4.4.18

Italiano a scuola, si cambia? Le proposte della commissione creata dal ministero (Nadia Ferrigo)


TORINO
In un’epoca così complessa sta alla scuola il non banale compito di formare cittadini consapevoli. Nelle parole del linguista Tullio De Mauro vuol dire «dare a tutti la possibilità di ragionare sui dati di fatto, partecipando alle scelte collettive con la capacità di documentarsi su quelle scelte».
A vedere i risultati dell’ultimo rapporto sulle competenze degli adulti pubblicato dall’Ocse, nel nostro Paese di consapevolezza ce n’è assai poca: sette italiani su dieci non possiedono «il livello di competenze necessarie per interagire in modo efficace nel XXI secolo». Sono i cosiddetti «analfabeti funzionali». Insomma, saper leggere e far di conto non basta per comprendere un articolo di giornale, le clausole di un contratto di lavoro o un testo scientifico, calcolare gli interessi di un mutuo o interpretare nel modo giusto i termini di una polizza assicurativa.
Un’istantanea che fa così spavento da costringere a una profonda riflessione non su quel che è stato, ma su come cambiare quel che sarà.

Le criticità individuate
Nel documento orientativo per il compito scritto di italiano alle scuole medie si propone dunque di ripensare radicalmente il modo in cui insegniamo a scrivere ai nostri studenti. Redatte da una commissione creata lo scorso luglio dal Miur e coordinata da Luca Serianni, a lungo professore di Storia della lingua italiana alla Sapienza di Roma, le undici pagine del testo hanno l’ambizione di ampliare la didattica dell’italiano. Anche se il mandato era limitato all’esame di terza media, l’idea è che spostando un poco più in là il punto di arrivo si possa poi modificare l’intero percorso.
Due le principali necessità individuate. La prima è che accanto all’esercizio di scrittura, va quello di comprensione del testo. «Il testo letterario resta centrale, ma per imparare a porsi al mondo in modo critico e consapevole, potenziare il lessico e le strategie retoriche, bisogna allargare lo sguardo, per esempio agli articoli di giornale» spiega il professor Serianni. Che non vuol dire trasformare gli studenti in editorialisti, ma per esempio insegnare a riconoscere le strategie retoriche. «Gli studenti hanno un lettore obbligato, che è il professore. A scuola nessuno insegna ai ragazzi come catturare l’attenzione di chi legge - continua -. Ma così non avranno mai dimestichezza con gli stratagemmi che si usano per attirare la loro di attenzione, per esempio le interrogative didascaliche. Allenarsi a sviluppare e argomentare una tesi è vitale per la comprensione dei testi più complessi, ma anche per riconoscere e valutare un testo ben argomentato».
Secondo esercizio troppo a lungo trascurato, il riassunto. Spesso snobbato dalle medie e superiori perché considerato minore e di poca importanza, può invece essere cruciale per verificare la comprensione dei ragazzi. Nella scelta tra cosa conservare e cosa escludere si può valutare se i punti chiave sono stati compresi oppure no. Riassunti non solo di testi letterari, ma anche scientifici, divulgativi e articoli di giornale. Inoltre il testo immagina come reinventare le due tipologie di compito: le tracce narrative-descrittive e quelle argomentative.
Le prime possono essere presentate da una frase chiave, un’immagine, con indicazioni precise su contesto, scopo e destinatario. Indicazioni da non concepire come una limitazione della creatività, ma come strumenti per indirizzarla. Per le seconde, partendo da una tesi si dovranno sviluppare argomenti a favore e contro. Del resto, ricorda il testo «l’educazione all’argomentare, prepara all’esercizio di una cittadinanza consapevole».

Il documento gemello
Ad aprile uscirà anche il documento orientativo gemello sullo scritto d’italiano per le scuole superiori. La prova di maturità di italiano prevede infatti la redazione di un saggio breve a scelta tra diversi ambiti - letterario, scientifico, economico, politico, storico - da sviluppare seguendo una selezione di documenti. «Il testo su cui stiamo lavorando è destinato al ministero, che avrà l’insindacabile compito di scegliere le tracce che ritiene opportune - conclude Serianni -. Il nostro intento non è rivoluzionare il punto di arrivo del percorso. Ci sarà sempre un testo letterario, ma tra le nostra indicazioni ci sarà anche la proposta di rivedere il numero di stralci, documenti, citazioni e riflessioni date ad appoggio dello svolgimento. Lo studente cade nella tentazione di fare un collage, ma alla fine delle superiori deve dimostrare di aver imparato a ragionare con la propria testa».

La Stampa, 31 marzo 2018

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