno latino in Terrasanta fu l'ascesa dalla setta islamica dei nizariti, conosciuti dai crociati come "assassini", da Hashishiyya (cioè "dediti all'hashish"), un movimento che creò ampie fratture nel mondo musulmano e costituì la variabile più imprevedibile nei complessi equilibri politici del Vicino e Medio Oriente. Il suo fondatore e primo gran maestro, il persiano Hasan as-Sabah, era uno sciita, seguace della dottrina ismailita, i cui referenti politici erano i califfi fatimidi di Egitto. Hasan si poneva in netto contrasto con i califfi abbasidi di Bagdad, di fede sunnita, e con i loro protettori, i sultani selgiuchidi, che detenevano la leadership nel mondo islamico.
Pur sviluppando il lato esoterico della dottrina ismaelita, il batanya, la setta operò soprattutto come efficiente e implacabile organizzazione terroristica, compiendo una lunga serie di attentati che decimarono i maggiori esponenti del regime selgiuchida-abbaside.
La prima vittima fu, nel 1092, il gran vizir Nizam al-Mulk; due anni prima Hasan aveva stabilito il suo quartier generale nel Khorasan (Persia orientale), nella roccaforte di Alamut, denominata "nido d'aquila" per la sua posizione inespugnabile. Nel frattempo sorsero altri nuclei di assassini in Siria, coordinati da un orefice persiano Abu Tahir, che si conquistò la protezione dell'emiro di Aleppo, ostile ai selgiuchidi e fu ben contento di servirsi dei nuovi alleali per eliminare gli emiri dei ter-ritori contigui.
In seguito, caduti in disgrazia, gli assassini si spostarono in Libano, sotto la protezione dei franchi, ma i loro rapporti con i cristiani saranno sempre ambigui. Nel 1152, si produssero in un proditorio quanto inspiegabile attentato in cui trovò la morte il conte Raimondo II di Tripoli. Vent'anni dopo, lo sceicco Rashid ed-Din Si-nan di Basra, nuovo governatore della provincia di Alamut, ricordato come il "Vecchio della montagna", strinse alleanza con il regno di Gerusalemme ma i templari, per non rinunciare ai tributi di alcuni territori della setta, impedirono l'accordo massacrando gli ambasciatori. Nel 1192 Corrado di Monferrato, alla vigilia della sua ascesa al trono di Gerusalemme, venne ucciso da due sicari travestiti da monaci. Anche questa volta risultano oscuri mandanti e movente, giustificando il dubbio che col tempo gli assassini abbiano perso i loro connotati ideologici per diventare sicari prezzolati. Il crollo della potenza della setta, se non addirittura la sua estinzione, coincise con l'invasione della Persia da parte dei mongoli, che intendevano, fra l'altro, vendicare l'assassinio del figlio di Gengis Khan, Jagatai. Alamut venne conquistata nel 1257, il gran maestro trucidato e i suoi parenti inviati alla figlia di Jagatai. In breve non rimase in piedi una sola roccaforte degli assassini, che furono rapidamente distrutti con deportazioni ed eccidi di massa. Il termine "assassino" per indicare un omicida entrò nell'uso linguistico, in Europa, fin dal XIII secolo.

“Storia e dossier”, anno IX gennaio 1994

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