15.8.16

Cina. Risale a 4100 anni fa: è il più antico osservatorio astronomico (Marco Del Corona)


Antica meridiana cinese
PECHINO — He Nu è convinto di avere ragione, e continua a scavare. Gli astronomi pensano che possa avere ragione, e lo lasciano scavare. Ed è così che He procede con la sua missione: dimostrare che i resti scoperti nella contea di Xiangfen, provincia dello Shanxi, appartengono al più antico osservatorio astronomico mai identificato. Il sito di Taosi, che risale a 4.100 anni fa, è la grande scommessa di He. Lui è ricercatore all’Istituto di Archeologia che fa capo all’Accademia di Scienze sociali (la Cass), una delle istituzioni cardinali della Repubblica Popolare: secondo la sua teoria, Taosi non solo è un punto di svolta nella storia dell’umanità, ma contribuirebbe ad allargare le conoscenze sulle prime fasi della civiltà cinese, 5 mila anni di storia i cui capitoli iniziali trascolorano nel mito.
Le autorità di Pechino dal 2001 conducono un programma di ricerche archeologiche per investigare i fondamenti della Cina di oggi, in un’ansia (nazionalistica) che si nutre di primati, reali o presunti. Taosi, dunque, ricopre un ruolo chiave. Una Stonehenge cinese. He Nu ha dichiarato che la struttura delle vestigia gli ha ricordato il celeberrimo monumento britannico: stesso impianto circolare, «e poiché gli antichi cinesi credevano che il cielo fosse circolare, tutte le strutture che si riferivano al cielo avevano una pianta circolare». Il China Daily, quotidiano che mostra quanto la Cina vuole far sapere di sé al mondo, gli ha dato credito. E lascia che He spieghi gli indizi che lo portano a sostenere, reperti alla mano, di avere scoperto il primo osservatorio astronomico di sempre.
Il ritrovamento dei resti risale al 2003 e sei anni sono serviti a He Nu per argomentare la sua ipotesi. Gli scavi hanno mostrato che a Taosi erano esistiti 13 pilastri posti – appunto – circolarmente. Dodici intervalli. Dal dicembre 2003 all’aprile 2004, l’archeologo ha effettuato osservazioni utilizzando dei pali infissi nel terreno in corrispondenza delle tracce dei pilastri. Registrando il sorgere del sole intorno ad alcune date fondamentali – solstizio d’inverno; il picco della stagione fredda, ovvero verso il 20 gennaio; l’equinozio di primavera; il picco delle piogge, cioè verso il 20 aprile – He ha avuto la quasi certezza che si trattasse di un osservatorio, utilizzato per orientare i tempi dell’agricoltura. Quando gli astronomi hanno contestato la prima tornata di dati, He ha ripreso a scavare, scovando le tracce di quello che doveva essere il punto d’osservazione originale, 25 centimetri di diametro. E’ a 4 centimetri dal punto d’osservazione che He si era dato per le sue simulazioni: quasi una prova.
Qualche anno e 70 cicli studio del cielo dopo, sia i luminari dell’astronomia sia l’Istituto per la Storia delle Scienze naturali presso la Cass hanno ammesso che i dati raccolti meritano approfondimenti. He esulta. Se così fosse, l’epoca degli imperatori Yao, Shun e Yu, collocati in un terzo millennio a.C. dal sapore mitologico, risulterebbero un po’ meno leggendari e un po’ più reali. Soprattutto Yao, cui tradizionalmente si riconosce l’introduzione dell’astronomia e del calendario. Il direttore del museo archeologico della contea, Tao Fuhai, ha invece esaminato il vasellame ritrovato a Taosi concludendo che qui, per la prima volta in Cina, il motivo decorativo del drago si associa al potere, dunque al potere imperiale, e che il sito può perciò essere quello di una capitale. La caccia alle radici della terza economia mondiale è solo cominciata. He Nu continua a scavare, gli accademici osservano. Alle ambizioni della Cina servono anche le stelle del passato.


Corriere della Sera 15 dicembre 2009

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