5.7.18

Maturità. Il mercato delle tesine (Giovanni Pacchiano)


Arrivano come sciami di cavallette, per gli orali della maturità, le cosiddette “tesine”. Obbligatorie. Possibilmente multidisciplinari. Il che comporta sforzi di acrobazia non indifferenti per mettere insieme un motivo letterario e uno scientifico evitando tematiche scontate. Ma non importa: nell’era del nominalismo, sta a cuore solo che ci si riempia la bocca con il vocabolo: tesine, cioè quasi tesi, piccole tesi. Come fossero il rituale di ingresso all’università. E peccato che, davanti alla commissione, la discussione della tesina debba mantenersi fra i 10 minuti e il quarto d’ora al massimo. Dieci minuti, che volete che siano? Il tempo di un caffè.
E peccato che in genere gli studenti, anche se coscienziosi, portino una copia della tesina solo il giorno della prima prova. Ma non sempre accade così: a volte la presentano al momento degli orali. Da chiedersi, poi, se e in che momento i commissari le predette tesine le leggano. Nell’intervallo fra scritti e orali? Devono correggere collegialmente gli scritti, diamine! O un tot al giorno, a seconda delle sequenze dei candidati, durante gli orali, nei caldi pomeriggi estivi, al posto della pennichella? O non sarà che tutt’al più le sfoglino? Le leggiucchino qua e là? Non escludo che i più solerti se le leggano con scrupolo sottraendo tempo a un doveroso riposo, ma ho molti dubbi che la percentuale degli zelanti sia alta. E peccato, infine (o fortuna, a seconda dei punti di vista), che, dato l’obbligo delle tesine, sulle bacheche on line si scateni ogni anno il mercato delle stesse.
Ovvio, se si agita il mercato vuole dire che la domanda c’è. Studenti universitari, laureati e professori, o semplicemente cultori di una materia, esperti e pseudo-esperti, offrono tesine a gogò. I prezzi: da 20 euro a 300 euro, a seconda della complessità del lavoro. Pagamento anticipato. E garanzia che il venditore non ceda la tesina anche a un altro studente della stessa classe, o magari della stessa scuola (si sa, le voci circolano). Perciò, la calda raccomandazione rivolta ai maturandi è che nella richiesta specifichino la classe e la scuola di provenienza. Per evitare un disagio ben peggiore di quello di due signore che arrivino a un party o avvenimento mondano o che altro con lo stesso identico vestito. Che obbrobrio, signora mia! Ma non basta: a volte le tesine, come i lasciti, si passano da parente a parente, o dall’amico che ha fatto la maturità l’anno prima all’amico che ora è di turno. Un’inchiesta del 2013 ipotizzava che il 40% degli studenti si servisse di tesine preconfezionate. Bella cifra.
Occorrerà tuttavia dire che, anche per i migliori, per quelli fra gli alunni che fanno da sé, magari con un aiutino o un aiutone da internet, dove, si sa, gli articoli sono sempre mostruosamente precisi e attendibili (magari!), il tempo dedicato alle tesine rischia di essere sprecato. C’è di meglio da fare a scuola per la formazione culturale e umana dello studente? Certo che c’è di meglio. E che sarà mai? Una cosa molto semplice: leggere, leggere, leggere. Il 18,5% dei maturandi di quest’anno ha scelto come tema il brano tratto dal Giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani. Scrittore immenso, a suo tempo stolidamente giudicato dalle neo-avanguardie come la Liala del 1963. Ho esultato vedendo comparire il suo nome a un esame di maturità. Nondimeno, mi chiedo quanto senso abbia scegliere un brano narrativo decontestualizzato dal suo insieme. Certo, il discorso sulle leggi razziali ben si prestava a uno svolgimento. Ma nel Giardino dei Finzi-Contini c’è molto altro: la malinconia di chi, passata la soglia dei quarant’anni, si volta indietro guardando al passato. Lo strazio per un amore non corrisposto. Le ombre dei morti. Una figura femminile affascinante e sfuggente, forse la più bella della letteratura italiana del secondo Novecento.
Quanti di questo 18,5% avevano già letto il romanzo? Non lo si saprà mai. Si sa, invece, che la lettura è la Cenerentola della scuola. Si sa che alla scuola media inferiore da anni è stato soppresso l’obbligo della lettura di un testo narrativo all’anno. E, in contrasto col parere espresso sul “Fatto” quotidiano del 15 giugno scorso dalla scrittrice Robin Stevens, che “gli adulti dovrebbero consigliare libri divertenti” ai ragazzi, i più gettonati risultavano puntualmente Arrivederci ragazzi, di Louis Malle, e L’amico ritrovato, di Fred Uhlman, magnifici romanzi drammatici che coinvolgevano i giovani studenti. Chi non legge alle medie finirà col non leggere anche al liceo, se non i testi canonici, sempre quelli, I promessi sposi (un capolavoro ma indigeribile prima dell’età adulta) e i soliti Verga e Svevo. Il mio augurio è che i docenti trasmettano ai ragazzi la loro passione, se ce l’hanno, per i libri, e che ne parlino in classe: altro che tesine.

Il Fatto 3 luglio 2018

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