13.8.16

All’epoca che le fanciulle... Una favola sull'amore maturo (Cetta Petrollo)

Su “il Caffé illustrato”, la rivista letteraria diretta da Walter Pedullà, con il sottotitolo Sei favole raccontano l’amore maturo e il titolo All'epoca che le fanciulle, è stata pubblicato qualche anno fa un testo di Cetta Petrollo, scrittrice, poetessa, direttrice di grandi biblioteche. Riprendo qui la prima delle sei favole. (S.L.L.)
Cetta Petrollo
All’epoca che le fanciulle avevano sessant'anni un gran mago chiese che cosa loro volessero ancora dalla vita.
E il mago era piuttosto importante, uno di quei maghi che separano le acque, fanno girare le lune in cielo anzi ne aggiungono un po’ di qua e di là di lune quando gli umani si annoiano sulle panchine delle calure estive dei giardinetti dove stazionano gli anziani sicché quelli guardando molte lune serali non una sola ma appunto molte lune serali sparse ai quattro angoli del cielo diventano meno anziani e più vividamente felici.
E una fanciulla disse che avrebbe voluto avere dei nipoti per portarli nei giardini e accudirli e riscaldarli vicino al suo cuore, nipoti che riempissero le sue vuote giornate.
Disse il mago: “Non sei sincera, non dici la verità, e nessun desiderio si può esaudire se non è sincero”.
La fanciulla gli voltò le spalle e se ne andò lesta tirandosi sgarbatamente la gonna, di colpo divenuta vecchia da fanciulla che era.
E un’altra fanciulla disse che voleva il potere, quello che hanno i maghi quando costruiscono in un battibaleno castelli e creano animali dall’aspetto mai visto e regni e enormi ricchezze e giostre di cavalieri e re e regine.
“Non sei sincera” disse il mago, non ti posso davvero esaudire, tu non ti guardi nell’anima e se non ti guardi nell’anima niente la mia magia potrà fare.” E la seconda vecchiaccia se ne andò con paurose rughe e nessuna allegria negli occhi.
Infine la terza fanciulla disse che avrebbe voluto l’amore, ancora l’amore, quello di quando appunto era fanciulla però con un po’ di sapore in più come quelle botti vecchie che trattengono il vino e più sono vecchie e più trattengono il vino ed il vino viene fuori saporoso e tranquillo come se avesse aspettato i secoli giusti per essere versato.
“Hai ragione” disse il mago “ma non hai paura? Potresti perdere tutto quello che hai finanche la tua serenità, sicuramente le tue ore che saranno sconvolte, parli così perché non ricordi che cos'è l’amore”
“Sì, è vero” disse la fanciulla “io non ricordo bene è per questo che vorrei riattraversare la tempesta e farmene attraversare e poco importa se tutto rischio, non ho poi molto da perdere”
E il mago le disse “Tu sì che sei sincera, perciò ciò che aspetti accadrà ed in un tal modo e con una tale violenza che gli anni si mescoleranno tutti e ti ritroverai in luoghi sconosciuti, né prima, né dopo, nei non luoghi”.
E la fanciulla disse sì e si alzo un gran vento, vento di tempesta, che la sollevò in un concerto di parole e odori e sapori e lei si distese tutta su quei sapori, odori, parole e volò via e nessuno l’ha più vista per quanto tutte le altre fanciulle si fossero date da fare chiamandola ai quattro canti del giardino dove erano rimaste appese le quattro lune.


“il Caffè illustrato”, Anno XI n.63, novembre-dicembre 2011

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