28.12.17

La gnocca di Berlusconi in un fottìo di deboli oscenità (Gian Luigi Beccaria)

Nel corso di un seminario organizzato dalla scuola politica di Roberto Formigoni, Berlusconi avrebbe detto di Margaret Thatcher che era «una bella gnocca».
C'è chi riferisce che l'ex-premier abbia detto: «Se fosse stata una bella gnocca me la ricorderei ancora...». Comunque sia, The Independent ha dedicato alla vicenda un bell'articolo, stupito, ironico, e didattico.
Or non è molto, don Bossi, dissequestrato e rientrato in Italia, ha scandalizzato molti per aver detto in chiesa: «Ho combinato un bel casino!». «Miiii... che figo» dicono le ragazzine quando vedono passare per via un gran bel fusto. «Ma che c. dici?» le risponde l'amica. Un fuoco d'artificio di parole, che a rigore oscene non sono più, per aver perduto col lungo uso la valenza forte, a poco a poco neutralizzata II gergo giovanile è oggi molto (troppo?) colorito. In realtà lo è sempre stato. Non è un fenomeno moderno. Anche se, ora, le «parolacce» hanno corso più disinvolto, almeno dagli Anni Settanta, anni di esplosione delle parole interdette.

Le parole che prima venivano represse, o porte con un prudente giro eufemistico, oggi affiorano ad ogni piè sospinto, come rumore, vuoto, zeppa. Il verbo incazzare lo usano anche i bambini. È entrato pure nel titolo di un libro di oltre vent’anni fa, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano. Distinte signore lo usano in eleganti salotti. Del resto, ripeto, le «brutte parole» a forza di usarle perdono la loro connota ione oscena di partenza. È successo a casino, che (come bordello), da «casa di tolleranza» è passato a significare (i dizionari dicono dal 1979) baccano, disordine e simili. E da un po' funziona anche da quantificatore («mi piace un casino»), secondo un procedimento comune della lingua quando si serve nel registro informale di termini sessuali per indicare grande quantità (un frego, un fottìo di gente, di quattrini, ecc.). Identico passaggio, da casa chiusa e baccano, è capitato per esempio a chiasso, che significava bordello, vicolo con casa dì appuntamenti rumorosa. È successo a fascino, lat. fascinum, amuleto, ma anche, in origine, membro virile. Ed è successo a fesso, a fregarsene. Il tempo attenua, neutralizza, cancella. Non facciamo troppi pettegolezzi (ma anche questa parola, ahimè, viene da peto!). A meno che (penso alla gaffe berlusconiana) il disfemismo lo si usi in contesto ufficiale, in situazione formale. Allora la cosa è disgustosamente grave.

Tuttolibri La Stampa, 25 agosto 2007

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