18.10.17

Il sole dell'avvenire (S.L.L.)

Parla come i renzisti codesto Pisapia. Una sinistra che si confronti con il moderato Pd in piena autonomia la chiama "ridotta del 3%". Finito l'equivoco sulla sinistra che lui vuole (la vuole alleata del Pd a prescindere dalla sua linea e dalla sua leadership e dunque subalterna), ogni tanto cerca nell'antipatico D'Alema il bersaglio facile e lo dice "divisivo". In verità D'Alema, per lui come per gli altri, è un “diversivo”: quando non sanno cosa dire attaccano D'Alema (che peraltro nel suo armadio conserva più d'uno scheletro ed è perciò attaccabilissimo).
Non si può più aspettare. Bisogna andare a Genova subito, e chi c'è c'è, senza inseguire improbabili leader ed affermando con chiarezza che le elezioni non sono il fine ma solo uno degli strumenti per cambiare la società in direzione di un mondo di liberi e di uguali: fondamentali sono le lotte sociali e sindacali, l'organizzazione nei territori e nella rete, la partecipazione di base informata e consapevole.
La ricostruzione esige un lavoro lungo e paziente da parte di quelli che la desiderano, e questo lavoro non si svolgerà prevalentemente nelle istituzioni elettive: ma nei luoghi di lavoro e in quelli dell'emarginazione vecchia e nuova, nei quartieri dove vivono i ceti popolari, nei territori offesi dal degrado e taglieggiati dalla criminaltà, nelle scuole, nelle università, negli ospedali, nei mezzi di comunicazione e nella rete per contrastare l'egemonia culturale del capitale e delle sue ideologie individualistiche. La presenza nel parlamento e negli enti locali deve essere espressione e proiezione fattiva di un moto di trasformazione che percorre la società. Ma a Genova bisogna andare subito se si vuole avere una rappresentanza parlamentare che aiuti la ricostruzione, pur senza pretendere di guidarla. Non si può aspettare di vedere come vanno le elezioni in Sicilia, la legge elettorale che passerà (se passerà), quanti posti sicuri (?) Renzi riserverà agli orlandisti con le liste bloccate e altre congeneri amenità.
Non sono pochi quelli che dicono: torno a votare solo se c'è una sinistra seria. E una sinistra seria è quella che la smette con le inutili schermaglie e lancia le campagne politiche di questo inverno: sui redditi e i diritti del lavoro e dei ceti popolari, sulla pace e il disarmo, sulla riforma dell'Europa, sulla difesa e la riqualificazione della sanità e della scuola pubblica, sulla moralizzazione della vita pubblica, per lo ius soli e l'integrazione degli immigrati. Una sinistra senza settarismi, che cerca il dialogo e le alleanze più larghe e accetta il compromesso utile, il risultato parziale. Con i sindacati, gli scienziati, le associazioni, le religioni organizzate (in primis con la chiesa cattolica cui il nuovo papa sembra aver dato un indirizzo progressista), gli intellettuali laici, l'imprenditoria innovativa, con tutti quelli che ci stanno insomma, incluse le forze e i gruppi politici.
Un partito del lavoro e dell'uguaglianza, non ideologico, ma largo, aperto e molto, molto inclusivo, sarà forse piccolo in partenza, ma destinato a un grande avvenire.

Stato di fb 17 ottobre 2017

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