29.1.18

La scritta invincibile. Una poesia di Bertolt Brecht

Questo testo fu scritto intorno al 1934, quando tutto sembrava perduto, ma c'era l'Unione Sovietica. Ora non c'è neanche quella. Ma neppure adesso tutto è perduto. (S.L.L.)

Al tempo della guerra mondiale
in una cella del carcere italiano di San Carlo
pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri,
un soldato socialista incise sul muro col lapis copiativo:
viva Lenin !
Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile, ma 
scritto in maiuscole enormi.
Quando i secondini videro, mandarono un imbianchino con un secchio
 di calce
e quello, con un lungo pennello, imbiancò la scritta minacciosa.
Ma siccome, con la sua calce, aveva seguito soltanto i caratteri
ora c’è scritto nella cella, in bianco:
viva Lenin!
Soltanto un secondo imbianchino copri il tutto con più largo pennello
sì che per lunghe ore non si vide più nulla. Ma al mattino,
quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta:
viva Lenin!
Allora i secondini mandarono contro la scritta un muratore armato 
di coltello.
E quello raschiò una lettera dopo l’altra, per un’ora buona.
E quand’ebbe finito, c’era nella cella, ormai senza colore
ma incisa a fondo nel muro, la scritta invincibile:
viva Lenin!
E ora levate il muro! disse il soldato.


Da Poesie e canzoni, Versione di Ruth Leiser e Franco Fortini, 1961

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