5.11.17

Come combattere la mafia. Leonardo Sciascia in Parlamento (1980)

Poco fa mi è stato chiesto di riconoscere quello che avevo detto alla televisione francese, cioè che la relazione di minoranza dell’onorevole Niccolai è una cosa molto seria; l'ho detto alla televisione francese - a Palermo, non a Parigi - perché me lo hanno chiesto. Se me lo avesse chiesto la televisione italiana lo avrei detto ugualmente: non esito a ribadirlo qui.
Ci sono delle cose utili; si evince, per esempio, chiaramente che i marescialli dei carabinieri ed i commissari di pubblica sicurezza quasi sempre hanno fatto il loro dovere, ma è più in alto che non si è fatto quello che si doveva fare.
E voglio parlare di queste cose semplicemente, magari aneddoticamente.
Sono stato molto vicino al povero commissario Giuliano quando indagava sul caso De Mauro; l’ho seguito osservandolo, perché era un uomo discretissimo, non parlava di nulla che avesse attinenza con il suo ufficio. Ho notato però una sorta di diagramma nel suo comportamento; era partito con una certa euforia, credeva ad un certo punto di essere giunto alla meta, poi l’ho visto deluso.
Una sola volta mi ha detto una frase rivelatrice: “Mi creda, il ministro dell’interno dovrebbe essere altoatesino!” Ora, io non credo che i ministri dell’interno debbano essere altoatesini, ritengo anzi che la lotta contro la mafia si debba ascrivere a molti siciliani, non da ultimo a Simone Gatto; ricordo anzi una sua pagina molto interessante, tradotta in un film di Germi. Non credo, dunque, che i ministri dell'interno debbano essere altoatesini, credo però che debbano comportarsi come tali.
Anni fa ho tentato, il più sinteticamente possibile, di dare una definizione della mafia; ho detto che essa era una associazione a delinquere, con fini di illecito arricchimento per i propri associati, che si poneva come intermediazione parassitarla imposta con mezzi di violenza fra la proprietà ed il lavoro, tra la produzione ed il consumo, tra il cittadino e lo Stato. Credo che tale definizione sia ancora valida, malgrado siano cambiate tante forme, malgrado sia aumentato il volume delle cose. Si tratta di un fenomeno senza dubbio in espansione: la democrazia non ha molti mezzi per combatterlo, ma uno è essenziale, importante, vi si può ricorrere senza venir meno ai principi stessi della democrazia. Nella mozione comunista è detto, ad un certo punto, che il fenomeno mafioso si può combattere “riformando il sistema delle misure di prevenzione secondo criteri che introducano forme di controllo sugli illeciti arricchimenti”. Secondo me, è questo il punto: l'illecito arricchimento. Questa proposta va benissimo, ma bisogna allargarla, estenderla; il controllo, cioè, deve estendersi anche a noi, che stiamo su questi banchi, a coloro che siedono sui banchi del senato, a coloro che siedono nelle assemblee regionali e nei consigli municipali, non trascurando nemmeno certi funzionari e certi ufficiali che hanno il compito di prevenire e reprimere appunto il fenomeno mafioso.


Seduta della camera dei Deputati, 26 febbraio 1980

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