4.7.17

Fantozzi contro il drago (Beniamino Placido)

Dell'utilità della riflessione filosofica. Per le grandi come per le piccole cose. Nelle grandi città come nei piccoli villaggi. Questo il tema.
Svolgimento. Nella gustosa Lettera sugli anni Novanta del rag. Ugo Fantozzi che appare ogni domenica sulla prima pagina dell'Unità, Paolo Villaggio se la prende questa volta con quelli che fanno professione e pratica di altruismo. Quelli che vanno a curare gli ammalati; quelli che portano i ciechi al cinema; quelli che fanno il volontariato.
Non che non lo facciano per davvero. Per farlo lo fanno. Ma a chi vorrebbero far credere che lo fanno per altruismo? Possono darla ad intendere a chi vogliono, ma non al rag. Fantozzi. A lui non la si fa. Lui lo sa che lo fanno per sentirsi più buoni, più bravi, più generosi: quindi in fin dei conti per egoistica vanità. Anche madre Teresa di Calcutta? Anche lei, una insopportabile vanitosa. Anche il dottor Albert Schweitzer? Anche lui, un intollerabile narciso.
Il rag. Ugo Fantozzi ha voluto cimentarsi con un problema filosofico. Gran merito, gran coraggio. Ha avuto il torto purtroppo di andarsi a scegliere proprio quel problema filosofico (uno dei pochi) che è stato già affrontato e risolto. Almeno una volta. Dal filosofo inglese Jeremy Bentham (1748-1832), che ha messo a punto la categoria filosofica dell'"utilitarismo". Ma certo, ma è evidente che ci muoviamo sempre per motivazioni egoistiche. Anche il prode cavaliere che salta a cavallo per affrontare il drago lo fa - in fondo - perché vuole la gloria, qualche ottava dell' Ariosto (o a scelta, del Tasso) e magari un monumento nella piazza del paese. Però intanto il villaggio dal drago l'ha liberato.
Codicillo. I problemi filosofici sono come i draghi dalle sette teste. Sputano fuoco e fiamme da tutt'e sette. Mai affrontarli se non si è ben armati, ben preparati.


“la Repubblica”, 23 febbraio 1993  

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