Tra le ripoesie che
mi ha mandato qualche anno fa Enrico Sciamanna spicca per originalità
il testo che segue. Di solito in siffatti esperimenti si usa
sostituire nel dettato di una poesia celebre le espressioni o i
singoli vocaboli con altri che ne ribaltino in qualche modo il senso
(T'amo, pio bove diviene
T'odio, empia vacca);
qui il criterio che governa l'agire non è l'opposizione ma la
contiguità semantica, la sostituzione dei vocaboli con sinonimi o
espressioni che ne spostino di poco il significato. Così
per esempio qui al posto dei pensieri ci sono i sogni, al posto della nebbia le brume e in luogo del nero non
v'è il bianco, ma quel rosso che al nero s'accosta nei colori
del Milan e dell'anarchia cari a Sciamanna come a me. Non ritengo
opportuno indicare il testo base utilizzato, riconoscibilissimo. Il
titolo alla ripoesia non l'ha
dato Enrico, ma l'ho appioppato io. (S.L.L.)
La
bruma sui caprili
inumidendo
ascende
e
il vento che li fende
fa
il lago spumeggiar.
Poggia
sui tronchi in fiamme
la
griglia crepitando
sta
il pescator cantando
al
balcone a guardar
in
mezzo a rosse nuvole
volatili
incolori:
sogni
cacciati fuori
al
tramonto partir.
Per
le strade paesane
col
fermentar dei mosti
gli
acri vapor son lesti
lo
spirto a rinfrancar.
(G.
Spinetti)
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