La dirigente del partito
socialista olandese Henriette Roland Holst
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L'internazionale sportiva
futura umanità. Nell'Europa di inizio Novecento lo sport era
diventato terreno di conquista delle giovani generazioni, affascinate
dalla nuova e dirompente attività del loisir. Al congresso
dell'Internazionale socialista svoltosi nel 1900 a Parigi, fu Karl
Kautsky a parlare di una necessità di «rigenerazione fisica» del
proletariato. Lo sport viene individuato come occasione per
diffondere i valori dell'antimilitarismo e del pacifismo in risposta
alle società ginnastiche borghesi, che ispiravano i giovani ai
principi del nazionalismo e del militarismo. Le direttive
dell'Internazionale sono chiare: fondare associazioni sportive
autonome e invitare i militanti socialisti a uscire dalle società
sportive borghesi. In Germania nasce la Arbeiterturnerbund, la
più grande associazione sportiva europea, forte di una iniziale
iscrizione di 4mila aderenti, raggiunge in poco tempo oltre 300mila
iscritti, tanto che il suo organo d'informazione “Arbeiter
Tunzeitung” raggiunse la vendita di 119mila copie, a Lipsia il
quindicinale “Jungen und Sport” vende 15mila copie e a Magdeburgo
“Die Athletik” circa 10mila. La Germania non fu un caso isolato,
tra il 1907 e il 1909 il partito operaio cecoslovacco passa da 175 a
372 società sportive e il giornale associativo da 4.419 abbonati a
19mila, risultato di quel lontano 22 agosto del 1897 quando fu
costituito il movimento sportivo operaio cecoslovacco. In Austria e
in Svizzera furono costituiti gruppi di ciclisti socialisti, come
pure in Bulgaria e in Finlandia. A Londra sorge il club ciclistico
Clarion, i cui iscritti si mobilitavano in occasione di campagne
elettorali del partito laburista. Il modello del Clarion anticipò un
terreno di conquista sul fronte del tempo libero da parte del
movimento operaio europeo: l'uso della bicicletta. Il velocipede
allontanava gli operai dalla fabbrica per aprire nuovi orizzonti
verso il progresso e il futuro, la sua appropriazione rappresentò un
mezzo di emancipazione che a lungo era stato privilegio esclusivo
della borghesia e dell'aristocrazia.
Dove il movimento operaio
aveva conquistato diritti come in Germania, Austria, Svizzera e
Belgio, era riuscito a imporre un modello di sport che rientrava
nelle rivendicazioni del movimento operaio, mentre nei paesi dove la
rappresentanza socialista in parlamento non aveva sortito effetti
sulle condizioni di vita operaie, lo sport era osteggiato perché
considerato espressione delle classi agiate.
In Francia solo nel 1908
si costituisce la Federazione sportiva atletica socialista, il cui
segretario Henry Kleynhoff tenne un rubrica su “L'Humanité” fino
al 1910, quando dette vita al periodico “Sport et Socialism”, che
aggiornava i lettori sull'esito del primo campionato di calcio
socialista promosso dalla Federazione, forte della partecipazione di
65 squadre. Tutto si deve alla olandese Henriette Roland Holst,
dirigente del partito socialista del suo paese, che alla prima
conferenza internazionale della gioventù socialista dichiarò: «La
felicità che ci procurano il movimento e il gioco all'aria aperta
possono diventare, accanto all'entusiasmo morale una radice di
sensibilità estetica del proletariato». La risoluzione della Holst,
approvata all'unanimità, fu riproposta due anni dopo alla seconda
conferenza internazionale di Copenaghen. In occasione di
manifestazioni sportive operaie e di reciproci inviti, le
organizzazioni sportive operaie tedesche, francesi e belghe,
maturarono l'idea di dar vita a un organismo sportivo internazionale
e nel 1913 a Gand in Belgio dettero vita all'Associazione socialista
internazionale di educazione fisica (Asiep). Il belga Bridoux,
dirigente del movimento sportivo socialista del suo paese, salutava
la costituzione del nuovo organismo come «l'inizio di una età nuova
di forza, di grazia, di virilità della gioventù». Molti interventi
denunciarono la sostanziale indifferenza degli operai verso lo sport,
altri di un'aperta ostilità, un delegato belga disse: «Durante lo
sciopero generale avevamo allestito alcuni spazi per i giochi, ma ci
accorgemmo che gli operai non sapevano giocare. Gli operai restano
indifferenti verso lo sport e l'educazione fisica».
All'assise di Gand, il
dibattito tra le organizzazioni sportive operaie si infervora e ruota
intorno a un dilemma: dar vita solo a società di ginnastica o
promuovere anche associazioni sportive che comprendono più sport?
Alimentare i giochi sportivi di squadra inglesi di vittoriana
impostazione o convergere sulla sana e ormai rodata ginnastica? La
pratica della ginnastica nelle organizzazioni sportive operaie era
prevalente, quasi esclusiva nei circoli socialisti di educazione
fisica della Germania del Belgio e della Boemia.
L'intervento dell'operaio
sportivo Papin spacca il congresso: «Dove si riscontra iniziativa
individuale e disciplina collettiva, in una gara di corsa, di nuoto o
in bicicletta, oppure in una squadra dove un componente deve
sacrificarsi per il bene della collettività? Solo attraverso tutte
le moderne pratiche sportive di squadra voi avrete un essere umano
sano e solido, pronto alla lotta per l'emancipazione integrale della
classe operaia». La questione sollevata costrinse i delegati europei
convenuti a Gand a rinviare la soluzione al congresso
dell'Internazionale sportiva di Francoforte nel 1914, che avrebbe
definito gli aspetti organizzativi delle prime Olimpiadi operaie da
tenersi a Herstal, in Belgio, se non fosse scoppiata la prima guerra
mondiale.
Alias il manifesto, 31
agosto 2013
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