2.11.17

Comandare e uccidere. Il Nobel a un nemico del potere, Elias Canetti (Severino Cesari 1981)

È morto nei giorni scorsi Severino Cesari, intellettuale e letterato perugino di grande spessore per ricchezza e qualità degli interessi, che sapeva accompagnare il rigore all'immaginazione. Lavorò per un decennio al “manifesto”, responsabile delle pagine culturali, poi fu autore in proprio di saggi, testi narrativi e di un memorabile libro-intervista con Giulio Einaudi, ma soprattutto inventore di collane e realizzatore di libri preziosi nel suo lavoro editoriale (soprattutto alla Einaudi). 
Posto qui - anche per ricordarlo - un breve pezzo ritrovato quasi per caso tra i ritagli, da lui scritto nel 1981 per “il manifesto”. Se ben rammento era l'anno in cui ebbi il piacere di conoscerlo e di apprezzarne la conversazione proprio nella storica sede del “quotidiano comunista”, in via Tomacelli. (S.L.L.)

Il Nobel giusto per la letteratura che auguravamo due giorni fa è andato davvero al settantaseienne Elias Canetti. Scrittore di saggi romanzi drammi diari, di origine ebreo bulgaro (da genitori di lingua spagnola), emigrato a Londra dove vive tuttora — ma lo si può incontrare più facilmente nei caffè dell’amata Vienna — Canetti è l’ultimo vivente dei grandi mitteleuropei. Il suo romanzo Autodafé pubblicato nel 1935 in lingua tedesca come tutte le opere di questo scrittore all’incrocio di lingue e tradizioni culturali molteplici, appartiene in assoluto ai classici letterari del ’900. È la storia di un raffinato intellettuale sinologo, padrone di una sterminata biblioteca, che brucerà con lui in uno stupendo rogo finale (assai prima dunque della biblioteca bruciata nel Nome della rosa di Umberto Eco). Ma l’opera più importante di Canetti è forse Massa e potere, uscito nel 1960, una affascinante ricognizione (antropologica, storica, mitologica, politica) sulle strutture del potere.
Severino Cesari
In Italia è stato pubblicato da Rizzoli, ma è introvabile; sarà certo ristampato dopo il Nobel. In libreria tradotte in italiano si possono trovare altre opere di Canetti. Autodafé è pubblicato da Garzanti in edizione economica. Il saggio L’altro processo sulle Lettere a Felice di un autore da Canetti prediletto, Franz Kafka, è pubblicato da Longanesi; lo hanno appena ristampato gli Oscar Mondadori. Adelphi ha in catalogo il bellissimo auto-biografico La lingua tagliata, un volume di diario dal titolo La provincia dell’uomo, e una piccola raccolta di saggi sul tema ossessivo di Canetti: Potere e sopravvivenza. Il motivo della sopravvivenza è centrale nell’opera dì Canetti. Può diventare, nei potenti, la sfida orgogliosa contro la morte (contro la propria morte) che li spinge a dare la morte agli altri, può essere il folle meccanismo che spinge l’eroe a ergersi, per sopravvivere, sopra una montagna di cadaveri; può essere infine le speranza tenace a morire, per larghe masse d uomini, nel tempo della possibile catastrofi nucleare. Le forme diverse di sopravvivenze sono legate alle forme del potere, insegna Canetti; e descrive gli orrori di ogni tempo con la serenità di uno squisito bibliotecario, un poco sciamano, vaccinato ormai dall’incendio di ben altro che le biblioteche.
Molti altri, si intende, sono i meriti di Canetti. Non ultimo quello riportato nelle motivazioni del Nobel. «Masse und Macht è l’opera magistrale di un uomo dal sapere enciclopedico, che eccelle nell’arte di suscitare una quantità infinita di riflessioni sul comportamento degli uomini in quanto elementi delle masse... Canetti chiarisce la problematica psicologica del comando e dell’obbedienza». Questo — l’avversione per meccanismi funesti e dannatamente eterni di comando e dell’obbedienza, ma anche la volontà di capirli perché si riduca nel mondo lo spazio del male e del potere — è tutt’uno con quella «avversione per la guerra e la distruzione che pure compare nelle motivazioni dell'Accademia di Svezia. È anche ciò che permette di considerarlo un autore interamente nostro, di amarlo per questo.


“il manifesto”, 16 ottobre 1981

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