5.10.16

New wars. In guerra con un pugile dimezzato (Angelo D'Orsi)

Il testo che segue risale al 2008, otto anni fa; a ciò che è accaduto nel frattempo drammaticamente conferma la diagnosi dello storico che ne è autore. Anche le nuove forme di attacco all'Occidente, da parte dell'ISIS, classificate generalmente come “terrorismo”, sono una forma di guerra asimmetrica e sono – in gran parte - conseguenza della “guerra permanente” iniziata dagli USA e dai loro alleati dopo l'89. (S.L.L.)
I conflitti dopo l'89. 
Asimmetrici, diseguali, ad armi impari
Sappiamo tutti quando comincia una guerra, ma chi può dire quando finisce? Il panorama mondiale è cambiato radicalmente con il 1989-91: dopo un momento di euforia in cui si sentì dire che si era entrati in un'età di pace perpetua (povero Kant!), anche i più pervicaci ottimisti (liberali), si sono resi conto che le cose stavano diversamente. Si era entrati in un'epoca di guerra permanente, di conflitti estremi, con forti componenti ideologiche e religiose, quasi sempre fondati su interessi economici.
Quest'età bellicosa si esprimeva in guerre piuttosto diverse da quelle del passato: si invento' infatti la formula new wars, le «nuove guerre» (Umberto Eco parlo' di «neoguerra»), ma nel linguaggio corrente si sono preferite locuzioni edulcorate: «operazioni di polizia», «interventi umanitari», «missioni di pace», peacekeeping. E quando proprio si dovette ammettere che si trattava di guerre vere e proprie, si giunse a etichettarle come «altruiste» o persino «etiche».
Ma in che cosa sono «nuove» le nuove guerre? Sono innanzi tutto guerre asimmetriche, diseguali, fondate su una sproporzione tra le forze in campo: la guerra del Kosovo ne e' esempio paradigmatico. Una coalizione di 19 nazioni - la più potente mai vista nella storia - contro uno Stato, la Serbia, grande come una o due regioni italiane: la disuguaglianza non era solo numerica, ma di capacita' tecnologica. Gli aerei degli attaccanti bombardavano da 10000 metri, quando la contraerea serba raggiungeva i 3000. L'asimmetria si riferisce all'incapacità di uno dei due contendenti di combattere: la metafora è quella usuale del pugile che combatte con un braccio legato dietro la schiena: quando termina il match? Quando l'uno muore o l'altro si stanca di colpire. Nuove, perché sono combattute, queste guerre, accanto agli eserciti, da forze irregolari, paramilitari, polizie, mercenari... Nuove, perché guerre ai civili: prima colpire i civili era un incidente, piu' o meno frequente; ora essi sono il primo obiettivo; anche se poi sentiamo parlare di «effetti collaterali». Come possono esserlo, se in Iraq oltre il 90 per cento dei morti é costituito da non militari? Nuove, queste guerre, perché estranee al diritto internazionale, faticosamente costruito nel corso dei secoli, sempre zoppicante e malcerto, ma almeno nelle forme generalmente rispettato. Invece queste guerre lo hanno semplicemente ignorato. Tutto è diventato lecito: cominciare una guerra senza dichiararla, inventare guerre «preventive», sterminare civili, torturare prigionieri, impedire l'accesso ai mezzi di soccorso delle organizzazioni umanitarie; e lo stupro, spesso seguito dall'assassinio, è ormai un'arma impiegata sistematicamente, spesso su precise disposizioni dei comandi. Perciò il controllo sull'informazione è diventato ferreo, rispetto al passato anche recente: non si deve sapere quel che accade; ma nel contempo, paradossalmente, si tratta di guerre mediatizzate: ci si fa vedere tanto, ma ci si fa conoscere poco. Infine, la novità di queste guerre sta nella sperimentazione di armi nuove: l'uso massiccio dell'uranio impoverito, le cui conseguenze non sono ancora del tutto acclarate, ma sappiamo che agiscono su tempi lunghissimi; le bombe a grappolo; la micidiale «tagliamargherite», ordigno dalla forza distruttiva pari a quella di una «piccola» bomba nucleare; elicotteri telecomandati; supermissili; scudi spaziali; armi chimiche... Armi che colpiscono gli individui, ma mirano a inquinare aria, acqua, terra; a rendere intere regioni invivibili, le terre incoltivabili, per decenni.
Le nuove guerre sono guerre ambientali: esse eliminano la possibilita' stessa della sopravvivenza, generando ulteriori conflitti, perché costringono masse di umani a spostarsi, e provocando effetti a catena. Dunque sono guerre globali. Basta toccare una tessera del domino, per scatenare l'inferno sulla terra. E il domino colpisce anche la vita interna agli Stati: dove c'è guerra, c'è meno democrazia. Perché la guerra si costruisce sulla menzogna. E il potere democratico è un potere visibile. Insomma, le nuove guerre sono guerre infinite: come numero, e per la loro durata indefinita. Guerre che non aspettano pace. E nessuna pace sembra in grado di fermarle; e il terrorismo è una delle facce della guerra infinita. 


“Tuttolibri – La Stampa” 11 ottobre 2008

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