9.5.18

Con gli occhi dell'infanzia. David Copperfield di Charles Dickens (Giorgio Manganelli)


Il gusto eroico della farsa, di cui Dickens aveva dato gran prova nel Pickwick, nascondeva un volto emotivo e patetico, anche orroroso e tragico. Se Dickens aveva la letizia dello sguardo infantile, di quello stesso sguardo aveva la improvvisa angoscia lo sgomento e soprattutto la capacità di far grandi le figure reali, di dar loro dimensioni di maschera, di caricatura, e anche di mostro grottesco. Nel Copperfield Dickens oggettivò e allontanò da sé le tristi memorie di una amarissima infanzia, e insieme si permise una descrizione della realtà a misura infantile, e pertanto grandissima, irripetibile in ogni sua parte, buffa e spaventevole. Si aggiunga che Dickens aveva anche il genio, ottocentesco e borghese, del melodramma: donde quella fortissima miscela di ilare e lacrimoso, quel sapore di falso e quel gusto del vero, che esasperano e affascinano. Prodigioso mimo, Dickens mostra con quanta onestà anche una infanzia sventurata, anche la descrizione di una morte di persona giovane, possano diventare entertaining, divertenti.

Da Cento libri, a cura di Cesare Garboli e Giorgio Manganelli, Archinto, 2002

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