17.1.17

Comunisti. Gelasio Adamoli a cento anni dalla nascita (Camillo Bassi, 2007)

L' impegno profuso in Parlamento contro tutti i tentativi di limitare i diritti dei portuali attraverso l'innovazione tecnologica che nei primi anni sessanta cominciava a penetrare nel lavoro sulle banchine, contro le autonomie funzionali, contro il progetto iniziale del centro di Rivalta Scrivia, contro gli attacchi alle conquiste operaie nelle aziende delle Partecipazioni statali. In quelle lotte seppe talvolta cavar fuori intelligenti e sorprendenti iniziative personali.
Nel Pci non c'era certamente chiarezza ed unità d'intenti nell'affrontare quei problemi assolutamente nuovi, soprattutto in porto; c'erano discussioni accese, confronti seri che forti personalità come Giuseppe D'Alema, padre di Massimo, allora segretario regionale ligure, Sergio Ceravolo prima e Piero Gambolato poi, segretari provinciali genovesi, Luigi Rum segretario della Filt Cgil, i dirigenti delle Compagnie portuali, e lo stesso Adamoli portavano avanti con accanimento, preparazione e lealtà. Chi ha lavorato con lui avrebbe potuto raccontare episodi memorabili della sua attività di sindaco (ad esempio il pagamento degli stipendi ai comunali con le casse del comune completamente vuote, fatto che portò la sua popolarità alle stelle), il suo corruccio perenne per la moderna costruzione di piazza Caricamento, a lui imposta e non condivisa.
Altro suo grande impegno, tanto importante quanto poco ricordato, è stato sul piano internazionale, che qui è bene brevemente citare. Nel 1968, dopo l'invasione della Cecoslovacchia da parte dell'esercito sovietico e di altri paesi del Patto di Varsavia, invasione che il Pci condannò senza mezzi termini, i rapporti tra i due partiti, Pci ed Pcus, erano ridotti al minimo. C'era l'associazione Italia-Urss, per i rapporti culturali e di amicizia tra i due paesi come si specificava sempre, che si riteneva fosse adatta, attraverso la sua attività istituzionale, ad aiutare il miglioramento dei rapporti tra i due paesi ed anche tra i due partiti. Purtroppo il responsabile di allora dell'associazione, prestigiosa figura di intellettuale e di storico, non faceva molto per ridurre i dissensi tra i due paesi e tra i due partiti. Poiché era importante recuperare un minimo di normalità nei rapporti, quanto meno formali, fu messo alla testa di Italia-Urss il senatore Gelasio Adamoli. In questa sua funzione Adamoli, nel giro di pochissimi anni, con un'attività incessante, seria, energica portò a livelli senza precedenti i rapporti culturali tra i due paesi. Chiunque può andare a cercare nelle cronache dell'epoca, 1970-1976, cosa non è stato fatto sotto la sua guida e la sua spinta: incontri bilaterali italo-sovietici ai livelli più alti su cinema, teatro, letteratura, musica, scuola, architettura, il ruolo della donna nella società, sicurezza sul posto di lavoro (preveggenza), come fu pure preveggenza un grande convegno a Bologna sui temi dell'ambiente.
Portò a collaborare con l'associazione gli artisti più prestigiosi, da Alberto Moravia a Bernardo Bertolucci, da Ettore Scola, Nanni Loy e Cesare Zavattini a Carlo Levi, Umberto Eco, da Vittorio Gregotti agli innumerevoli artisti e professionisti genovesi. Portò a Genova la mostra su Vladimir Majakovskij, vi organizzo nel 1972 un convegno internazionale per ricordare il 50° della Conferenza di Genova e del trattato russo-tedesco di Rapallo. Contribuì in modo decisivo ad organizzare viaggi in Urss di esponenti cattolici come padre Ernesto Balducci, un intero gruppo di parroci e, anche se con grande discrezione e qualche contrasto, il viaggio del cardinale Giuseppe Siri nel 1974. Organizzò persino un incontro tra il famoso ex sindaco di Firenze Giorgio La Pira e un cosmonauta sovietico, reduce da una recente impresa spaziale.
Invitò in Italia ad esibirsi i più grandi nomi dell'arte sovietica, dalla Maya Plisetskaja a Grigory Chukray, Emil Gilels, Krennikov, e molti altri che sarebbe troppo lungo elencare, così pure campioni dello sport, ne ricordiamo uno per tutti: Lev Jashin, il leggendario "Ragno nero". Contribuì a realizzare un importante evento culturale degli anni settanta: la messa in scena alla Scala, diretta da Paolo Grassi, dell'opera di Luigi Nono Al gran sole carico d'amore, con scenografie di Renato Guttuso e la regia di Juriy Ljubimov, celebre anche in Occidente e in odor di eresia nel suo paese. Adamoli era tra gli ospiti d'onore alla prima, proprio come riconoscimento del suo contributo. Riuscì ad avvicinare all'Italia ed al Pci importanti personalità politiche sovietiche come il potentissimo capo del partito di Mosca, Viktor V. Grishin, il dogmatico responsabile della sezione esteri del Pcus, Boris Ponomariov, la mitica Ekaterina Furtzeva, ministro della cultura.
A conferma delle sue doti di fine diplomatico va sottolineato che tutto questo fu fatto in anni nei quali la tensione tra i due partiti era sempre piuttosto alta, quando Enrico Berlinguer andava a Mosca a parlare di stato laico e della democrazia come valore assoluto, quando alla conferenza internazionale dei partiti comunisti rifiutava di firmare il documento finale preparato dai sovietici e ne sottoscriveva solo una delle sue quattro parti.
Va però ancora aggiunto che il compagno Gelasio Adamoli esercitava un fascino eccezionale nei confronti di tutti coloro che l'avvicinavano. Quando qualcuno gli faceva notare questa cosa, lui rispondeva sempre ammiccando: "Ma sai io parlo in modo semplice, non amo gli schemi e le frasi fatte, questo piace". Ed era vero, ma a questa andavano aggiunte altre caratteristiche non meno importanti: l'intelligenza, l'eleganza e la garbata ironia che, nello scontro politico, diventava anche dura polemica.
Questo fascino aveva grande presa sui giovani come dimostrarono i suoi ultimi anni di vita con il grande impegno, ricordato più volte anche dal presidente Claudio Burlando, per ridare alla città il suo grande teatro lirico e ravvivare il contatto con i giovani sui temi della cultura e degli insegnamenti della Resistenza, della quale fu un protagonista. La gran massa di popolo presente ai suoi funerali, l'appassionato ricordo nel discorso del compagno Alessandro Natta sono stati davvero il suggello ad una vita "degna d' essere vissuta". In conclusione va sottolineato che il compagno Adamoli fu figura cristallina, di assoluta moralità, di totale disinteresse materiale (si potrebbero citare episodi significativi), anche per queste non secondarie ragioni, oggi, non è proprio possibile dimenticarlo. E i Ds lo ricorderanno nel modo adeguato nella giornata di domenica 9 settembre (data non casuale) alla Festa Provinciale de l'Unità, con la presenza e la partecipazione dei tanti compagni che lo hanno conosciuto, che con lui hanno lavorato e da lui tanto hanno imparato.


la Repubblica, 29 luglio 2007  

Nessun commento:

Posta un commento