17.6.16

Salto nel buio (S.L.L.)

Ragioniamo con serietà.
In caso di vittoria del NO nel referendum d'autunno c'è una cosa che - di sicuro - non può accadere: l'immediato ricorso alle urne.
E' verosimile che l'attuale premier, sdegnato, torni a Firenze come Cincinnato ai suoi campi: può farlo senza danno suo o altrui, non è neanche parlamentare. E tuttavia i parlamentari del suo e di altri partiti, con il rischio di una débacle, non accetteranno lo scioglimento. Piuttosto archivieranno rapidamente lo sdegno di Renzi, chiederanno a Mattarella di dare vita a un nuovo governo e daranno ad esso fiducia.
Messo da parte il metodo ricattatorio del "prendere o lasciare" caro allo statista di Rignano, nei diciotto, venti mesi di legislatura rimasti, si potranno fare quelle riforme costituzionali che oramai risultano ampiamente condivise: la correzione del confuso federalismo regionalista del nuovo titolo V, la riduzione del numero dei parlamentari (e, se possibile, dei privilegi parlamentari), e la revisione del "bicameralismo perfetto".
Il parlamento farà a tempo a votare una legge elettorale meno folle del cosiddetto "Italicum", tale da aiutare la governabilità anche con un premio di maggioranza, ma che - sotto certe soglie - obblighi a governi di coalizione, come accade in Germania, Inghilterra e altri Stati virtuosi; una legge che riporti - almeno in parte - la scelta degli eletti nelle mani degli elettori (magari con i collegi uninominali, piuttosto che con le preferenze). Così si rispetterebbe anche la sentenza della Corte Costituzionale, che i propugnatori dell'Italicum hanno bellamente ignorato.
In verità i rischi più gravi di un "salto nel buio" l'Italia li correrebbe se gli elettori approvassero la riforma costituzionale. Renzi, convinto di approfittare del vento favorevole, porterebbe certamente ad elezioni in primavera.
Le vincerebbe?
Fare pronostici è difficile, ma che vinca lui o il candidato grillista (Di Maio?) sarebbe in capo al nuovo premier il controllo del Parlamento e, con esso, di tutti gli istituti di garanzia, dalla Corte Costituzionale al CSM, alla stessa Rai. Non è improbabile che, essendo mutati i compiti del presidente della Repubblica, si chiedano - ottenendole - anche le dimissioni di Mattarella. Insomma dovremmo aspettarci cinque anni in cui un governo di minoranza (perché tale sarebbe rispetto al corpo elettorale) potrebbe rivoltare il paese come un calzino, affidando la ricerca del consenso al controllo del sistema mediatico, ignorando gli orientamenti sociali e i movimenti d'opposizione, con l'unico freno, piuttosto aleatorio visti gli ostacoli che devono superare, dei referendum abrogativi.

Non è questo il vero salto nel buio, gravido di tensioni e di scontri?

stato di fb 15 giugno 2016

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