28.1.17

1967. Un'intervista a Stokely Carmichael (“l'Unità”)


Cinquant'anni fa meno qualche mese, di luglio, in piazza incontrai Calogero Gueli. Tenevo in mano e non avevo ancora sfogliato “l'Unità”, appena acquistata dal tabaccaio Fontana, e Lillo mi segnalò l'intervista a Stokely Carmichael in terza pagina, quella che qui riporto. Lessi subito e con grande interesse. “La Sinistra” aveva già diffuso l'appello del Che dalla Bolivia quel Creare due, tre, molti Vietnam, che gli valse, nel Comitato Centrale del Pci, l'epiteto di “stratega da farmacia” rivoltogli da Giorgio Amendola e Mao, nel pieno della Rivoluzione Culturale, aveva diffuso dichiarazioni di solidarietà alla lotta violenta dei neri d'America. Gueli ed io eravamo molto curiosi dei rivolgimenti che in quegli anni scompaginavano l'ordine dei cinque continenti; ma lui aveva una particolare simpatia per le lotte degli afro-americani. Non mi sono mai spiegato come poi diventò l'uomo di potere che diventò.
Mi sono ricordato di quest'episodio qualche mese fa, ritrovando la pagina nell'archivio storico de “l'Unità”, mentre cercavo altro. La scaricai per postarla nel blog con i miei tempi. Oggi non sarebbe più possibile: l'archivio storico digitale de “l'Unità”, pur realizzato con cospicui sostegni pubblici, non è più disponibile a studenti, studiosi, nostalgici e curiosi. Ed è una vergogna. Scriverò ad alcuni direttori del passato che ritengo sensibili al problema: Tortorella, Macaluso, Reichlin, D'Alema, per capire se non si possa fare qualcosa. Intanto metto in giro questa intervista a Carmichael che “l'Unità” tradusse da un quotidiano inglese. È curioso il fatto che il traduttore usi il vocabolo “negro” per rendere il “black” angloamericano. Nigger era già stato bandito dagli afroamericani in lotta come termine legato allo schiavismo, ma in Italia “negro” non era ancora avvertito come “politicamente scorretto”. (S.L.L.)

L'intervista, di cui riportiamo ampi stralci, perché aiuta a capire la formazione e le tesi del più prestigioso dei nuovi dirigenti negri, è stata concessa da Stokely Carmichael, leader del movimento del Potere negro, al giornalista Colin McGlashan, dell’Observer, durante il recente soggiorno londinese del dirigente dello SNICK (o SNCC, organizzazione negra studentesca d'avanguardia).
«Quello che non riesco a sopportare è che, un tempo, sognavo di essere bianco. Facevamo un certo gioco, a Trinidad: si prendeva una buccia di mango e la si buttava per aria; se cadeva dalla parte nera, avresti sposato una donna di pelle nera. E io speravo che cadesse dalla parte bianca » ricorda Stokely Carmichael.
Carmichael crebbe con due sorelle, tre zie e una nonna in cima a quarantadue scalini della migliore casa di Oxford Street a Port of Spain, Trinidad, Indie occidentali inglesi. L'aveva costruita suo padre, quella casa, per poi andarsene negli Stati Uniti. Cosi Carmichael non vide i genitori fino all'età di dodici anni, quando li raggiunse a New York...
Sui dieci anni, indossava rispettabili pantaloni grigi, camicie bianche con il colletto duro e i calzini lunghi della Tranquillity Boys School. « La mia rabbia — dice — è che ero drogato dalla supremazia bianca e non mi ribellavo. Forse sono pazzo adesso: perché anche la gente che ammiravo, nelle Indie occidentali, non si ribellava. Ed ero addirittura soddisfatto, quella volta che rimasi quattro ore in piedi, ad agitare la bandierina, per l'arrivo dei Reali... ».
«Se domandate a un bambino negro — continua — di qualunque posto sia, nelle Indie occidentali, qualche cosa sulla storia africana, sulla valle del Nilo o su Annibaie, non ne sa nulla. Sa tutto, invece, sulle regine bianche... ». Carmichael sta guardando un giornale londinese. Tralascia il titolo dove si attaccano i suoi comizi Potere negro-violenza, per fissare per un buon minuto la fotografia della principessa Margaret: «E costei ha ancora un fascino, per loro! Perché? Mio padre, per esempio: ecco uno che fu sottomesso. calmo, obbediente. Io no. Ma lui si beveva tutto quello che gli diceva il bianco: "Se lavori sodo avrai successo". Ed è morto com’era nato: povero e negro »...
Carmichael ricorda che il padre rimase disoccupato per tre settimane, perché era troppo onesto per corrompere i sindacalisti che gli dovevano trovare un posto. «Mia madre sfacchinò fino a mettere su cinquanta dollari. Allora invitò a casa il sindacalista, gli diede quel danaro e un costoso profumo Mio padre trovò l’impiego c commentò, convinto: "Ecco il premio per aver pregato il Signore". Mia madre sì, era un tipo combattivo. Se le serviva qualcosa, cercava di prenderla ».
Parla poi della sua adolescenza nelle strade di Harlem e del Bronx: «Rubavamo automobili, batterie, quel che capitava. Poi ci riunivamo a bande, cominciammo a svaligiare lavanderie. I piani li preparavo io. A sedici anni vendevo la droga. Secondo le leggi bianche non si può fare il traffico di cocaina fino a ventun'anni ».
A parte questa complessa formazione, una delle influenze determinanti fu quella di Malcolm X, il leader del nazionalismo negro assassinato tre anni fa ad Harlem.
La fotografia di Malcolm è appesa sopra la scrivania di Stokely. nel suo quartier generale di Atlanta, in Georgia. Accanto c’è un manifesto dello SNICK con la pantera nera che balza in aranti e la scritta: «Spostatevi o vi passeremo sopra».
«Ammiravo l'intelligenza di Malcolm. — dice Carmichael — la sua mente analitica, la sua coerenza e la sua volontà di dar vita a un movimento per riunire finalmente la sua gente. La cosa più importante che i giovani militanti hanno imparato da Malcolm è che egli parlò alla sua gente e smise di parlare ai bianchi... Il guaio con i bianchi liberali è che ogni volta che ti metti a parlare con loro, subito parlano della razza. Non è questo il tipo di amici che mi interessa Io voglio sedermi e ascoltare Thelonius Monk, o parlare di Bach o di Joyce »
Che avrebbe fatto, se mentre passeggiava con una ragazza bianca, un bianco l’avesse chiamata prostituta?
«Credo che avrei continuato a camminare. In un caso dei genere si va o a una lunga discussione o a una rissa. Non credo che ne varrebbe la pena».
E questo come si concilia con il rifiuto di porgere l'altra guancia?
«Non posso portare avanti una battaglia individuale. Sto combattendo il razzismo istituzionalizzato. Mio compito è di non permettere all'uomo bianco di condizionare in nessun modo il mio comportamento ».
Se si parla di violenza, Carmichael si stringe nelle spalle: «L’uomo bianco parla della violenza. Parlava di violenza,quando ha razziato l'Africa? Dice che il Potere negro è violenza. L'uomo bianco è stato violento con noi per quattrocento anni... Mi danno dell'agitatore e del sobillatore perché, quando mi rivolgo a un uditorio negro, non uso la logica e non intellettualizzo. Non ce n’è bisogno: i negri apprendono per istinto ed emozionalmente. Per esempio, essi comprendono bene la brutalità della polizia ».
Che si dice dei recenti tafferugli di Newark. dove 23 persone sono state uccise?
«Non sono stati tafferugli. Sono state ribellioni, io mi sono trovato coinvolto in esse otto volte... Il gioco della morte è quello che i bianchi compiono per spaventarci: "Guarda — dicono — voi avete avuto ven-tun morti, noi solo due... fareste meglio a smettere". Ebbene: lo SNICK ha una forza; perché quando noi diciamo: "Brucia. ragazzo, brucia", siamo noi i primi ad accendere davvero il fiammifero...».
«...Naturalmente si può ottenere una "pace duratura" negli Stati Uniti: basta che ogni volta che il bianco dice: “Nigger fai questo’’ il negro obbedisce. Comodo, no? Bella, questa pace! ».
E il futuro? Vi aspettate una contro-reazione da parte dei bianchi?
«Gli Stati Uniti non possono usare una bomba H contro il popolo negro, negli Stati Uniti stessi. Ma se circondano i ghetti, faremo crollare ogni dannata cosa che vi hanno costruito. Spianeremo l’intero Paese, se vengono alle mani con noi!».
Carmichael afferma di essere stato in prigione trentacinque volte, otto per sobillazione. Per di più gli hanno sparato otto volte... E’ stato picchiato più volte di quante ne possa ricordare; si rimbocca le maniche per mostrare le cicatrici che gli hanno lasciato quindici giorni fa, battendolo con la canna di una pistola durante un arresto. Prima di quest’anno, Carmichael riteneva che non lo avrebbero lasciato in vita fino alla fine dell’estate in corso.
Come vede ora la possibilità di essere ucciso come Malcolm X?
«È il dilemma dei bianchi. Hanno capito di aver commesso un errore con Malcolm X, perché lo hanno fatto diventare un martire. Hanno il problema di uccidermi, o di imprigionarmi. Non si decidono, ed è per questo che sono vivo ».
Intanto, non va mai in girò senza guardia del corpo. Nel Mississippi o a Watts. sotto la divisa da nazionalisti negri, la guardia del corpo porta le armi. A Londra si tiene in disparte. Il suo custode dice: «Non scrivete il mio nome: sappiate però che se Stokely sta per morire, io sto per morire con lui. Devono sparare a tutti e due ».
Carmichael, pensa di poter ancora perdere la propria popolarità?
«La gente guarda più a un uomo che a un movimento — dice perché è più facile. Ma ciascuno, nell’organizzazione, può fare quello che faccio io. Il personaggio Carmichael è un’invenzione della stampa bianca e non vivrò certo secondo le regole che hanno fabbricato per questo personaggio». Dice che ha lasciato la presidenza dello SNICK anche per combattere la sua crescente popolarità personale: « Cerco di ridimensionare Carmichael. Il mio posto è in mezzo al mio popolo. Il mio compito è quello di raccogliere l’ammirazione e l’amore che il popolo negro mi tributa, e di ridistribuirlo tra noi, e fuori di noi ».
Carmichael qualche mese fa diceva che Potere negro significava che i negri dovevano avere i loro diritti nelle aree a maggioranza negra. Ora dice: « ...Vogliamo il controllo delle istituzioni nelle comunità in cui viviamo, vogliamo possibilità di controllo nel Paese; vogliamo che finisca in tutto il mondo lo sfruttamento contro la gente non bianca ». Ritorna questa settimana in America, con un traguardo ambizioso per portare avanti la causa dello SN1CK: Washington, che ha una maggioranza negra.
Nel prossimo febbraio ritornerà a Trinidad; vede la Giamaica come uno dei migliori obiettivi (per una rivolta negra antimperialista, ndr). Ha vetntisei anni e — con riluttanza — Stokely Carmichael ha ereditato il trono di Malcolm X, simbolo principale dell’impegno negro nel mondo. Ha bisogno di adeguare se stesso a questo ruolo, come Malcolm seppe fare durante il suo ultimo anno di vita. La tragedia di Carmichael e del suo popolo è che potrebbero non dargli il tempo e la possibilità di farlo.

“l'Unità”, 25 luglio 1967

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