A partire dall'età di
dieci anni, quando si recò per la prima volta al Louis-le-Grand, il
collegio dei gesuiti, con un precettore e un servo, come i giovani
inglesi andavano a Eton, Voltaire incominciò a gravitare verso
l’alta società.
A ventun anni ne era il
beniamino.
Possedeva tutti i titoli
per esservi ammesso, tranne il diritto di nascita. Il suo aspetto era
piacevolissimo; con quello sguardo burlesco, impertinente,
penetrante, con i vivacissimi occhi neri, la figuretta elegante,
vestita alla perfezione, senza una sola nota falsa, lo si sarebbe
detto una creatura di vetro soffiato.
La sua conversazione era
pari all’aspetto: spiritosa, impertinente, indiscreta, vivace,
elegante e fragile. Voltaire fu il più divertente conversatore da
salotto dei suoi tempi e l’intera storia non ne ricorda uno più
grande di lui. Duchi e duchesse, marescialli di Francia, ministri e
principi della famiglia reale, facevano tutti l’impossibile per
invitare l’impiegato del legale ai loro pranzi e nelle loro dimore
di campagna.
Solo la Chiesa sembrava
riluttante. Correva voce che l’impertinenza del giovane Arouet si
estendesse anche alle cose sacre. Il cardinale Fleury, che lo
conosceva e lo apprezzava, e i Padri del Louis-le-Grand, asserivano
addolorati che un giovane dalle capacità eccezionali si stava
guastando.
da Voltaire innamorato, Bompiani, 1959
Nessun commento:
Posta un commento