2.5.16

Il Panama ovvero le avventure dei miei sette zii. Un poemetto di Blaise Cendrars

Il Panama, di cui qui posto la mia traduzione è l'ultimo dei tre poemetti che compongono Du mond entier, la silloge pubblicata nel 1919 che rappresenta al meglio la fase più avanguardista dell'opera di Blaise Cendrars, quello esprit nouveau, che lo connette strettamente a Guilaume Apollinaire. Degli altri due, Pasqua a New York e la Prosa del Transiberiano, rispettivamente datati 1912 e 1913, molto più noti, ho già postato in questo blog la mia prova di traduzione. Il Panama ovvero le avventure dei miei sette zii è del 1914 e come gli altri si presenta come trascrizione di un vissuto diretto o indiretto.
L’antefatto iscrive nel regno della precarietà, fuori dalle sicurezze consuetudinarie, quanto accadrà in seguito. Tutto inizia, infatti, dalla nuova economia finanziaria, ove “i bollettini della Borsa hanno sostituito le preghiere del mattino”. Il fallimento della Compagnia di Panama sconvolge la tranquillità domestica dell’io bambino: il padre, banchiere, perde il denaro altrui e si spara. Per l’infante è la più grande catastrofe della storia e uno strumento del destino: “È il crac del Panama che fece di me un poeta”. Le avanguardie, del resto, avverte Cendrars con acume storico, sono formate di regola da bizzarri individui, le cui vite sono state investite dal vortice della mondializzazione e portano nelle arti una speciale inquietudine, connessa con la mobilità e l’insonnia che segnano l’avvento del moderno: “Tutti quelli della mia generazione sono così/ Gente giovane/ Che ha subito strani contraccolpi…/ Ci si imbarca/ Si cacciano le balene/ Si ammazzano i trichechi/ Si ha sempre paura della mosca tse tse/ Perché non ci piace dormire”.
Ad accentuare l’irrequietezza dell’adolescente, arrivano poi, “più affollate e brulicanti di tutta la creazione”, le lettere degli zii materni, sparpagliati per i continenti. D’ognuno si racconta la vicenda, mescolandola alle esperienze personali del narratore con la tecnica della simultaneità e corredandola d’una messe di analogie tratte dalla geografia mondiale, dalla storia universale e dai desideri inappagati dell’io poetante.
I miniromanzi del Panama formano una parabola del disperdersi e dell’alienarsi dell’Europa. Ognuno degli zii sogna un nuovo inizio fuori dalle rigidità del vecchio continente, ma nelle lettere è spesso presente le mal du pays, la coazione a ricordare un passato che resiste. L’epilogo, quasi sempre infelice, è a volte paradossale. Il terzo zio, convertitosi al buddismo in India, aderisce ad una setta terroristica ed organizza attentati contro gli inglesi. Un forte bisogno di identità e comunità lo anima: ha imparato l’urlù e il bengalì, è diventato altro da sé per essere con gli altri e come gli altri. Era il più aperto e socievole, ora è isolato e recluso, ai lavori forzati.
Il quarto, valletto di un generale britannico in guerra contro i Boeri, scrive: “Sua Eccellenza si è degnato di darmi un aumento di 50 sterline… / Sua Eccellenza va in guerra con 48 paia di scarpe/ …Ogni mattina faccio le unghie a Sua Eccellenza”. Il legame di ammirazione, amore e fedeltà verso il “suo” generale (non a caso un guerriero) ricalca i canoni dell’ideologia feudale e gli permette di reperire in terre lontane un frammento dell’Europa perduta, un barlume dell’identità originaria. Rientrato dopo la morte del padrone, uccide la propria madre e finisce i suoi giorni al manicomio. La nostalgia non lo ha distrutto in Africa ma al suo ritorno in patria, perché il suo paese è là dove può servire con gioia il proprio signore e dove risiedono le sole cose che ama, “un cacatoa e le unghie rosa di Sua Eccellenza”.
Il sesto, partito per la Patagonia come guida di una compagnia di astronomi, è scomparso in seguito ad un’allucinazione. Nella Terra del Fuoco, tra le spume protozoiche e i pesci elettrici dei due oceani, ha visto “sorgere dalle acque un vescovo mitrato”, che aspergeva con segni di croce un codazzo di creature marine. Come folle, è fuggito via dall’accampamento. L’interpretazione è facile: il cozzo tra vecchio e nuovo mondo fa scintille e provoca scompensi.
L’unico fortunato è il quinto zio. Chef al Club-Hotel di Chicago, con centinaia di cucinieri ai suoi ordini, è migrato a Biarritz, Londra, Tokio, Mosca, Parigi etc. I grand-hotel se ne disputano i servigi di maître. Nelle sue lettere non ci sono rimpianti: “Non si sa mai dove sei/ Non ti piace restare in un posto… Ti doni, ti vendi, ti si mangia”. L’ultima speranza è dunque riposta nel lasciarsi inghiottire dal gran movimento delle merci, nello spendersi e nel vendersi.
Anche l’io narrante del Panama soffre a volte di nostalgia, al punto di dichiarare che “le vite recintate sono le più dense”; ma non sopporta confini: a scapito della propria stessa consistenza ed unità, bisogna lasciare ogni sicurezza, abbattere le barriere protettive. Ci si salva solo rimettendosi sistematicamente in viaggio, pronti a frammentarsi e scomporsi per essere “tutti i visi”, a volatilizzarsi e disperdersi per essere “niente e dappertutto”.
(Queste riflessioni sono trascritte dal mio Il secolo morente, che fu pubblicato da Giada edizioni nel 2001 ed è oramai introvabile anche per me. S.L.L.)

Blaise Cendrars
A Edmond Bertrand
barman al Matachine
Libri
Ci sono libri che parlano del Canale di Panama
Non so che dicono i cataloghi delle biblioteche
E non do ascolto ai giornali finanziari
Anche se i bollettini della Borsa sono la nostra preghiera quotidiana

Il Canale di Panama è intimamente legato alla mia infanzia...
Giocavo sotto il tavolo
Dissecavo le mosche
Mia madre mi raccontava le avventure dei suoi sette fratelli
Dei miei sette zii
E quando riceveva delle lettere
Oh! Meraviglia!
Quelle lettere con i bei timbri esotici che portano i versi di Rimbaud in esergo
Ma quel giorno non mi raccontava niente
Ed io restavo triste sotto il mio tavolo

È pure verso quell’epoca che ho letto la storia del terremoto di Lisbona
Ma io credo bene
Che il crac del Panama è di un’importanza più universale
Perché ha sconvolto la mia infanzia

Avevo un bel libro di immagini
E vedevo per la prima volta
La balena
Il nuvolone
Il tricheco
Il sole
L’orca
L’orso il leone lo scimpanzé il serpente a sonagli e la mosca
La mosca
La terribile mosca
- Mamma, le mosche! le mosche! e i tronchi d’albero!
- Dormi, dormi, mio bambino.
Ahasvero è idiota

Avevo un bel libro di immagini
Un gran levriero di nome Durak
Una bambinaia inglese
Banchiere
Mio padre perse i 3/4 della sua fortuna
Come numerose persone oneste che persero l loro soldi in quel crac,
Mio padre
Meno bestia
Perdeva quelli degli altri,
Colpi di rivoltella.
Mia madre piangeva
E quella sera mi mandò a letto con la bambinaia inglese.

Poi alla fine di un numero di giorni molto lungo ...
Dovemmo traslocare
E le poche stanze del nostro piccolo appartamento erano intasate di mobili
Non eravamo più nella nostra villa sulla costa
Io ero solo per intere giornate
In mezzo ai mobili ammucchiati
Potevo anche rompere il vasellame
Spaccare le sedie
Demolire il piano ...
Poi alla fine di un numero di giorni molto lungo
Giunse una lettera d’uno dei miei zii

È il crac del Panama che fece di me un poeta
È formidabile
Tutti quelli della mia generazione sono così
Gente giovane
Che ha subito strani contraccolpi
Non si gioca più con mobili
Non si gioca più con anticaglie
Si rompe sempre e ovunque il vasellame
Ci si imbarca
Si cacciano le balene
Si ammazzano i trichechi
Si ha sempre paura della mosca tse tse
Perché non ci piace dormire.

L’orso il leone lo scimpanzé il serpente a sonagli mi avevano insegnato a leggere ...
Oh quella prima lettera che decifrai da solo, più affollata e brulicante di tutta la creazione
Mio zio diceva
Sono macellaio a Galveston
I mattatoi sono a 6 leghe dalla città
Sono io che trascino le bestie sanguinanti, la sera, proprio lungo il mare
E quando passo le piovre si drizzano nell’aria
Sole che tramonta ...
E c’era ancora qualche cosa
La tristezza
E la nostalgia della sua terra.

Zio mio, tu sei scomparso durante il ciclone del 1895
Ho visto poi la città ricostruita e ho passeggiato a bordo del mare dove trasportavi le bestie sanguinanti
C’era una fanfara dell’Esercito della Salvezza che suonava in un chiosco a grate
Mi è stata offerta una tazza di tè
Non si è mai ritrovato il tuo cadavere
E al mio ventesimo anno ho ereditato i tuoi 400 dollari di economie
Possiedo anche la scatola da biscotti che ti serviva da reliquiario
È di latta
Tutta la tua povera religione
Un bottone d’uniforme
Una pipa cabila
Grani di cacao
Una decina di acquerelli di tua mano
E le foto delle bestie da concorso, i tori giganti che tieni al guinzaglio
Sei in maniche di camicia con un grembiule bianco

Amo anch’io gli animali
Sotto il tavolo
Solo
Gioco già con le seggiole
Armadi a porta
Finestre
Mobili modern-style
Animali preconcepiti
Che troneggiano nelle case
Come la ricostruzione delle bestie antidiluviane nei musei
Il primo sgabello è un uro, un bisonte europeo
Io sfondo le vetrine
E ho buttato via tutto questo
La città, in pasto al mio cane
Le immagini
I libri
La bambinaia
Le visite
Che risate!

Come volete che prepari degli esami?
Mi avete mandato in tutti i convitti d’Europa
Licei
Ginnasi
Università
Come volete che prepari degli esami
Quando una lettera è sotto la porta
Ho visto
La bella pedagogia!
Ho visto al cinema il viaggio che ha fatto
Ci ha messo sessantotto giorni per arrivare fino a me
Carica di errori di ortografia
Il mio secondo zio:
Ho sposato la donna che fa il miglior pane del distretto
Io abito a tre giorni di cammino dal vicino più prossimo
Sono attualmente cercatore d’oro in Alaska
Non ho mai trovato più di 500 franchi d’oro nella mia paletta
Neanche la vita si paga secondo il suo valore!
Ho avuto tre dita gelate
Fa freddo ...
E c’era ancora qualche cosa
La tristezza
E la nostalgia della sua terra.


O zio mio, mia madre mi ha detto tutto
Hai rubato dei cavalli per fuggire con i tuoi fratelli
Hai fatto il mozzo a bordo di un cargo-boat
Ti sei rotto la gamba saltando da un treno in marcia
E dopo l’ospedale, sei stato in prigione per aver fermato una diligenza
E facevi poesie ispirate a De Musset
San Francisco
E’ là che leggevi la storia del generale Suter che ha conquistato la California agli Stati Uniti
E che, miliardario, è stato rovinato dalla scoperta delle miniere d’oro sulle sue terre
Hai cacciato a lungo nella valle del Sacramento dove io ho lavorato alla ripulitura del suolo
Ma che è accaduto
Io capisco il tuo orgoglio
Mangiare il miglior pane del distretto e la rivalità dei vicini
12 donne ogni 1.000 chilometri quadrati
Ti hanno trovato
La testa trapassata da un colpo di carabina
La tua donna non c’era
La tua donna si è risposata dopo, con un ricco fabbricante di confetture


Ho sete
Dio
In nome di Dio
In nome di Dio
Vorrei leggere la Feuille d’Avis de Neuchatel o le Courrier de Pampelune
A bordo sull’Atlantico non si sta più a proprio agio che in una sala di redazione
Giro nella gabbia dei meridiani come uno scoiattolo nella sua
Guarda là un russo che ha una testa simpatica
Dove andare
Nemmeno lui sa dove posare il suo bagaglio
A Leopoldville o alla Sedjérah vicino Nazareth, dal signor Junod o dal mio vecchio amico Perl
Nel Congo in Bessarabia a Samoa
Conosco tutti gli orari
Tutti i treni e le loro coincidenze
L’ora d’arrivo l’ora di partenza
Tutti i piroscafi tutte le tariffe e tutte le tasse
Per me non c’è differenza
Ho degli indirizzi
Vivere a scrocco bussare a denari
Torno dall’America a bordo del Volturno, per 35 franchi da New York a Rotterdam


È il battesimo della linea il passaggio dell’Equatore
Le macchine continuamente in funzione fanno bene da claque
Boys
Platch
Le tinozze d’acqua
Un americano le dita macchiate d’inchiostro batte il tempo
La telegrafia senza fili
Si balla con le ginocchia tra le bucce d’arancia e le scatole di conserva vuote
Una delegazione è dal capitano
La Russia rivoluzionaria esperienze erotiche
Gaoupa
La peggiore parolaccia ungherese
Io accompagno una marchesa napoletana incinta di otto mesi
Sono io che trasporto gli emigranti da Kishinev ad Amburgo
E’ nel 1901 che ho visto la prima automobile,
In panne,
All’angolo di una strada
Quel piccolo treno che gli abitanti di Soleur chiamano ferro da stiro
Telefonerò al mio console
Rilasciatemi immediatamente un biglietto di 3° classe
The Uranium Steamship C°
Io ne voglio per il mio denaro
La nave è sulla banchina
Sbrindellata
I portelli sono spalancati
Lascio il bordo come si lascia una sozza puttana
In strada
Non ho carta per pulirmi il culo
Emergo
Come il dio Tangaloa che pescando con la lenza tirò il mondo fuori dalle acque
L’ultima lettera del mio terzo zio:
Papeete, I settembre 1887.
Sorella mia, mia carissima sorella
Sono buddista membro di una setta politica
Sono qui per fare acquisti di dinamite
La si vende dal droghiere come da voi la cicoria
In piccoli pacchi
Poi tornerò a Bombay a far saltare gli inglesi
Il clima è surriscaldato
Non tornerò mai più...
E c’era ancora qualche cosa
La tristezza
E la nostalgia della sua terra.

Vagabondaggio
Sono stato in prigione a Marsiglia e mi riportano a scuola con la forza
Tutte le voci gridano insieme
Gli animali e le pietre
È il muto che ha la parlata più bella
Sono stato libertino e mi sono permesso tutte le licenze con il mondo
Voi che avete la fede perché non siete arrivati in tempo
Alla vostra età
Zio mio
Tu eri ragazzino e suonavi benissimo la cornetta
E questo che ti ha perduto come si dice volgarmente
Amavi tanto la musica da preferire il rombo delle bombe alle sinfonie dagli abiti scuri
Hai lavorato con allegri italiani alla costruzione di una ferrovia nei dintorni di Bagavapur
Allegrone
Eri il capofila dei tuoi compagnoni
Il tuo buonumore e il tuo talento di organettista
Eri l’idolo delle donne del baraccamento
Come Mosè hai accoppato il tuo caposquadra
Te ne sei scappato
Si è rimasti 12 anni senza alcuna notizia di te
E come Lutero un colpo di fulmine ti ha fatto credere in Dio
Nella tua solitudine
Tu impari il bengali e l’urlù per imparare a fabbricare le bombe
Sei stato in contatto con i comitati segreti di Londra
È a White-Chapel che ho ritrovato una tua traccia
Tu sei un forzato
La tua vita circoncisa
Tale che
Io vorrei assassinare qualcuno col sanguinaccio o con una cialda per avere l’occasione di vederti
Perché non ti ho mai visto
Devi avere una lunga cicatrice sulla fronte

Quanto al mio quarto zio era valletto di camera del generale Robertson che ha fatto la guerra contro i Boeri
Scriveva raramente delle lettere così concepite
Sua Eccellenza si è degnato di concedermi l’aumento di 50 sterline
Oppure
Sua Eccellenza porta alla guerra 48 paia di calzature
Oppure
Io faccio le unghie a Sua Eccellenza tutte le mattine
Ma io so
Che c’era ancora qualche cosa
La tristezza
E la nostalgia della sua terra.

Zio Jean, tu sei il solo dei miei sette zii che io abbia mai visto
Eri rientrato in patria perché ti sentivi malato
Avevi una grande cassa in pelle d’ippopotamo che era sempre incatenacciata
Ti chiudevi nella tua camera per curarti
Quando ti ho visto per la prima volta, tu dormivi
Il tuo viso era terribilmente sofferente
Una lunga barba
Dormivi da 15 giorni
E appena mi sono chinato su di te
Ti sei svegliato
Eri folle
Hai voluto uccidere nonna
Ti hanno chiuso in manicomio
E là ti ho visto per la seconda volta
Stretto nelle cinghie
In camicia di forza
Ti impedivano di scendere a terra
Facevi dei poveri movimenti con le tue mani
Come se cercassi di remare
Transvaal
Voi eravate in quarantena e le guardie a cavallo avevano puntato un cannone sulla vostra nave
Pretoria
Un Cinese fu vicino a strangolarti
Il Tugelà
Lord Robertson è morto
Ritorno a Londra
Il guardaroba di Sua Eccellenza cade in acqua e questo ti ferisce dritto al cuore
Sei morto in Svizzera nell’ospedale degli alienati di Saint Aubain
Il tuo intendimento
Il tuo interramento
E’ là che ti ho visto per la terza volta
Nevicava
Io, dietro il tuo carro funebre, io litigavo coi becchini a proposito della loro mancia
Non hai amato che due cose al mondo
Un cacatoa
E le unghie rosa di Sua Eccellenza

Non c’è speranza
E bisogna faticare
Le vite rinchiuse sono le più dense
Tessuti steganici
Remy de Gourmant abita al 71 della Rue des Saints-Pères
Filagora o sestina
“Separàti un uomo incontra un uomo ma una montagna non incontra mai un’altra montagna”
Dice un proverbio ebreo
I precipizi si incrociano
Ero a Napoli
1896
Quando ho ricevuto il Petit Journal Illustré
Il capitano Dreyfus degradato al cospetto dell’armata
Il mio quinto zio:
Io sono chef al Club-Hotel di Chicago
Ho quattrocento cucinieri ai miei ordini
Ma non amo la cucina degli Yankees
Prendete bene nota del mio nuovo indirizzo
Tunisi etc.
Cordialità dalla zia Adele
Prendete bene nota del mio nuovo indirizzo
Biarritz etc.


Oh zio mio, tu solo, tu non hai mai avuto nostalgia della tua terra
Nizza Londra Budapest Bermude San Pietroburgo Tokio Menphis
Tutti i grandi alberghi si disputano i tuoi servigi
Tu sei il maître
Hai inventato numerosi piatti raffinati che portano il tuo nome
La tua arte
Tu ti doni tu ti vendi ti si mangia
Non si sa mai dove sei
Non ti piace restare in un posto
Pare che tu possieda una Storia della Cucina in tutte le epoche e presso tutti i popoli,
In 12 vol. in 8°
Con i ritratti dei più famosi cuochi della storia
Conosci tutti gli avvenimenti
Sei sempre stato ovunque succedeva qualcosa
Forse tu sei a Parigi.
I tuoi menù
Sono la nuova poesia

Ho lasciato tutto questo
Attendo
La ghigliottina è il capolavoro dell’arte plastica
Il suo scatto
Movimento perpetuo
Il sangue dei banditi
I canti della luce scuotono le torri
I colori crollano sulla città
Manifesto più grande di te e di me
Bocca aperta e che grida
Nella quale noi bruciamo
I tre giovani ardenti
Anania Mizael Azario
Adams Exspress C°
Dietro l’Opéra
Bisogna giocare a saltamontone
Alla pecora che bruca
Donna-trampolino
Il bel giocattolo della pubblicità
In viaggio!
Simeon, Simeon
Parigi-addii

E’ uno spasso
Ci sono ore che suonano
Quai d’Orsay-Saint Nazaire!
Si passa sotto la Torre Eiffel - chiudere il cerchio - per ricadere dall’altra parte del mondo
Poi si continua

Le catapulte del sole assediano i tropici irascibili
Ricco peruviano proprietario dello sfruttamento del guano d’Antamos
Si lancia l’Acaraguan Bananan
All’ombra
I mulatti ospitali
Ho passato più di un inverno in quelle isole fortunate
L’uccello-segretario è uno splendore
Belle dame prosperose
Si bevono bibite ghiacciate sulla terrazza
Un silurista brucia come un sigaro
Una partita di polo nel campo di ananassi
E le paletuviere ventilano le ragazze studiose
My gun
Colpo di fuoco
Un osservatorio a fianco del vulcano
Dei grossi serpenti sulla spiaggia disseccata
Fila di cactus
Un asino strombazza la coda nell’aria
La piccola indiana che fa l’occhio storto vuole andare a Buenos Aires
Il musicista tedesco mi frega il mio scudiscio a pomelli d’argento e un paio di guanti di Svezia
Questo grosso olandese è geografo
Si giuoca a carte aspettando il treno
E’ il compleanno della malese
Ricevo un pacchetto a mio nome, 200.000 pesetas e una lettera del mio sesto zio:
Aspettami all’agenzia fino alla prossima primavera
Divertiti tanto bevi forte e non risparmiarti con le donne
Il migliore sciroppo
Nipote mio ...
E c’era ancora qualche cosa
La tristezza
E la nostalgia della sua terra.

Oh zio mio, ti ho aspettato un anno e non sei venuto
Eri partito con una compagnia di astronomi che andava a ispezionare il cielo sulla costa occidentale della Patagonia
Gli facevi da interprete e guida
I tuoi consigli
La tua esperienza
Non ce n’erano due come te per centrare l’orizzonte al sestante
Gli strumenti in equilibrio
Elettromagnetici
In mezzo ai fiordi della Terra del Fuoco
Ai confini del mondo
Pescavate muschi protozoici alla deriva tra le due acque alla luce di pesci elettrici
Collezionavate aeroliti di perossido di ferro
Una domenica mattina:
Tu vedi un vescovo mitrato sortire dalle acque
Aveva un codazzo di pesci e li aspergeva con segni di croce
Sei fuggito tra le montagne urlando come un animale ferito
La notte stessa un uragano distrusse l’accampamento
I tuoi compagni dovettero rinunciare alla speranza di trovarti vivo
Riportarono con cura i documenti scientifici
E alla fine del terzo mese
I poveri intellettuali,
Arrivarono una sera a un fuoco di gauchos dove si discorreva giusto di te
Io ti ero venuto incontro
Tupa
La bella natura
Gli stalloni si inculano
200 tori neri muggiscono
Tango argentino
Insomma
Non ci sono più dunque belle storie
La Vie des Saints
Das Nachtbuechlein von Schuman
Cymbalum mundi
La tariffa delle Puttane di Venegia
Navigation di Jean Struys,Amsterdam”,1528
Shalom aleichem
Le Crocodile de Saint-Martin
Strindberg ha dimostrato che la terra non è rotonda
Già Gavarni aveva abolito la geometria
Pampas
Disco
Le irochesi del vento
Salse piccanti
L’elica delle gemme
Maggi
Byrrh
Daily Chronicle
L’ondata è una cava ove la tempesta in veste di scultore butta giù blocchi da intaglio
Quadrighe di schiuma che si scatenano
Eternamente
Fin dall’inizio del mondo
Io fischio
Un fremito di vetri rotti

Mio settimo zio
Non ho mai saputo che fine ha fatto
Si dice che io ti rassomiglio
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Vi dedico questa poesia
Signor Bertand
Voi mi avete offerto liquori forti per premunirmi dalle febbri del canale
Voi vi siete abbonato a l’Argus della Stampa per ricevere tutti i ritagli che mi riguardano
Ultimo francese di Panama (non ce ne sono 20)
Io vi dedico questa poesia
Barman del Matachine
Migliaia di Cinesi sono morti ove ora si erge il Bar fiammeggiante
Voi distillate
Voi vi siete arricchito interrando i morti di colera
Mandatemi la fotografia della foresta di sugheri che cresce sulle 400 locomotive abbandonate dall’impresa francese
Cadaveri-viventi
Il palmeto innestato sulla copertura di una gru carica di orchidee
I cannoni d’Aspiwall rosicchiati dai tucani
La draga con le testuggini
I puma che si annidano nel gazometro scassato
Le chiuse perforate dai pesci-sega
La tubatura delle pompe otturata da una colonia di iguana
I treni bloccati dall’invasione dei bruchi
E l’ancora gigantesca con gli stemmi di Luigi XV di cui voi non avete saputo spiegarmi la presenza nella foresta
Tutti gli anni voi cambiate le porte del vostro stabilimento incrostate di firme
Tutti quelli che passarono da voi
Quelle 32 porte quale testimonianza
Lingue viventi di quel benedetto canale per cui provate tanta tenerezza


Stamane è il primo giorno del mondo
Istmo
Onde si vedono simultaneamente tutti gli astri del cielo
e tutte le forme di vegetazione
Preeccellenza delle montagne equatoriali
Zona unica
C’è ancora il vapore dell’Amido Paterson
Le iniziali a colori dell’Atlantic-Pacific Tea-Trust
Il Los Angeles limited che parte alle 10 h 02 per arrivare dopo due giorni e che è il solo treno al mondo con il
wagon-coiffeur
Il Trunk le eclissi e le vetturette da bambini
Per insegnarvi a compitare l’ABC della vita sotto la ferula delle sirene in partenza
Toyo Kisen Kaisha
Io ho del pane e del formaggio
Un colletto pulito
La poesia data odierna
La via lattea intorno al collo
I due emisferi sugli occhi
A tutta velocità
Non ci sono più panne
Se avessi il tempo di fare qualche economia prenderei parte al rally aereo
Ho prenotato il mio posto sul primo treno che passerà il tunnel sotto la Manica
Io sono il primo aviatore che attraversa l’Atlantico in monoposto
900 milioni

Terra Terra Acque Oceani Cieli
Ho nostalgia del paese
Io sono tutti i visi ed ho paura delle buche delle lettere
Le città sono ventri
Io non seguo più le strade
Linee
Cablo
Canali
Nè i ponti sospesi
Soli lune stelle
Mondi apocalittici
Voi avete ancora tutti un bel ruolo da giocare
Un sifone che starnutisce
I tamtam letterari vanno a destinazione
A bassa voce
Alla Rotonde
Come al fondo di un bicchiere
IO ASPETTO
Vorrei essere la quinta ruota del carro
Tempesta
Il sole a mezzanotte
Niente e dappertutto
Parigi e il suo circondario
Saint-Cloud, Sèvres, Montmorency, Courbevoie, Bougival, Rueil; Montrouge, Saint-Denis, Vincennes, Etampes, Melun, Saint-Martin, Méreville, Barbizon, Forges-en-Bière.

Giugno 1913 - Giugno 1914

Traduzione inedita di Salvatore Lo Leggio


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