24.6.16

Giornalismo 1945-46 (Giovannino Guareschi)

Giovannino Guareschi
Portai il mio primo articoletto al quotidiano del pomeriggio che mi aveva invitato a collaborare. Era un pezzettino scritto col miglior garbo possibile, che m'era costato molta fatica, e lo presentai sicuro di me al redattore capo del giornale.
«Debole», disse il redattore capo restituendomi il foglio. «Così non può andare. Cerca di renderlo più interessante, più movimentato».
Rimasi un po’ male, a ogni modo promisi che me lo sarei riguardato attentamente. Onestamente però non potevo assicurargli che sarei riuscito a movimentarlo molto.
«È un pezzo piuttosto di colore», conclusi. «Risulta un po’ difficile movimentare i pezzi di colore».
«E chi ti parla del pezzo? », replicò il redattore capo. «Il pezzo non mi interessa, non l’ho neanche letto. Mi interessa il titolo e io parlo appunto e solo del titolo».
Si trattava di un pezzettino d’attualità per quei giorni: parlava di un bambino che si rigira nel suo letto aspettando con impazienza il mattino per correre a vedere cosa gli ha portato la Befana. E perciò avevo trovato naturale intitolarlo: La calza sotto il camino.
Effettivamente era un po’ debole e io rinforzai il concetto: Stanotte Gigetto non dorme.
«Meglio», disse il redattore capo. «Però non ci siamo ancora : cerca di interessare il lettore. Stuzzica la sua curiosità».
In questi casi l’interrogativo è quello che ci vuole; perciò modificai con facilità il titolo: Perché Gigetto non dorme stanotte?
«Bene», approvò il redattore capo. Ma poi ci ripensò e scosse il capo. Mettendo Gigetto, la gente avrebbe capito subito che si trattava di una cosetta leggera. Occorreva rimanere più sul vago e sul misterioso.
Ammantai il titolo di mistero: Qualcuno non dorme, stanotte.
«Puzza di letterario», disse il redattore capo. «Cambia stile, fa qualcosa di più cronistico, di più moderno. Sfogliati la raccolta, cerca di adeguarti allo stile del giornale».
Sfogliai la raccolta, cercai di adeguarmi, ed ecco tre nuovi titoli: Dormire e no. - Dan, dan, dan, già le tre, ma lui duro! - E aspetta aspetta, non arriva mai questa porca mattina.
Il redattore capo disse che la gente ama le cose forti: il fatto bisogna sempre «montarlo», non presentarlo come uno scherzo. Drammatizzare, non ironizzare.
Drammatizzai e ottenni cinque titoli interessanti: Cosa succede nell’altra stanza? - Passi si udranno nel buio? - Chi è la vecchia misteriosa che va in giro di notte? - Vecchia di notte. - Notturno con vecchia.
«Ci siamo», esclamò il redattore capo. «Punta tutto sulla vecchia: le vecchie rendono moltissimo, in cronaca. Le vecchie interessano sempre».
Si mise egli stesso al lavoro, e alla fine, mi lesse il risultato: Una vecchia urla nella notte. - 777, attenzione! Vecchia che urla in via Pacini. - Accorrete, sgozzano la vecchia del quinto piano! - Aiuto! Sbudellano la vecchia e il sangue scorre per le scale rosso e fumante come vino brulé!
Stabilì che l’ultimo era il migliore e mi chiese se mi piacesse.
«Molto», risposi. «Però nel mio pezzo non si parla di delitti, si parla di un bambino che si rigira nel letto aspettando la Befana».
«Benissimo», esclamò il redattore capo. «Il bambino veglia nella notte aspettando la Befana, ed ecco che ad un tratto ode un grido: nella casa vicina hanno sgozzato una vecchia e lui allora crede che si tratti della vecchia Befana e piange disperatamente col viso affondato nel cuscino. Lo modifichi in due minuti, il pezzo, e ottieni anche un finale commovente».
«E la vecchia sgozzata? Vuoi inventare un delitto?».
«Ma che inventare! Tu non precisare località: figurati se stanotte in tutta Milano non sgozzano una vecchia».
Effettivamente, quella notte, una vecchia fu sgozzata e magari ci fu effettivamente qualche Gigino che udì il grido e pensò che avessero assassinato la Befana.
Ma questo sistema della cronaca preventiva non mi va giù: ai miei tempi prima si lasciava che accadesse il fatto e poi lo si raccontava, e non si permetteva che, per amor di un bel titolo, si sgozzassero le vecchie signore.


Da Lo Zibaldino. Storie assortite vecchie e nuove, Rizzoli 1948

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