23.3.18

Sessantotto. 18 dicembre, il giorno che contestammo Adorno (Detlev Claussen)

Theodor "Teddy” Adorno litiga con gli studenti, suoi discepoli, 
che hanno occupato il suo celebre istituto di Francolorte.

Poco dopo il 2 giugno 1967, giorno in cui il funzionario di polizia berlinese Kurras aveva ucciso Benno Ohnesorg sparandogli alle spalle, Theodor W. Adorno aveva introdotto la sua lezione sull’estetica in modo diverso dal solito: «Oggi non mi è possibile iniziare la lezione senza prima aver detto una parola sui fatti di Berlino, per quanto questi siano anche offuscati dagli eventi terribili che minacciano Israele, patria di innumerevoli ebrei scampati a orrori terribili».
Adorno, una voce solitaria nel deserto politico intellettuale della Germania post-fascista, era considerato da parte degli studenti dell’Sds un’autorità indiscussa. Diversamente da quanto accadeva con Horkheimer esisteva tra noi e lui un rapporto non privo di un certo fascino erotico.
Adorno era spaventato dagli slogan del movimento antiautoritario. Egli si opponeva rigidamente alla volgarizzazione e alla popolarizzazione dei pensieri teorici. Diversamente dagli studenti, aveva avvertito il prevalere del conformismo nel movimento di protesta. Ma, allo stesso tempo, gli piaceva vedere che i suoi studenti facevano parte dell’avanguardia degli intellettuali. Ancora nel luglio 1967 ci incontrammo in un’abitazione privata; eravamo un pugno di studenti selezionati della Sds, guidati da Hans Jurgen Krahl, una delle menti migliori dell'organizzazione. Adorno si espresse in termini decisamente radicali circa il carattere del tardo capitalismo e della borghesia tedesca che è «come i lupi» disse.
Dopo il Maggio parigino, il conflitto tra l’apparato dello Stato e il movimento antiautoritario, durante il dibattito sulle leggi d’emergenza, raggiunse il suo culmine che terminò con una nostra grave sconfìtta. Gli attivisti della Sds cominciarono allora a fare spettacolari occupazioni di istituti e università per nascondere la sconfìtta. Dapprima toccò all'Istituto di Jurgen Habermas nella Myliusstrasse. Il vandalismo si mantenne, all’inizio, entro limiti modesti. Ma la direzione dell’Università incalzava affinché si procedesse allo sgombero. Allora alcuni di noi si trasferirono nell'Istituto di Sociologia di Adomo. Anche lì intervenne la polizia; con un atto di miopia politica gli studenti avevano costretto la direzione, compreso Adorno, ad agire contro di loro. Nell’Istituto sgomberato, le cui pareti erano coperte di scritte con lo spray, si svolsero scene spettrali. Adorno stesso, chiese un barattolo di vernice spray. «In questo Krahl (da Hans-Jurgen Krahl) dimorano i lupi», fu il suo graffito.
Il 6 agosto 1969, improvvisamente, Adorno morì. Le sue lezioni erano state spesso disturbate nel semestre estivo. L’azione più nota fu il cosiddetto “attentato dei seni”, quando alcune studentesse, durante la lezione, sbalordirono Adorno mettendo a nudo la parte superiore del corpo. Ci furono anche atti di barbarie; però la leggenda secondo cui gli studenti sarebbero stati la causa della morte di Adorno, è priva di fondamento. In realtà Adorno fu vittima di un infarto provocato dal superlavoro e da dolorosi eventi di natura privata. Ai suoi funerali presero parte molti dei suoi studenti. Nelle parole di Krahl, pronunciate davanti alla tomba, si sentiva sia la grande ammirazione sia una critica che, peraltro, oggi — retrospettivamente - mi appare piuttosto astratta.
Rimase in noi comunque la sensazione di aver agito nei suoi confronti in modo sbagliato.

Da '68. Una storia aperta, Supplemento a “L'Espresso”, 25 gennaio 1988

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