26.6.17

Alberto La Volpe. Un sindaco, un socialista (S.L.L.)

È morto anche Alberto La Volpe, socialista, a ottantatré anni, il 16 maggio scorso. 
Era nato a Napoli, viveva a Roma e, originario di Salina, si sentiva eoliano; ma con gli amici non mancava mai di ricordare come fondamentale per la sua identità il decennio della sua presenza in Umbria, come sindaco di Bastia Umbra, in quegli anni Settanta di conquiste e di speranze, tuttavia attraversati da inquietanti segni di involuzione. 
Fu eletto sindaco per la prima volta nel 1970 e completò il secondo mandato nel 1980. Nel 1973, per reagire al clima di violenze e di intimidazioni che i gruppi di estrema destra mettevano in atto in tutta Italia, negò l'utilizzazione della piazza per un provocatorio comizio neofascista. Fu considerato un abuso e La Volpe fu sospeso dalla carica. Tornò a capo dell'amministrazione di sinistra nelle elezioni del 1975.
Risultò sindaco adattissimo a una città piccola che stava crescendo nella popolazione, nel reddito, nel tenore di vita. Alcuni tra i “vecchi bastioli”, custodi di sorpassate gerarchie sociali, lo chiamavano “l'arabo” per la sua carnagione scura, ma subirono una sconfitta. I giovani operai, le donne, gli studenti, gli imprenditori più aperti, i quadri più giovani e attivi del Pci e del Psi, sostenevano La Volpe che contribuì a sprovincializzare l'ambiente con una lunga serie di realizzazioni e iniziative: consultorio, asilo nido, una nuova biblioteca comunale, un palazzetto per lo sport, piani di edilizia economica e popolari attenti all'estetica e alla qualità della vita, eventi di buon livello e attenzione alla crescita di gruppi culturali ed artistici locali. Per la progettazione di una piccola casa famiglia per i matti, appena liberati dai lager manicomiali, si affidò a Renzo Piano, che non chiese parcelle. La piccola e avveniristica casa mobile non è forse tra le cose migliori del celebre architetto, ma anche lui, al tempo impegnato per il Beaubourg, fu coinvolto da La Volpe nello svecchiamento della città. Lo stile della sua amministrazione consisteva soprattutto nel dare peso e responsabilità all'attivismo di base della cittadinanza. Cercò di evitare rapide e selvagge cementificazioni e di perseguire una crescita continua ma regolata, mantenendo fissa la barra del Piano Regolatore redatto da Astengo. La fine del suo mandato coincise nei fatti con il passaggio dall'urbanistica programmata all'urbanistica contrattata.
La Volpe soffrì molto per la catastrofe del suo partito e partecipò, restando sempre a sinistra, alle vicissitudini di ciò che ne rimase dopo Tangentopoli, per un breve periodo senatore e poi sottosegretario dei governi Prodi e D'Alema. Fu anche, in un tempo in cui quasi tutta la politica italiana diventava nei fatti filoisraeliana, presidente dell'associazione d'amicizia italo-palestinese: ogni tanto scherzava su quando a Bastia lo chiamavano “l'arabo”. Insieme a Nemer Hammad, ambasciatore del OLP in Italia, pubblicò nel 2002 un libro sulle vicende della Palestina e sulla lotta per una patria del suo popolo. A Perugia organizzammo noi di “micropolis” la presentazione del libro. C'era molta gente, ma nessuno dei notabili diessini o socialisti. 

micropolis, maggio 2017 

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