26.1.18

Serio e faceto di Putignano (S.L.L.)

Carnevale a Putignano
Su “Ulisse”, la rivista dell'Alitalia, leggo nel viaggio verso la Sicilia del Carnevale di Putignano. 
Pare che sia il più antico d'Europa (prima edizione 1394) e il più lungo d'Italia: ben quattro settimane di divertimento, concluse dalla sfida dei poeti dialettali locali all'ultimo "cippon", il tipico componimento in rima ricco di facezie e spunti satirici contro i potenti della zona, in primo luogo i politicanti.
La lettura mi ha riportato alla mente un ricordo di adolescenza. Due volte all'anno, nella tarda primavera e nell'autunno, andavamo con papà e mamma a Canicattì per rifornire il guardaroba. Ogni tanto, obbligati dalla crescita, compravamo abiti completi o spezzati (pantaloni più giacca) adatti alle feste e alle occasioni, uno per me, uno per mio fratello Vittorio, due anni meno di me: egli, sviluppatosi un po' anticipatamente, non poteva ereditare i miei abiti smessi, e del resto non lo avrebbe gradito. 
Andavamo da Alaimo, un commerciante originario di Naro che per qualche tempo ebbe l'esclusiva della Facis, industria di confezioni al tempo rinomata. Vittorio era più attento alle mode e più esigente, perciò talora accadeva di dovere cercare in altri negozi. Capitammo così da Maraia, nel corso Umberto, e Vittorio s'innamorò della giacca che il mercante, un nisseno dal naso importante e dalla parlantina sciolta, ci mostrò. Era un principe di Galles, ma di colore atipico, i quadri ruggine su sfondo beige. 
La prima cosa che l'uomo mostrò fu il marchio, “Serio – Putignano”; indi soggiunse “è una giacca Serio di Putignano”. Nel corso delle spiegazioni sul prodotto e della trattativa sul prezzo, che al tempo non era mai veramente fisso, ripeteva di quando in quando “Serio di Putignano”, come se quel nome fosse universalmente conosciuto e se l'ignorarlo fosse una menomazione o una colpa. L'affare si fece e, al di là del marchio, secondo gli intenditori di famiglia (incluso un sarto ormai in pensione), il prodotto valeva il prezzo: ottima lana, buon taglio, rifiniture robuste e accurate. Ma al Maraia aveva certamente giovato quel sistematico riferimento a “Serio di Putignano” che dava al suo dire un di più di autorevolezza e sembrava aggiungere una garanzia.
Me ne ricordai quasi trentanni dopo, nel 1992, da segretario della federazione perugina di Rifondazione Comunista. Erano dentro il partito, ancora tutti insieme, Garavini e Cossutta, Libertini e Magri, Pancrazio De Pasquale e la Castellina (non Bertinotti, che avrebbe aderito alla segreteria del partito un anno più tardi). Io coordinavo la campagna elettorale nella provincia. 
Per le elezioni il Comune di Perugia concedeva ai partiti la prestigiosa e ampia Sala dei Notari una sola volta, in uno dei giorni in cui era libera da altri usi, estratto a sorte. Il prezzo, un milione e duecento mila lire, era, almeno per noi, piuttosto pesante e si pagava in anticipo, senza possibilità di rientro. Una settimana prima del nostro giorno telefonano: la capolista Castellina, conosciuta e apprezzata dagli elettori perugini, non sarebbe venuta, trattenuta dai palermitani che la ritenevano indispensabile per non so quale iniziativa (era capolista anche nella Sicilia Occidentale). Chiesi a Roma che mi mandassero un altro dirigente di qualche notorietà. Invano: proposero un giovanotto nero di nome Touty Coundoul, un senegalese riccioluto, amico personale di Cossutta e Magri, che col Pci aveva condotto belle battaglie per i diritti degli immigrati, ma di cui pochissimi conoscevano l'esistenza in vita. In segreteria i più erano orientati a rinunciare alla sala per non rischiare un fiasco, ma io pensai di testare la tecnica di promozione usata da Maraia; dissi “è peggio rinunciare” e li convinsi. 
Alla tipografia di Ellera cui ci rivolgevamo per gli ottimi prezzi commissionammo un manifesto formato mezzo elefante: sullo sfondo scuro si leggeva in bianco, a caratteri cubitali, TOUTY COUNDOUL A PERUGIA. Facemmo affissioni a tappeto soprattutto nelle tante frazioni di Perugia e nei paesi del lago Trasimeno. I compagni dovevano sentirsi in difetto per il fatto di non conoscere Coundoul e accorrere numerosi.
Così in effetti fu. La manifestazione fu affollata e bella: si parlò della guerra in Iraq, delle nuove forme di colonialismo, dei diritti dei lavoratori immigrati, di razzismo. Walter Ceccarini, il segretario di federazione del neonato PDS, che incontravo ogni giorno, visto che le sedi erano nello stesso stabile di Piazza della Repubblica, aveva pronosticato una catastrofe e perciò rimase di stucco per il successo. Prendendolo un po' in giro gli dissi: “Dovresti studiare anche tu il metodo Serio di Putignano”.


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