L'articolo che segue, sui
movimenti internazionali nelle Accademie e alte scuole d'arte,
completa un paginone di “pagina 99” dedicato alla formazione
degli artisti nel nostro tempo. La sigla dovrebbe corrispondere a
Rossella Farinotti, autrice dell'articolo principale. (S.L.L.)
Movimenti in Accademia.
Non cala il
numero di ragazze e ragazzi
che si spostano a Londra
o in Germania
per apprendere le Fine Arts.
Ma dalla
Cina arrivano i rincalzi
L’erba del vicino è
sempre più verde, si dice. Parlando di Accademie e di scuole d’arte,
quando l’Italia guarda agli altri paesi, purtroppo il vecchio detto
ha qualche fondamento, già a partire dal ruolo sociale dell’artista;
in molti stati europei, dal Regno Unito alla Polonia alla Francia,
quello dell’artista è riconosciuto come un mestiere serio e
rispettato, spesso con tanto di stipendio mensile statale. Uno status
che si riverbera ovviamente sul percorso di formazione,
sull’accademia, insomma. Nel suo Artisti si diventa
(Carocci) Angela Vettese, critico d’arte e direttore di Arti visive
e Moda all’Università Luavdi Venezia, scriveva nel 1998 (e la
situazione da allora negli atelier di Brera non è cambiata)
che«nella maggior parte dei paesi anglosassoni sono nate, accanto
alle accademie di Belle Arti, facoltà universitarie di Fine Arts in
cui risultano prevalenti gli aspetti teorici e lo studio delle
tecnologie avanzate applicate all’immagine. Su questo presupposto
funziona una scuola rinomata come la Ucla di Los Angeles, che
costituisce un modello a cui si ispirano molte altre istituzioni
americane». Negli Stati Uniti anche le università hanno corsi di
studio e lauree finalizzate alla formazione dell’artista e del
designer.
Non basta; in diversi
paesi europei e negli Usagli studenti vengono selezionati da un
comitato scientifico composto da docenti artisti, curatori, teorici
del settore attraverso prove d’ingresso e la visione del portfolio.
Questo per lo più in Italia non accade (o viene messo in pratica
secondo parametri poco definiti); i test di ammissione consistono in
un quiz di cultura generale e, per gli artisti, in una prova pratica.
Commenta Vettese; «Se dall’Accademia di Dusseldorf esce una
percentuale molto elevata di artisti di successo, è anche perché su
venti giovani che fanno richiesta ne viene selezionato solo
uno».Studenti e aspiranti artisti sono dunque scelti con grande
rigore. E naturalmente i costi ne risentono. Esempio lampante è
l’Art Institute di Chicago, dove dagli anni ’80 escono ottimi
artisti che poi molto spesso tornano a scuola come docenti (è il
caso di Teff Koons, che è stato di recente visiting professor)-. per
il solo biennio il corso costa 80 mila dollari (che lo Stato spesso
anticipa sotto forma di grant). Quanto agli insegnanti, il meccanismo
della “chiamata alla docenza” (meno vincolante rispetto alla
situazione italiana) consente alle Accademie di invitare con maggiore
frequenza artisti di grande nome. Così, limitandoci solo a due
istituzioni tedesche, nelle accademie di Dresda e Dusseldorf troviamo
oggi docenti come Tino Sehgal, Anselm Kiefer, Gerhard Richter, Peter
Doig (e il nostro Mimmo Paladino).
In Italia la libertà di
movimento è minore, ma non bisogna generalizzare. Non solo grandi
realtà statali come Roma e Milano, ma anche istituzioni di
dimensioni più ridotte, offrono insegnamenti di artisti riconosciuti
; a Bergamo, trai docenti troviamo Eva Marisaldi o Riccardo Benassi,
mentre all’Albertina di Torino insegna Simeone Crispino dei
Vedovamazzei.
Del resto, c’è ancora
chi si trasferisce in Italia per studiare arte. Un recente studio
sull’Accademia di Brera, che conta oggi più di 4 mila iscritti,
rileva che «il 25% degli studenti proviene dalla Cina, con cifre
superiori alla media delle università italiane». Secondo il
rendiconto economico integrato della gloriosa istituzione milanese
per l’anno accademico 2013-2014, presentato nei giorni scorsi,
l’85% degli studenti stranieri viene da Paesi extracomunitari, in
prevalenza appunto dalla Cina.
Ma nel complesso, spiega
Marco Eugenio Di Giandomenico, economista dell’arte, «la presenza
straniera è minore rispetto a quella della Germania, dove gli
studenti provenienti dall’estero si aggirano intorno al 10%. E non
parliamo del Regno Unito, dove si arriva al 25%». Inoltre, sono
numericamente pochi i ragazzi e le ragazze provenienti da altri Paesi
europei o dagli Usa che scelgono di studiare in Italia per diventare
artisti. Se vengono, è per assorbire la cultura nelle città d’arte
come Roma, Firenze o Venezia, non per iscriversi ai corsi di studio
delle Accademie. Avviene invece il contrario; anche se manca un dato
riferito specificamente alle Accademie e alle scuole di Fine Arts, il
numero di studenti italiani iscritti ai corsi di istruzione superiore
all’estero, in particolare in Germania e nel Regno Unito, è in
aumento (+ 12 % nel 2014 rispetto all’anno precedente). La bohème,
insomma, pendola sempre più tra Londra, New York e Berlino.
“pagina 99we”, sabato
5 dicembre 2015
Nessun commento:
Posta un commento