3.9.18

L’Italia di Dickens nella lanterna magica (Beatrice Andreose)


Charles Dickens arriva a Venezia l’11 novembre del 1844 e cinque giorni dopo è a Verona. Nel libro Visioni italiane si legge: «Tante e tante volte ho pensato da allora a questo strano sogno sull'acqua, un po’ curioso di sapere se si trovi ancora lì e se il suo nome sia Venezia». Sulla città lagunare ad un amico il 12 novembre scrive: «Non c'è nulla di ciò che avrai sentito a proposito di Venezia che possa trasmettere la sua magnifica e stupenda realtà. Le immagini più fantastiche delle Mille e una notte non sono niente in confronto a Piazza di San Marco e le prime impressioni dell'interno della chiesa. La bellissima e meravigliosa realtà di Venezia va oltre la più stravagante fantasia di un sognatore. L'oppio non riuscirebbe a creare un posto come questo, e un posto così incantevole non potrebbe venire fuori neppure da una visione».
Allo scrittore l’Italia ed il suo paesaggio appaiono come immagini proiettate da una lanterna magica.
Non poteva dimenticarlo l’unico museo al mondo del Precinema, la Collezione Minici-Zotti che nella sua prestigiosa sede al piano alto del quattrocentesco Palazzo Angeli in Prato della Valle a Padova, in occasione del bicentenario della nascita del geniale scrittore inglese, propone fino al 23 giugno una mostra dedicata al viaggio in Italia che Dickens fece tra il 1844 ed il 1845.
L’Italia, con i suoi paesaggi, «un distillato del mondo» secondo Guido Piovene, due secoli prima suscitò meraviglia allo scrittore vittoriano che nel capitolo «Un sogno italiano» aggiungeva: «Viaggiavo ormai da alcuni giorni e non mi ero riposato che pochissimo, soltanto la notte. Le novità che mi erano passate davanti alla svelta, una dietro l’altra, tornavano ora in me come sogni appena abbozzati; e mentre proseguivo il viaggio per una strada solitaria, una folla di cose terribilmente confuse mi vagava nella mente. Accadeva ogni tanto che qualcuna di queste si arrestasse, per cosi dire, nel suo incessante migrare e mi desse modo di guardarla ferma, coglierla in piena chiarezza. Pochi momenti dopo si dissolveva come un'immagine proiettata dalla lanterna magica; e mentre in un tratto mi appariva del tutto chiara, in un altro sbiadita e in un altro ancora nascosta, ecco che una nuova visione, uno dei tanti luoghi veduti di recente, cominciava ad insorgere indugiando dietro di essa e apparendomi subito dopo». La mostra vuole fedelmente ricreare questo senso di meraviglia esponendo oltre 200 vetrini d’epoca per lanterna magica che riproducono paesaggi e persone così come li ammirò lo scrittore inglese. Nelle bacheche si potranno apprezzare l’intera collezione di vetrini che accompagnavano The Marley’s Ghost e The Chimes, i primi due racconti di Natale di Dickens, che saranno anche proiettati in dvd, riprodotti dai vetri originali per Lanterna Magica, nel piccolo teatrino del museo. «Dickens ha riservato le sue più belle pagine a Venezia - spiega Laura Minici Zotti direttrice del museo nonché abile lanternista - in mostra esporremo 14 vedute fotografiche con effetto giorno-notte che si potranno osservare attraverso il Megaletoscopio costruito dal fotografo Carlo Ponti (niente a che fare con la Loren), uno svizzero che abita a Venezia e nel 1864 impara da un fotografo il sistema per fare uno strumento che riproduce la tridimensionalità. Così si potranno ammirare il Canal Grande, il Palazzo Ducale ma anche la festa del Redentore esattamente come le ha viste Dickens nel suo soggiorno veneziano».
In esposizione, dunque, immagini dipinte su vetro e a movimento, suggestive dissolvenze che rappresentavano un’attrazione irresistibile per gli ingenui spettatori ottocenteschi. L’inizio di una nuova forma di rappresentazione, a metà strada tra spettacolo e narrazione, che pochi anni più tardi sfocerà nei film di Méliès e nel cinema dei fratelli Lumière. Il cineasta americano David W. Griffith per spiegare il fenomeno della dissolvenza incrociata che lui nei primi anni del ‘900 usava come segno di interpunzione per introdurre o concludere un flashback, per rassicurare i suoi produttori, amava ricordare che si trattava di procedimenti già usati da Dickens nei suoi romanzi. Che Dickens scrittore, giornalista e reporter di viaggio conoscesse ed usasse la lanterna magica per accompagnare quanto diceva con le immagini dei suoi racconti, è molto probabile. Ne è certa Minici Zotti che spiega. «Sono convinta che lo scrittore, che spesso leggeva i suoi libri in pubblico, accompagnasse le sue conferenze con le immagini che illustravano i suoi libri. Ho trovato on line un disegno che lo riprende mentre ha in mano una bacchetta che sembra seguire una immagine». Nell’unico racconto scritto in Italia nell’estate del 1844 (Le campane), Dickens scrive: «Per una o due settimane riesco a scrivere benissimo in un luogo ritirato e un giorno Londra mi rimette in sesto e mi fa ripartire. Ma la fatica e il lavoro di scrivere giorno dopo giorno senza quella lanterna magica sono immensi».
Ma ritorniamo alla mostra. In esposizione ci sono vetrini che illustrano altre città italiane tra cui Padova, Genova e Roma. Alcune immagini sono a colori e rigorosamente disegnate a mano, talmente splendide da far dire a Paolo Cherchi Usai che «hanno la fiammeggiante bellezza delle miniature medievali». Ben centoventi vetrini, rarissimi ed acquistati in Inghilterra ad un’asta, illustrano i libri dello scrittore inglese, in particolare i testi de La piccola Nell e suo nonno, realizzati dalla ditta inglese E.G.Wood, 2 Queen Street, Cheapside, London.
Altri trenta vetri colorati a mano di una perfezione pittorica notevole illustrano invece il racconto Le campane. Altrettanti, datati 1880, sono riservati al racconto Marlej’s Ghost, fotografie su vetro della ditta londinese York and Son. In esposizione, ancora, vetrini con incisioni di Oliver Twist, Little Nell, Circolo Pickwick, Martin Chuzzlewit.



alias il manifesto”, 4 aprile 2012

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