13.6.16

La morte di Herbert Hunke, il padre terribile della beat generation

New York
È morto a 81 anni Herbert Huncke, carismatico gigolo di strada che ispirò William Burroughs, Jack Kerouac e gli autori della Beat Generation. Fu Huncke a suggerire a Kerouac il termine beat, parola-simbolo d'un modello di vita fondato sul nomadismo, sul rifiuto dell'opulenza americana, sulla ricerca di nuove dimensioni visionarie della droga. E fu sempre Huncke a iniettare nelle vene di Burroughs la prima dose di eroina. Un nome, un destino: Huncke in inglese fa rima con junkie, drogato. 
Lo incontriamo la prima volta, da protagonista, nel primo romanzo di Burroughs, intitolato naturalmente Junckie. Con il suo vero nome anima molte pagine di Ginsberg. Ma è nel manifesto della Beat Generation, Sulla strada di Kerouac, che Huncke riceve il suo riconoscimento ufficiale, nascosto nei panni di Elmo Hassel. 
Era il 1957, On the road irrompeva sulla scena letteraria con una prosa ' spontanea' , sul modello della libera improvvisazione del jazz. Nell'ampia letteratura dedicata a questo singolare personaggio, una fetta cospicua è occupata dai libri di Kerouac, lo scrittore forse più sensibile alla sua seduzione. Eccolo col nome di Junkie in La città e la metropoli, e come Huck in Visioni di Cody e in Il Libro dei sogni
Huncke nasce a Greenfield, nel Massachusetts, e ancora adolescente scappa di casa. A dodici anni, la prima dose di eroina. A sedici, comincia a prostituirsi. Il furto come scelta di vita. "Ho fatto sempre quel che ho voluto", racconta in un' intervista di qualche anno fa. "Non ho l' abitudine di soppesare le cose. Così ho cominciato, e in ottant'anni non sono mai realmente cambiato". Dopo aver viaggiato in lungo e in largo per gli States, nel 1939 approda a New York. Suo quartier generale l'"Angle Bar", tra la Quarantaduesima Strada e l' Ottava Avenue. Curioso l'incontro con Burroughs: lo scrittore era entrato nella sua casa con la speranza di vendere un fucile a canne mozze a un compagno di stanza di Huncke. Fu poi Burroughs a presentarlo a Ginsberg e a Kerouac, che restarono affascinati da una sorta di intercalare: l'uso frequente della parola beat. Beat diventa ben presto il nome, il simbolo di un' intera generazione. Non v'era aspirante scrittore che non tentasse di avvicinare Huncke nella speranza di trarne l'ispirazione. Ma egli non si limitò al personaggio di Guru, nel palcoscenco della Beat Generation. Eccolo scrivere libri di testimonianza, da Huncke' s Journal (Il Giornale di Huncke), del 1965, a Colpevole di tutto, del 1990. Huncke per moltissimi anni fu legato sentimentalmente a Louis Cartwright, che morì nel 1994. A Chicago vive il suo fratellastro, il dottor Brian Huncke.


“la Repubblica”,10 agosto 1996  

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