Ezra Pound con la figlia
Mary
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TIROLO DI MERANO —
Al castello di Brunnenburg si arriva a piedi perché la strada è
stretta. Ma da quelle stanze, ricostruite su antichissimi ruderi, lo
sguardo scorre tra vigneti e montagne: Val Venosta, Val d’Adige e
un po’ di Val Passiria. Qui abitò per qualche tempo Ezra Pound,
quando nel 1958 lo rilasciarono dall’ospedale psichiatrico Saint
Elizabeth «in custodia alla moglie» Dorothy Shakespear.
« Viveva nella torre —
racconta Mary de Rachewiltz, figlia del poeta e della violinista
Olga Rudge — e i Frammenti,
l’ultima parte dei Cantos, li ha scritti proprio lì». Gli
piaceva stare nel castello; anche se non andava a caccia di
solitudine, preferiva «essere lasciato in pace». Detestava le
domande stupide dei giornalisti, le definizioni schematiche, l’ironia
su certe sue idee di colture agricole come quella delle «noccioline
americane». Uomo di città, credeva nella natura ed era contento di
quella figlia allevata da contadini tirolesi.
Mary de Rachewiltz, occhi
chiari e piglio cordiale, riceverà oggi il «Premio Monselice» per
la traduzione completa dei Cantos pubblicata da Mondadori nei
Meridiani: quarant’anni in cui ha mescolato affetto e poesia. «E’
stata la mia salvezza» dice. Perché? «Quel lavoro mi ha motivata,
mi ha evitato deragliamenti e anche il rischio di scrivere in
proprio». Di suo padre che cosa resta qui? Lei indica uno scaffale:
« Guardi quei libri, i suoi libri, sono tutti nei Cantos». È
l’epopea storica in cui Pound voleva raccontare il mondo — da
Omero a Churchill, da Saffo a Stalin attraverso la Cina —
ricavandone una morale universale. Un laboratorio linguistico per
evocare epoche e personaggi. Versi pieni di citazioni, allusioni,
nostalgie e rabbie.
— Quali maggiori
difficoltà ha incontrato?
«Ritrovare tutte le
fonti a cui si riferiva: la trascrizione per lui era un punto di
partenza creativo. E poi l’uso di certe parole. È stato Pound a
farmi tradurre i primi ’’Cantos”, mi aiutava a rifare la sua
poesia in italiano. Ma lui faceva a pezzi la lingua, inventava
parole. “Non si dice cosi? E’ ora che si dica!” Ad esempio,
Pound, ha inventato la parola "badogliare”».
— Che cosa le
insegnava.
«Mi diceva: "Posso
insegnarti solo il mestiere che conosco! E, naturalmente, l’etica
confuciana. Il rispetto per un certo ordine, per l’individuo, per
il bambino, non per chi pretende di avere un ruolo importante pur
seza aver fatto nulla».
Mary de Rachewiltz cita
alcuni versi del XXX Cantos: «E Kung minacciò Yuan Jang / più
vecchio di lui / Che diceva acquisir sapienza / musando lungo la
strada / E gli disse: / Vecchio idiota, smettila, / Alzati e fatti
utile». « Vede, Pound ci teneva a quel "musando" che
significava andare in giro facendo l’accigliato...». Fa un altro
esempio: There is not substitute for the lifetime, lui volle
tradurlo con: «Nulla surroga il campar».
— Suo padre, almeno a
parole, era fascista e antisemita. Lei considera troppo pesanti il
campo di concentramento e la lunga clausura nell’ospedale
psichiatrico?
«È stata pesante
l’ambiguità. Fu una follia postbellica metterlo in una gabbia al
Disciplinary Training Center, vicino a Pisa. Anche se qualcuno scrive
libri dicendo che gli piaceva quel ruolo. Certo, aveva il vantaggio
di vedere il mondo da tutti i punti di vista, anche da una gabbia per
gorilla...».
— In che senso parla di
ambiguità?
«L’accusa era di
fascismo e antisemitismo. Per un cittadino americano questo non
dovrebbe essere un crimine. Come Pound diceva: libertà di parola
senza libertà di parola alla radio vale zero. E poi lui aveva uno
spirito di contraddizione, un senso della sfida... Ma non voleva che
l’America facesse guerra all’Italia, tentò di parlare con
Roosevelt e qualcuno gli diede del matto».
— Forse non aveva
capito bene l’Italia di allora.
«L’ha idealizzata.
Mussolini gli era simpatico perché per lui rappresentava
l’italianità. Quando ci fu la campagna d’Abissinia, tuttavia,
ebbe parecchie perplessità, ma gli facevano rabbia la falsità
inglese e la plutocrazia. Guardi, aveva anche amici ebrei e di campi
di concentramento non ne sapeva niente».
Il castello di
Brunnenburg, dove visse per qualche tempo Ezra Pound
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Mary de Rachewiltz si
accalora in un ritratto con tinte un po’ oleografiche in questa
difesa del padre che non vuole irretito da
etichette politiche. Dice che la Corte degli Stati Uniti non ha
trovato modo di restituire a Pound la personalità giuridica. «Hanno
colpito la sua opera, il suo testamento non è stato giudicato
valido... Quando era libero si è accorto di non essere libero, lo
hanno lasciato in custodia».
— Si lamentava?
«Lui non si lamentava
mai, si infuriava. Ha scritto ”With a bang not luith a whimper”,
con un’esplosione, non con un lamento...»
— Qui c’è un ricordo
di T.S. Eliot, un po’ manipolato...
«Sì, Eliot. Lo ha messo
nei Cantos. Si volevano bene. Quando Eliot è morto lui ha
detto: non c’è più nessuno che capisca un “joke”»
— Suo padre si è
pentito di qualcosa?
«Non credo che si possa
parlare di pentimento. Non si è mai pentito delle sue idee, ma se
mai di non averle espresse in modo chiaro. Non voleva del male per
nessuno. Ma quando il male lo vedeva si scagliava con parole
furenti...».
— Aveva dei segreti?
«Se li aveva erano
inconsci. Cercava se stesso, credo che si sia capito. Ci sono tante
biografie di Pound, ma la sua vita non è stata ancora scritta».
— E quel periodo di
ostinato silenzio?
«A noi dava fastidio. Ad
esempio, si era tutti a tavola, c’era gente, si aspettava che lui
dicesse qualcosa, anche una scemenza. Ma lui non diceva nulla. Credo
che mantenesse quel silenzio perché vedeva la discrepanza tra un
paradiso possibile e la natura umana».
— Era distaccato dalla
realtà?
«Non so se fosse
staccato o troppo dentro. Non era un mistico, era un credente».
— C'è un risveglio di
interesse per l’opera di Pound, anche in Francia è stata
pubblicata da Flam-marion la traduzione completa dei Cantos.
Eppure i critici sono ancora divisi: alcuni lo considerano
il più grande poeta
americano del secolo, altri un campione dell’artificio.
«Incomincia a diventare
di moda essere pro-Pound. Ora il consenso è maggiore, anche nelle
scuole strutturalistiche e post-strutturalistiche. E soprattutto lui
dà molto materiale per scrivere libri. E’ entrato nelle
Università, anche in Italia si discutono tesi».
— Esistono ancora
inediti interessanti?
«Epistolari, come le
lettere ai genitori che gettano luce sulle sue radici americane.
Adesso c’è perfino il progetto dì pubblicare in facsimile i
manoscritti dei Cantos’»
— Che insegnamento le
ha lasciato?
«L’onestà, la
sincerità. Far crescere qualcosa: sia i nipoti che i ravanelli nel
giardino».
Nel giardino è rimasto
un acero da zucchero. Pound ne aveva fatti mandare a Brunnenburg
perché nascesse una piantagione. Quella pianta è un simbolo della
sua fiducia nelle risorse naturali, negli scambi, contro
1’«imperialismo chimico» e l’«affarismo». Ma è anche
un’illusione: di lì zucchero non ne è venuto fuori.
“Tuttolibri La Stampa”,
28 giugno 1986
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