27.1.18

Un anno dopo. La morte di Luigi Tenco non ha insegnato niente (d.i. - l'Unità, 27/1/1968)

È ormai passato un anno dalla tragica scomparsa di Luigi Tenco: e un anno non è stato sufficiente perché quell'episodio servisse ad insegnare qualcosa, per lo meno all'interno di quel mondo — il mondo della canzone — che a quell’episodio è indissolubilmente legato.
Si dirà che i dischi di Tenco sono stati ristampati in tutte le salse ed hanno raggiunto cifre di vendita che da vivo, quando quelle canzoni le aveva scritte, cantate ed anche sofferte, Tenco forse solo sognava di poter un giorno raggiungere. Si dirà che l'ombra di Tenco è servita a portare alla vittoria della squallidissima Partitissima una Dalida. Non sono mancate neppure canzoni a lui dedicate, una portata all'ultimo Cantagiro. neppure brutta. Ma siamo sempre su un piano, diciamolo francamente, merceologico, sul piano di quelle «leggi di mercato» contro le quali la carriera del cantautore genovese invece si è infranta.
Quanto è avvenuto, un anno fa. a poche centinaia di metri dall’elegante e mondano salone delle feste del Casinò di Sanremo non poterà venire cancellato, come forse molti avrebbero preferito, ed allora si è messo il personaggio di Tenco in una sorta di museo, lo si è sublimato, dopo le iniziali, squallide reazioni di certi ambienti e, purtroppo, anche di certa stampa ufficialissima (a cominciare da un articolo del direttore del Radiocorriere), si è sublimato in modo che l'episodio perdesse quel suo peso imbarazzante. Cosi, a un anno di distanza, quella morte e le cause che l'hanno determinata rimangono quello stesso «gesto assurdo» che servì ad ammutolire per meno di una giornata il mondo discografico italiano concentrato a Sanremo.
Sanremo: ecco, il festival, che allora, nonostante tutto. continuò, senza neppure un fiore dell'organizzazione sul feretro del cantante, adesso sta per ricominciare la sua ridda canora. I grandi nomi, soprattutto stranieri, servono anche a questo: a far dimenticare, a dare una nuora solennità mondana, ed anche commerciale, al Festival.
Assurdo – certo - è assurdo che nulla, in fondo, sia cam hiato. Ma poteva cambiare? Poteva una morte modificare ciò che la rifa non modifica va? Aspettarsi una rivoluzione da parte dell'ingranaggio sarebbe stato assurdo, ingenuo. Purtroppo, la lezione, se di lezione si deve parlare, non sembra essere stata accolta neppure dai compagni di lavoro di Tenco in tutto un anno. La canzone italiana non ha ancora trovato una sua nuova dignità. L'artificio furbesco dei tecnici e dei mestieranti sembra ancora essere l'unica strada, o almeno la strada maestra della canzone italiana. Ancora oggi, quando altrove la canzone e la musica cosiddetta leggera hanno compiuto radicali evoluzioni.
L'anniversario della morte di Luigi Tenco sembra essere stato ricordato solo da un quotidiano milanese e da un giornale giovanile che ha indetto un premio dedicato al nome del cantautore ligure, da assegnare all'eventuale canzone sanremese il cui testo abbia una dignità meritevole di tale premio. Resta il fatto che le canzoni sono state scritte prima del lancio di tale premio e cerio con ben altri intenti.
Quanto all'organizzazione del Festival, a quanto si sa, non ha nessuna intenzione di ricordare Tenco. E, a ben guardare, è molto meglio così, molto meno falso, meno squallido.

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