14.5.17

"Mussa luordi", musi sporchi (S.L.L.)

A tiempu di li mussa luordi”, quand'ero ragazzo, indicava tra i vecchi popolani un'epoca remota, ma non del tutto imprecisata. Era un tempo in cui loro non erano vissuti, ma i loro padri e i loro nonni sì, significava più o meno “due generazioni fa”. Pare che questi “mussa luordi” (“musi sporchi”) fossero in realtà gli operai venuti sul finire dell'Ottocento a costruire una tratta ferroviaria e la stazione Campobello-Ravanusa. Dovevano essere una quindicina, tutti calabresi, perché calabrese, stando alle memorie che ho raccolto, era l'impresa costruttrice, e portavano quasi tutti folti baffi come segno di distinzione, una sorta di elemento identitario.
Rimasero più di un anno e all'osteria facevano gruppo a sé. A quanto pare per condire le loro sarde o olive, che lui stesso vendeva loro, o la “roba cotta”, frattaglie e scarti della macellazione dei suini a lungo bolliti, che compravano dal macellaio, l'oste si era procurato i piccanti peperoncini secchi che i calabresi tanto amavano e continuano ad amare, mentre da noi quel condimento era pochissimo usato e la spezia del piccante era soprattutto il pepe (“pipispieziu”). Pare che il piccante del peperoncino "chiamasse" il vino e ne facesse aumentare il consumo.

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