14.12.17

Basta una scintilla per dar fuoco a Pechino (Cecilia Attanasio Ghezzi)

“Pagina99 wickend” è un settimanale di qualità con una redazione fatta in prevalenza da giovani che affronta temi importanti generalmente ignorati dal sistema mediatico e che accetta la sfida della globalizzazione, rifiutando un ottica nazionalistico-provinciale e dirigendo lo sguardo in ogni parte del mondo, specialmente quelle parti ove accadono le “cose” che potrebbero mutarne il volto. Il settimanale ha cambiato più volte proprietà, direzione, simpatie e antipatie politiche, ma ha mantenuto quella sua originaria curiosità, quella voglia di ampliare e di approfondire, insieme a un gruppo di redattori che è sopravvissuto alle periodiche crisi. Ormai “Pagina 99” è diffuso solo on line, acquistabile per singolo numero o in abbonamento. Nell'ultimo numero ho trovato un eccellente reportage di Cecilia Attanasio Ghezzi dalla Cina, paese da cui ha spesso scritto pagine informate e interessanti. Ne riprendo l'inizio, consigliando a chi vuole, spero in tanti, di continuarne la lettura nel sito del settimanale. (S.L.L.)
Periferie pechinesi
«La Cina intera è cosparsa di rami secchi che presto si incendieranno», scriveva Mao Zedong nel 1930 per poi citare un antico proverbio cinese: «Una scintilla può dar fuoco a tutta la prateria».
È quello che sta succedendo in questi giorni a Pechino. Il 18 novembre è andato a fuoco un palazzo nella periferia sud. Sono morte 19 persone, migranti provenienti da ogni angolo della Cina in cerca di una vita migliore. Per il sindaco della capitale Cai Qi, astro nascente della politica cinese, è stata l’occasione di lanciare l’ennesima campagna contro le «strutture illegali»: 40 giorni per demolire i casermoni che per anni hanno ospitato la cosiddetta «tribù delle formiche». Ne hanno già individuati più di 25 mila, in potenza sono centinaia di migliaia le persone che potranno trovarsi senza casa dall’oggi al domani.

La tribù delle formiche
Siamo nella capitale della seconda economia mondiale, a un’ora e mezzo dal centro città, dove gli affitti relativamente bassi hanno attirato il popolo di chi appena “sbarca il lunario” ma non è disposto a lasciare la città in cui si materializza il suo sogno di una vita migliore. Tutte le mattine lasciano i loro quartieri dormitorio per dirigersi in massa verso il centro, proprio come le formiche, da cui prendono il nome. Sono camerieri, laureati di università secondarie, ragazzi delle consegne a domicilio, governanti, donne delle pulizie, operai, commessi e, soprattutto, operatori della logistica. In comune hanno il fatto di essersi trasferiti a Pechino dalla provincia, in cerca di una vita migliore.
Sono lavoratori migranti, in tutta la Cina oltre duecento milioni di persone che dalle campagne si sono trasferite nelle principali città senza che queste offrissero in cambio assistenza sanitaria e istruzione per loro e le loro famiglie. O possibilità di prendere la residenza. Sono quelli che negli ultimi trent’anni hanno lavorato per costruire il miracolo cinese. Solo nella capitale sono 8,2 milioni. E nel frattempo Pechino è diventata un inferno.
[…]


“Pagina99 we”, 8 dicembre 2017

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