29.6.15

L'usura come strategia politica (micropolis)

Il secondo editoriale di “micropolis” del 27 giugno 2015 è stato impaginato prima degli ultimi sviluppi della crisi greca; mi pare che ciò non gli tolga nulla della sua efficacia analitica, critica e propositiva. (S.L.L.)

Il Fondo monetario internazionale vuole entro il 30 giugno il rimborso del prestito fatto alla Grecia. Per farlo Tsipras dovrebbe ricevere dall’Unione europea gli oltre sette miliardi di prestiti promessi. Per avere il nuovo prestito dovrebbe accettare le imposizioni dell’Unione che significano nuova miseria, meno pensioni, salari più bassi, meno servizi, nuove tasse: quelle che vengono chiamate, con termine improprio, riforme. In altri termini i soldi entrano per rientrare velocemente nelle tasche dei creditori con il gravame degli interessi, senza nessun alleggerimento della crisi ellenica, che anzi tende ad avvitarsi su se stessa. Finora le misure imposte ed adottate dai precedenti governi hanno portato ad un aumento del debito, senza determinare nessun accenno di ripresa. Il ricatto è che se non si accettano le condizioni dell’Unione la Grecia fallirà ufficialmente - nella sostanza è già fallita - subendo le conseguenti convulsioni sociali ed economiche.
Non sappiamo, mentre scriviamo, cosa succederà entro il 30 giugno, se si andrà o meno ad un accordo onorevole, ad una mediazione tra le parti. Se tuttavia non si arriverà ad un accordo e si giungerà al fallimento della Grecia ciò non sarà esente da rischi e contraccolpi sull’insieme dell’Unione e soprattutto sui paesi più deboli, segnatamente quelli mediterranei, Italia inclusa. Appare, per altro verso, evidente come sulla Grecia si giochi una partita tutta politica. L’Europa è quella che è e chi pensa di mettere in discussione, soprattutto da sinistra (da Syriza a Podemos), politiche, gruppi di comando, assetti costituiti, deve essere tacitato. Se ci si pensa è la stessa logica che viene applicata alle politiche dell’immigrazione e spiega l’isolamento in cui viene lasciata l’Italia e i muri fisici e polizieschi che vengono elevati contro i migranti. Siamo insomma di fronte ad una guerra combattuta sul continente con armi non convenzionali.

C’è più di un motivo di preoccupazione e più di una buona ragione per intensificare l’opposizione nei confronti delle politiche europee. Carlo Rosselli quando scoppiò la guerra civile in Spagna lanciò la parola d’ordine “Oggi in Spagna, domani in Italia” per mobilitare l’antifascismo italiano ad accorrere in difesa della Repubblica spagnola. In maniera diversa si può affermare che quanto sta avvenendo oggi in Grecia può avvenire domani in Italia. E’ un motivo più che sufficiente per mobilitarsi al fianco del governo e del popolo greco.

"micopolis", anno XX, n.6  27 giugno 2015

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