9.7.15

Felicità (Leonardo Sciascia)

Leonardo Sciascia
Ieri sera, mentre intorno a me si parlava di squallide cose e io, pur ascoltando, altre ne pensavo di dolorose, improvvisamente ho sentito dentro al petto come uno svolazzo, una fuga: che il cuore si fosse aperto un varco e sfrecciasse in un volo alto, lontano. Una «mancanza», a preferenza del Tommaseo; un «mancamento», a più invalso uso. E propriamente tutto che avevo intorno mi era venuto di colpo a mancare; o io ero venuto a mancare nella percezione di quel che avevo intorno. Le voci divennero un ronzio e poi si spensero, le persone e gli oggetti si appiattirono come su una parete opalescente e in essa si sciolsero. Ma tutto per un momento mi fu chiaro e tutto era senza dolore. Poi avvertii un piccolo tonfo, e che il varco si richiudeva. Tornò il ronzio, tornarono le voci. Tornò lo squallido discorso. Mi tornarono i dolorosi pensieri. (Sto tentando, scrivendo, di rivivere e dilatare quel momento di felicità. Non ci riesco. E ne è prova la parola assolutamente inadeguata in cui non avrei dovuto imbattermi e abbattermi: la parola felicità).

Nero su nero, Einaudi, 1979

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