12.10.17

Miracolo a Buenos Aires? Il Dna dell'ostia consacrata (Giacomo Gambassi)

La chiesa di Santa Maria a Buenos Aires
Nel cuore di Buenos Aires, fra il reticolato di strade del quartiere di Almagro, si trova la chiesa di Santa Maria. La comunità ha dedicato una cappella all'adorazione eucaristica perpetua, omaggio ai «segni eucaristici» (come vengono definiti in una targa sulle pareti e sul sito della parrocchia) avvenuti nel 1992, 1994 e 1996. Non è possibile parlare di miracoli perché ancora non c'è stato alcun riconoscimento ufficiale. Però già Jorge Mario Bergoglio, da arcivescovo di Buenos Aires, aveva partecipato più volte alla preghiera eucaristica nella parrocchia di Avenida La Piata e, a ridosso degli eventi inspiegabili, aveva promosso una serie di indagini su quanto avvenuto. Nella comunità vengono organizzati incontri periodici per raccontare i «segni» cui la chiesa in mattoni rossi ha fatto da cornice. Nel maggio 1992 due pezzi di ostia vengono trovati sul corporale del tabernacolo: su indicazione del parroco sono messi in un recipiente d'acqua e riposti al sicuro. Passano i giorni ma le particole non si sciolgono. E una settimana dopo assumono un colore rosso sangue. Il secondo episodio risale al luglio 1994 quando dal sacerdote viene vista una goccia di sangue scorrere all'interno del tabernacolo mentre lo apre durante la celebrazione. E poi c'è il fatto del 1996: durante la Messa dell'Assunta, il 15 agosto, padre Alejandro Pezet è chiamato da una donna, una volta conclusa la distribuzione della Comunione, che gli racconta di aver trovato un'ostia profanata a terra dietro un candelabro. Daf momento che non può essere consumata, Pezet la colloca in un contenitore con l'acqua nella cappella del Santissimo Sacramento. A distanza di alcuni giorni si trasforma in carne sanguinante. Il parroco riferisce tutto ciò al cardinale arcivescovo Antonio Quarracino e al suo ausiliare Bergoglio.
Sarà proprio il futuro Papa che, divenuto nel 1998 arcivescovo di Buenos Aires e informato che la misteriosa particola non si decompone, chiederà di farla analizzare scientificamente. Un frammento è inviato in un laboratorio della città che certifica essere di un uomo. Nel 1999 si svolge un ulteriore test coinvolgendo un centro specializzato di New York, ignaro di ciò che ha fra le mani. Il risultato? Per gli esperti Usa, si tratta di un cuore. Nel 2004 l'ennesimo studio è affidato al celebre medico forense statunitense Frederick Zugibe che nel suo responso scrive: «Il materiale investigato è un frammento di muscolo cardiaco». Infine un altro brandello viene confrontato con la reliquia del miracolo eucaristico di Lanciano: secondo le relazioni di laboratorio, entrambi i campioni hanno un identico Dna e quindi appartengono alla stessa persona. Da allora la piccola chiesa è una sorta di santuario del Pane nella capitale argentina che ormai chiamano la «parrocchia del miracolo eucaristico».

Avvenire, 16 ottobre 2016


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