29.3.16

Un ricordo di mio zio Pino (S.L.L.)


È morto mio zio Pino ed oggi lo hanno seppellito. Da decenni ho con lui rapporti fugaci, seppure affettuosi; è un pezzo di vita che, comunque, se ne va.
Alla sua persona sono legati alcuni ricordi d'infanzia tra i più remoti e duraturi. Lo zio notaio, giovane e scapolo, mi faceva graditissimi regali, ai Morti, a Natale e perfino a sorpresa. Feci con lui i primi viaggi in automobile. Mi portava a Canicattì, dal dentista, e talora anche ad Agrigento, contento della mia compagnia.
Era un buon autista, ma la strada era brutta e accidentata e i bimbi di allora non erano abituati all'automobile. Per un paio di volte vomitai, per qualche altra volta presi la xamamina, poi mi abituai.
Il suo ricordo che più gelosamente conservo è un libro vecchio e mal ridotto, anche a causa dei topi "magnacharta" che infestavano la mia casa di studente in vicolo del Teatro di Santa Cecilia, a Palermo. A sua volta egli lo aveva ricevuto in dono da un caro compagno di studi, Raimondo Galifi. 
Era religioso lo zio Pino: in questo seguiva le orme di mia nonna Pietrina, cui somigliava molto anche fisicamente; ma quel suo amico di università gli aveva proposto, con il libro regalato, una lettura “trasgressiva”, il testo di un poeta massone, positivista e anticlericale. Non si era lasciato traviare neppure un po' il mio caro zio, ma aveva tenuto nella sua libreria – forse in ricordo della giovinezza – quel pegno d'amicizia. Quando seppe, nel 1969, che stavo lavorando – per la laurea – a una tesi su Mario Rapisardi, lo regalò a me. Era il “Lucifero” del poeta catanese.

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