Ieri a scuola è venuto a
trovarci il dottor Magnani per parlarci degli Egiziani. Cosa
ricordate? «Quando ci ha detto che lui non è un archeologo, è un
dottore in pensione, ma ha letto molti libri sugli egiziani e allora
è diventato un po' esperto». «Io ricordo le scene del film sugli
egiziani che ci ha fatto vedere. Ricordo i loro vestiti».
«A me non è piaciuto.
Io spero nella prossima volta, quando andremo al Museo archeologico
di Parma a vedere la sezione sugli egiziani». «Anche a me da grande
piacerebbe essere esperto di un argomento per andarlo a spiegare
nelle scuole ai bambini». «Io ci sono rimasto un po' male perché
Magnani ci aveva promesso che ci avrebbe truccato come le donne e gli
uomini egiziani e poi non c'è stato il tempo. Spero che ci
trucchiamo un'altra volta, se riesce a tornare nella nostra scuola».
Mi dite le cose che non
sapevate sugli egiziani che Magnani ci ha detto? «Io non sapevo che
“obelisco” vuol dire “spiedino” e “piramide” vuol dire
“torta di farina”». «A me è piaciuto quando ci ha insegnato a
disegnare l'Ank, cioè la chiave della vita. Perché io l'avevo già
vista ma non sapevo cosa era». «Ci ha spiegato che ogni faraone
aveva molte mogli, ma solo una poteva dargli degli eredi e per questo
si chiamava la Grande Sposa. Sul sussidiario questa cosa non c'era
scritta». «Io non sapevo che l'olio era usato come antinsetticida
per tenersi puliti e anche come crema solare per proteggersi dal
forte sole dell'Egitto».
Vi ricordate cosa sono
gli Ushapti? «Sì, sono quelle statuine che i faraoni si mettevano
vicini al sarcofago nelle loro tombe. Erano i servi per l'aldilà.
Così quando rinascevano dovevano fare meno fatica. Quando
rinascevano erano già serviti. Come dei signori». «Magnani ci ha
detto che gli Ushapti hanno sempre le mani incrociate e in mano
tengono un piccola zappa e un sacchettino con dentro del grano.
Perché questo voleva dire che avrebbero avuto sempre molto da
mangiare, cioè che sarebbero stati bene». Però non c'erano anche
degli Ushapti guerrieri? A me sembra di sì. «No, quelli non sono
Ushapti».
Ci sono altre cose che vi
hanno colpito? «Sì. Quando ha spiegato che gli scribi picchiavano
con un bastone gli allievi non attenti. Però non avevano tanti
allievi, perché potevano diventare scriba solo i figli degli scribi
o pochi altri, secondo me». «A me ha stupito quando ha spiegato che
nel sarcofago sono disegnati sempre occhi e una porticina per
consentire al morto di guardare e, uscendo, di rinascere». «A me ha
fatto impressione quando ha detto che gli egiziani tagliavano le mani
ai nemici per sapere quanti ne avevano uccisi».
“il manifesto”
GIOVEDÌ 11 APRILE 2013
Nessun commento:
Posta un commento