8.7.16

Luigi Petroselli sindaco di Roma. Il discorso di insediamento

Dal sito “Giubbe rosse” curato da Pietro Spataro, a lungo giornalista de “l'Unità”, recupero il testo che segue, un ampio stralcio del discorso che Luigi Petroselli pronunciò all'atto della sua elezione a sindaco di Roma. Spataro fa notare come l'umiltà sia il tema chiave dell'intervento, sintomatico di uno stile politico assai diverso da quelli oggi in auge. Petroselli si meritò un curioso nomignolo, Jo Banana, per le improbabili cravatte che indossava, ma quel che più di lui rimane vivo nel ricordo è il legame con i lavoratori, i giovani, il popolo delle borgate. Figura notevole Petroselli, ma non eccezionale, perché dalla scuola del Pci ne venivano in buon numero dirigenti politici e amministratori, lungimiranti, impegnati, aperti ai contributi della scienza. So che sono venute meno molte condizioni per quel modo di organizzare i cittadini e di esprimere la rappresentanza politica, ma da quella storia c'è tuttora molto da imparare e a quelle lezioni bisognerà prima o poi ritornare. (S.L.L.)

Signor presidente, colleghi consiglieri,
il sentimento che, sopra ogni altro, ora prevale, è di umiltà. Non si succede a Giulio Carlo Argan, per il segno alto e ineguagliabile di serietà, di rigore intellettuale e morale che egli ha impresso nel governo di Roma senza grande umiltà. Sul valore dell’incontro di Argan con i comunisti come espressione di una esperienza complessiva della sinistra democratica italiana in questa fase storica, si è già detto e si dirà ancora. La sua opera nel Consiglio comunale continua e in ciò io vedo una delle principali garanzie, anche per il mio lavoro.
Dalle parole cortesi, oltre ogni misura, che egli ha benevolmente dedicato alla mia persona, una sopra le altre mi commuove, perché va oltre le vicende contingenti di una successione, per prestigiosa che essa sia, allorché mi ha chiamato suo “amico carissimo”. I colleghi di consiglio ed anche i compagni di partito si incontrano, gli amici si scelgono. Questa scelta reciproca di amicizia non fa velo al dovere che io sento oggi di rendere omaggio, in qualità di sindaco di Roma, a Giulio Carlo Argan come ad un cittadino che ha già fatto onore, con la sua opera e con il suo esempio, alla sua città e al suo paese.
Umiltà perché conosco il valore sperimentato dei colleghi della Giunta e di tutti voi colleghi, che sedete con me in questo Consiglio comunale. Umiltà infine di fronte al compito immane, di rappresentare, come primo cittadino, questa città che amiamo perché rispettiamo, unica al mondo, per la sua storia che ha tanta parte nella civiltà umana e per la sua funzione di capitale e di centro della cattolicità. Ringrazio i colleghi della maggioranza per la fiducia che mi hanno accordato, ringrazio tutti i colleghi che con la loro opposizione hanno contribuito ad esaltare questo passaggio politico ed amministrativo come una prova della necessità della dialettica democratica.
Grande umiltà, signor presidente e colleghi consiglieri, ma non rassegnazione. Ho fiducia nel movimento operaio, popolare, democratico romano di cui sono espressione. Ho fiducia in questa città, sottoposta a prove durissime e a tentazioni ricorrenti e quotidiane di resa al peggio, alla prepotenza e ai veleni di quanti si adoperano di sfruttarla e di piegarla ai propri fini particolari ma insieme città straordinariamente viva e aperta al nuovo, straordinariamente democratica.
Questa è la capitale di Porta San Paolo e delle Ardeatine. è la capitale della Repubblica sorta con la Resistenza, è la capitale della grande risposta democratica alla sfida di via Fani e di via Caetani.
La mia grande speranza è che al lavoro mio e della Giunta municipale – della quale posso garantire la tenacia, la passione, l’assiduità – corrisponde, nel rispetto delle leggi e delle istituzioni, nella consapevolezza dei diritti e dei doveri, nella libera espressione di tutte le realtà politiche, sociali culturali, un rinnovato impegno civile e morale di tutti i cittadini.
Tutte le nostre forze saranno adoperate senza risparmio affinché di questo appuntamento quotidiano di risanamento e di rinnovamento siano protagoniste le nuove generazioni. Sta ai giovani non rassegnarsi, reagire, combattere, dimostrare che la democrazia repubblicana ha in sé la forza di trasformare in meglio gli uomini, le istituzioni, la società. Sta a noi dimostrare che la città è anche dei giovani e per i giovani che aspirano a un lavoro dignitoso, a rapporti più liberi e più elevati tra gli uomini. Argan ci lascia l’esempio e il monito di un impegno multiforme e senza riserve nella lotta contro il terrorismo e la violenza criminale che insidia le basi della nostra Repubblica e attenta, con scelta deliberata e privilegiata, alla convivenza civile nella nostra città.
Partecipo sentimenti di rispettoso omaggio a tutte le autorità religiose e prima di esse al vescovo di Roma, il sommo pontefice Giovanni Paolo II. La sede della capitale e la sede del centro della cattolicità si intrecciano nel destino di Roma.
Consideriamo lo sviluppo di rapporti di autonomia, di reciproco rispetto e riconoscimento di valori, tra il mondo religioso e il mondo civile, tra Stato repubblicano e Chiesa, tra Chiesa di e istituzioni cittadine, come una conquista della democrazia repubblicana che sta anche a noi custodire e difendere. Nella nostra idea di Roma e per Roma c’è la convinzione profonda che tanto più sarà una città, cioè una comunità cittadina, fondata su valori di libertà, di tolleranza. di giustizia, di solidarietà umana, tanto meglio assolverà alla sua funzione di capitale dello Stato democratico, capace di unire e di unificare e tanto meglio la Chiesa cattolica potrà adempiere alla missione che essa si è assegnata e che le assegnano i sentimenti di tanti romani.
Tutta l’azione della coalizione di maggioranza che regge oggi le sorti del Campidoglio, con la sua identità e la sua autonomia, che non è autosufficienza ma consapevolezza del ruolo delle opposizioni, è ispirata dalla convinzione che oggi più che mai, di fronte alla crisi del Paese e alla crisi delle grandi aree metropolitane, la città è una sola. Solo se i mali di Roma saranno affrontati, solo se la parte più oppressa e più debole della società, dai poveri e dagli emarginati agli anziani, dalle borgate ai ghetti della periferia, avranno un peso nuovo su tutta la città, essa potrà essere risanata e rinnovata. Solo se sarà più giusta e più umana, potrà essere ordinata, potrà essere una città capace di custodire il suo passato e di preparare un futuro. Tutto ciò voglio confermare nel momento nel quale, come Sindaco, assumo l’impegno di essere non un sindaco di parte ma un sindaco di tutti i cittadini. di ogni cittadino. Consideriamo il decentramento e la partecipazione democratica il problema dei problemi come forma di una questione più generale che riguarda l’opera della Giunta come di tutto il Consiglio Comunale: governare avendo fiducia nel dialogo e nel confronto che sono premessa di scelte chiare, governare avendo fiducia nella gente
Vorrei infine ricordare, per esprimere tutta la mia gratitudine, i compagni della mia parte politica i quali, con il lavoro e le battaglie ideali, politiche, sociali di questi decenni hanno reso possibile questa mia nuova assunzione di responsabilità. In nessun momento come questo sento di essere al passaggio di un cammino che viene da molto lontano e che supera, coinvolgendola, la mia persona: è il cammino del movimento operaio, dei comunisti, dei socialisti e di tutta la sinistra democratica italiana.

Non sembri ad alcuno che io voglia esaltare uno spirito di parte. Nel legittimo orgoglio di parte c’è anche limpido non solo il rispetto delle altre forze politiche ma il riconoscimento dei valori ideali che esse esprimono concorrendo a far vivere, a difendere, a rinnovare la democrazia italiana. No, non da soli, ma come parte decisiva anche se non esclusiva del movimento operaio, socialista, stando dalla parte dei lavoratori e del popolo, abbiamo servito la città e il paese. La politica della quale tanto si parla in occasione di questa mia elezione noi l’abbiamo vissuta e la viviamo non come affarismo o politicantismo o carrierismo, ma come strumento per conoscere e trasformare se stessi e la società.

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